Viaggio

 

 

V.

 

Sono trascorse, penso, un paio d�ore omeghiane, e il mio sonno � svanito, forse a causa dell�ozio accumulato nell�astronave di Ydo e Munyani. Dalla finestra vedo, molto in distanza, il riflesso delle luci della citt� : l� avrei fatto volentieri due passi fuori, ma la campagna oscura e probabilmente assai fredda non mi incoraggia. E poi, dove andare ?

Non vedo altro che qualche sporadico riflettore di automobile in movimento e le luci fisse policrome del campo aviatorio. Il cielo nero, punteggiato d�argento, mi sembra ancora familiare, ma non vedo la Terra, o almeno non la indovino.

- Forse non so guardare dalla parte giusta, o non ho un orizzonte completo - rifletto, e mi soffermo su una cometa che non ho descritto, ma che � stata attraversata durante il viaggio d�arrivo : non capisco se stia nella posizione di cielo dell�alba, o in quella del tramonto.

Non so nemmeno che ore siano : ho trovato l�orologio indicatomi da Ydo, il quale possiede una lancetta soltanto e una corona di centootto minuscole tacche che si illuminano una alla volta. La lancetta non d� riferimenti chiari poich�, come in tanti orologi da noi, mancano i numeri scritti.

- Mi lever� con la luce - penso, e intanto ritorna il sonno.

Dopo qualche ora terrestre, mi sveglio ancora. Ruoto lentamente il pomello di un reostato fosforescente che regola l�intensit� luminosa delle mie stanze e l�ambiente si inonda di luce rosata, a imitazione della pi� tenue aurora. Gli omeghiani hanno il gusto delle luci colorate.

Sento rumori da basso, e decido di lavarmi e vestirmi.

- Chiss� che ore sono - penso e, una volta pronto, esco sul ballatoio e guardo gi�.

- Chi siete ? - chiedo. Risponde una voce femminile : � la squadra delle pulizie. Tipica : due donne sulla cinquantina, in tuta.

- Sapete che ore sono ? - Chiedo ancora.

Una delle due rimane ad armeggiare da basso, l�altra sale.

- Non siamo in ritardo - protesta - siamo arrivate puntualmente.

- Si...ma io non so leggere l�orologio - spiego.

La donna, che intanto � arrivata in cima, mi fissa un poco, poi emette uno squittio di sorpresa. Si sporge, rivolgendosi alla compagna.

- Mody, sali, c�� l�extraomeghiano !

Ora le donne mi stanno davanti : bonaccione per l�et�. Soprattutto Mody : capelli chiari, piccoletta e carnosa, maglione con petto procace, nonostante la tuta. Una quindicina d�anni fa sarebbe stata particolarmente il mio tipo.

- Queste donne - penso - hanno circa duecento anni di vita, ma non lo sanno. Om�ga, per loro, ha girato solo cinquanta volte intorno al proprio sole.

Alla radiovisione, ieri sera, hanno rappresentato il tuo arrivo - mi inforna Giully, la prima arrivata. - E� stato un servizio importante : lo manderanno in Om�ga, via radio.

- Non mi sono accorto delle riprese - informo - e nessuno me ne ha parlato...ma non importa...Insegnatemi, piuttosto, a leggere l�orologio.

Mody imprigiona il mio polso nelle sue mani, non senza che io ne risenta l�effetto fisico. Poi spiega ci� che avrei gi� dovuto sapere : le ore sono otto e i minuti centootto. L�ora uno comincia approssimativamente dove, negli orologi terrestri, sono indicate le sette.

- Ah, ecco perch� non capivo - penso - Allora sono ?...Chiedo infine.

- L�una e sessantaquattro - risponde Mody.

-  Allora le due... - penso ancora, poi mi correggo - No, Fra quarantaquattro minuti apre la mensa dell�erba, e fra circa novanta dovr� presentarmi al direttore di quella scuola, il quale sceglier� per me l�occupazione pi� idonea. Bene cos�...ho capito.

- Il sevizio di pulizia serve la scuola dell�erba e l�aeroporto insieme - precisa Mody - e inizia all�una e mezza.

- Avrei una curiosit� di donna - mi dice Giully, la quale, intanto, si era messa a riordinare sul letto - vorrei vedere qualcuno degli oggetti terrestri che certamente hai nella valigia.

- Non c�� gran roba - spiego - sulla Terra vivevo solo. Apro subito.

Giully prende lei stessa, a fatica, la valigia, e la depone sul tavolo.

- Pesa moltissimo. Spero non vi sia nulla di segreto - dice.

- No, niente di segreto.

La apro. La valigia � composta di due ripiani: nel primo, i soliti capi di biancheria, che lei guarda e tocca con curiosit�, ma senza grande interesse. Nel secondo due libri e alcune video e audiocassette, con qualche film, qualche documentario importante, brani di musica e voci di attori e animali

- In questa cassetta - spiego - � registrato il verso di alcuni uccelli terrestri...in quest�altra quello di alcuni mammiferi...

Spezzo un involucro di plastica e ne estraggo, con orgoglio, una scatola contenente la mia riserva di sigari toscani.

- Cosa sono ? - Chiede Mody, che non � pi� ridiscesa.

Ho trascurato completamente la nostra letteratura, poich� non ne sono un esperto, eccetto due libri di storia... - Ah, si chiamano �sigari� - dicendo queste parole mi soffermo a stupirmi su come mai, da quando sono salito sull�aeronave, e poi per tante ore, abbia dimenticato il mio fumo.

- A che servono ? . Insiste Mody.

- Sono sigaretti...servono a esser fumati...ho portato anche il vegetale fresco da trapiantare...

- Cosa vuol dire...servono a esser fumati ? - Chiede Giully.

Estraggo un sigaro dall�involucro di velina lucida che lo racchiude, ma devo allontanarlo dalle mie nari rapidamente, e con disgusto. Comprendo che deve trattarsi di una conseguenza del periodo di disintossicazione che sono stato obbligato a trascorrere nella mia cabina d�astronave. Mi accorgo che anche le due donne ne sono fortemente nauseate e turbate. Per scusarmi non mi rimane che gettare tutta quella robaccia entro l�inceneritore dei rifiuti.

- Non mi rendevo conto che da voi questi vizi sono ormai vinti da secoli - mi limito a dire.

Alla fine, mi lascio indurre a un gesto di fiducia e schiudo la serratura lampo della parte inferiore della mia valigia, quella che contiene il mio prezioso tesoro. Mentre sfilo mi chiedo se posso fidarmi, ma, mentre penso, il tesoro � alla luce.

L�attenzione delle donne si fissa ora su dodici lingotti d�oro da un chilo.

- Chiss� se faccio bene - mi chiedo ancora.

- E� oro ? - chiede Giully - a cosa ti serve ?

L�apprendimento automatico della lingua di Om�ga consente di riconoscere qualsiasi oggetto nella forma fonetica omeghiana che io, qui scrivendo, traduco.

- Ho pensato di portarmi dietro tutte le mie ricchezze - dico, sforzandomi di caricare la voce, come se scherzassi.

Giully conta i lingotti e ne bilancia uno : - Ecco perch� la valigia pesava tanto ! - commenta.

-  A quanto � dato l�oro, in Om�ga ? - chiedo ancora, con voce scherzosa.

- A quanto ?... - Giully sembra un poco stupita.

Penso che forse mi sono lasciato trascinare troppo dal fascino di quelle femmine, ma rifletto che non devo lasciarmi ingannare dalla loro apparente condizione di inservienti, e che non devo giudicarle ignoranti : hanno pur sempre centotrent� anni pi� di me.

- Intendo - insisto - quanto vale. Quanto denaro occorre per acquistarne un grammo.

- Non so... - balbetta Giully - potrei telefonare al mercato dei metalli.

- Puoi farlo ? La cosa, per me, sarebbe importante.

Ora penso che la quantit� d�oro che mi sono portato dietro non susciti meraviglia quanto a valore venale. Giully si avvicina al video-telefono integrato al computer della mia stanza, solleva la cornetta  e mormora semplicemente : - Palazzo dell�economia : mercato dei metalli.

E� troppo presto per trovar personale, sicch� risponde un computer, in automatico.

- Posso rispondere solo a domande precise - informa - Non tratto argomenti complessi : Hai necessit� di qualcosa ?

Chiedo alla donna di passarmi il ricevitore.

- Mi chiamo Mastr�Orlandino - dico con voce emozionata a mio dispetto - sono il terrestre arrivato ieri sera. Vorrei conoscere il prezzo dell�oro in Om�ga o, perlomeno, sapere quanto � valutato qui, su �Lontana�.

-  Oro naturale, o sintetico ?

-  Oro naturale.

-  Naturale...senz�altro !...Corrispondente a che ?

- Come sarebbe a dire ?...Corrispondente al denaro corrente !

-  A quale denaro ?

-  Ma, al denaro di Om�ga...ritengo abbiate moneta unificata.

-  Alle fiches ? - Riprende il computer - Mi spiace, ma non esiste corrispondenza. L�oro � scambiato unicamente con altri metalli. Comunque, se ne hai, sei fortunato, poich� � valutato bene : relativamente ai metalli del secondo gruppo...per un chilogrammo  possiamo darti 52 chili e mezzo di rame, oppure sette chili e duecento d�argento, dodici chilogrammi di nichelio, 750 grammi di platino...o 75 chilogrammi di piombo...Per quale lavoro ti serve ?

Ringrazio e richiudo il telefono, rassegnato.

Intuisco, concretamente, che il mio oro val meno della fatica necessaria a trascinarmelo dietro.

- E se volessi farne bracciali, e regalarveli ? - insisto ancora.

- Meglio brillanti - ridono le due.

Rinuncio a capire : evidentemente, su Om�ga, la comprensione psicologica del problema etico del lavoro, � diversa. Mi rendo comunque conto che i miei lingotti stanno prendendo la strada dei miei preziosissimi sigari. Ma, forse, Mody mi ha capito.

- Vale molto il tuo oro sulla Terra ? - mormora, poi cambia discorso. - Posso vedere i tuoi libri ? - Aggiunge.

Ho voluto portare agli omeghiani un piccolo campione documentale della vita del nostro tempo, e mostro i volumi alle donne. Mody li prende, ne osserva la copertina, ma poi, accorgendosi di non saper decifrare l�alfabeto latino, li passa a Giully, e ne consegue un aumento del buonumore del gruppo.

-  I volumi - spiego - si intitolano : STORIA DELLA PRIMA E DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE - I.  II.  - CAUSE E CONSEGUENZE.

Ormai, neanch� io posso pi� trattenermi.

 

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