RIGO  CAMERANO  E  LUX  BOLOGNA


LE  AVVENTURE  DELL'  ISPETTORE

VAN   ANGULL  FEDERICO






VAN  F.  ANGULL  E  LA  CASSETTA

DI  RE  GIOACCHINO


divertissement  giallo  - arancione  napoletano

 

 

 

D

Donna Mafalda Augusta di San Sebastiano al Vesuvio era distesa sulle coperte del proprio letto rifatto, protetta dalla sua migliore vestaglia colorata vivacemente; il balconcino della sua stanza era spalancato sul suo bel mare di Napoli, che lei comunque odorava, ma dalla sua posizione arretrata, non vedeva.

L' appartamento, al quinto piano di un palazzo ottocentesco ubicato nel corso Vittorio Emanuele II consentiva, dai propri balconi, una vista parziale, ma sufficiente, da Nord a Sud del Golfo, dal porto sino al Vesuvio e giù alla penisola sorrentina che, alla sua destra, lasciava intravvedere, col tempo buono, Capri.

Meno disponibile, da quel punto di vista, l' Occidente, che avrebbe consentito allo sguardo di spaziare verso Procida e Ischia.

 

 

Era quello un luminoso pomeriggio domenicale del mese zodiacale della bilancia, uno degli ultimi del semestre caldo, per l' esattezza il 7 di ottobre dell' anno 1999, verso le quattro del pomeriggio.

Accanto alla donna, anche lui sopra un letto, un cane color marrone chiaro, della piccola razza volpina, e ad un suo lato, entrambi sulla sinistra, in opposizione un po' agli infissi del balconcino, due prsone maschili, d' età' fra i sessanta e i settanta: un professore di scuola media, Vincenzo Aniello, presidente del Circolo "Amici di Re Gioacchino", ed il notaio Gaetano Pellicano', li' per una faccenda  della  quale diremo fra poco.

Per quei lettori che amano farsi accompagnare dalla loro immaginazione, diremo che il primo era un po' alto, magro e allampanato, il secondo piu' fagottello, sebbene non basso, entrambi grigi di testa.

Donna Mafalda, vedova di due mariti e di un amante italo - americano col quale aveva trascorso, si dice, un paio d' anni a New York, di famiglia faceva "Augusta" ed era d' origine, appunto, di San Sebastiano al Vesuvio.

Portata e Napoli bambinissima, all' inizio del secolo, aveva trascorso la sua giovinezza in quella stessa casa in cui si trovava adesso e nella quale, defunti i suoi genitori, esaurite le proprie avventure e sopraggiunte le sue vedovanze, era tornata per finirvi la vita. Purtroppo, nonostante i tre uomini, non aveva mai posseduto la gioia di un figlio proprio.

Da giovinetta, la lettura della "Storia del Reame di Napoli" di Pietro Colletta, una delle prime della sua adolescenza, l' aveva rapita al punto che, in età più avanzata, trovatasi sola e benestante grazie ai lasciti dei suoi uomini, aveva contribuito alla fondazione di un circolo popolar - culturale dedicato a conservare la memoria del napoleonico Gioacchino Murat, ex Re di Napoli.

I tre stavano adesso aspettando un ispettore di polizia, appunto il nostro Federico, che avrebbe dovuto di gia' esser presente. Una quarta persona, un' assistente volontaria della associazione di beneficenza "Le Aquile" stava in cucina a preparare un te' per quegli ospiti di riguardo.

- Prima di arrivare - stava raccontando il professor Aniello, con tono stupito - ho assistito a una scena incredibile: c' erano due che litigavano in modo incomprensibile ... si dicevano: - Ma tu chi sei ? ... Quando mai ? ...A chi ? .., Ripeti ! E altre frasi sconnesse di questo genere, cose che mi hanno costretto ad avvicinarmi nell' intento di capirci qualcosa.

- Ricordo -  osservò il notaio, che era il più anziano fra i due uomini - che ai tempi nostri un pubblico litigio avrebbe dato luogo a uno spettacolo molto diverso.

- Proprio cosi' - interferi' Donna Mafalda.

- Allora - continuo' Aniello - tutto sarebbe iniziato con un acutissimo grido di donna ... Aiuto, mi vuole accide !  ...

- E lui dietro col coltello in mano, aggiunse il notaio.

- E poi la raggiungeva, ma si fermava - prosegui' Donna Mafalda.

- In quel momento la gente si era già radunata ... popolo che capiva - preciso' Aniello - ... e cio' in qualche modo gia' tratteneva la mano dell' omicida ... Ed era in quel momento che si levava una voce dal pubblico, severa, che biasimava  ... - E tu pretendi, tornando a casa dopo vent' anni di carcere, che tua moglie possa esserti rimasta fedele ? ... In quel momento la mano dell' aspirante omicida diventava di pietra ... e la vittima, immobile anch' essa. E il maresciallo dei carabinieri, nel frattempo accorso, con lo sguardo vitreo, sospeso ... - E n' do sta l' amante ? gridava l' uomo ... e il popolo: - L' amante non c' e', e' fuggito, non torna più. E intanto arrivavano i figli ... - Papa', io so' geometra - diceva il maggiore.

E gli spettatori a ripetere: - E' geometra ! Ed alla fine tutti piangevano, maresciallo compreso, e la tempesta si disfaceva ... il pubblico aveva assistito, aveva contribuito ... oggi e' tutto diverso.

- Dipende in gran parte dal traffico - commento' il notaio - oggi non c' e' piu' spazio per tutto questo.

- Forse un Gioacchino avrebbe saputo fare qualcosa - penso' ad alta voce Aniello, e donna Mafalda  aggiunse con convinzione:

- Certo ... lui avrebbe ripristinato le carrozze.

In quel momento si udi' il rumore di una chiave muoversi nella toppa, mentre il cane, senza abbaiare, salto' dal letto per andarsene a scodinzolare intorno al nuovo arrivato, che aveva riconosciuto prima di vederlo.

Era arrivato van Angull Federico, ispettore di polizia, conosciuto in casa da lunghi anni come "guaglione" di donna Mafalda.

Gli e' che il padre di Federico, giunto in Napoli dall' Olanda verso la metà degli anni Cinquanta, alla guida di un camion proprio, pieno di pezzi di ricambio per automobili olandesi e tedesche, aveva trovato piu' conveniente limitarsi a lavorare soltanto per concessionari italiani, e poi per il privato, vecchio e nuovo, indifferentemente.

Era il tempo in cui Napoli era la citta' piu' vivibile del Mediterraneo, quando i chilogrammi di maccheroni e spaghetti distribuiti al popolo dal sindaco Lauro, procuravano ancora scansalo nazionale.

Innamorato di una donna del popolo, Johannes, cosi' si chiamava il padre di Federico, di religione evangelica, che aveva trasmesso al figlio, si sposo', ma purtroppo, una decina d' anni più tardi, gia' nato il suo unico figlioletto, mori' per incidente automobilistico.

In quello stesso periodo di tempo anche donna Mafalda perse il secondo marito (e ultimo uomo) e accadde che si prese in casa, per aiuto e compagnia, la madre di Federico, e vedova dell' olandese, quasi senza stipendio, ma col vivere garantito. E fu allora che la gia' anziana padrona di casa si innamoro' dell' infante treenne che sfruguliava nelle stanze e gli faceva dimenticare il dolore fondamentale che si portava dietro dal tempo del suo primo matrimonio.

Dalle due donne il bimbo era stato educato bene: era riuscito a terminare il liceo scientifico e aveva anche vinto un concorso in polizia grazie al quale aveva raggiunto il titolo di commissario. Alla fine Maria, madre di Federico, avendo ereditato l' appartamento dei genitori in San Giorgio la Molara, presso Benevento, si era allontanata, e donna Mafalda, che andava ormai sul vecchissimo, aveva trovato altre assistenti, stavolta pero' a pagamento e a ore.

L' appartamento proprio, piccole eredita' e cumuli di pensione provenienti dagli uomini della sua vita, tutti defunti, facevano di lei una benestante e di Federico un candidato alla proprieta', almeno parziale, dei suoi beni, che lui pero' non si era mai preoccupato di valutare.

Occorre ancora dire che, all' inizio degli anni  'Novanta, anche la madre del nostro mori' e che il ragazzo, ormai col pane assicurato, si allontano' ancora piu'. Mai pero' i contatti con la seconda madre andarono persi e donna Mafalda, che gia' a quel tempo aveva superato i novant' anni, telefonava ogni tanto al "figliolo" disturbando la sede operativa di polizia.

Quand' egli comparve, il viso di Mafalda si illumino' dello stesso sorriso che, a suo tempo, lei aveva donato al bambino piccolo. Stava il nostro sui trentacinque, jeans e maglietta a strisce, nulla che facesse pensare a un detective. Snello e sportivo, sugli uno e ottanta, l' unica caratteristica "straniera" gli proveniva dai capelli rossi, o "arancioni" come sottolineavano gli amici.

Ecco il mio figliolo - disse la donna ai suoi ospiti, mentre il cane continuava a scodinzolare. Poi aggiunse volgendosi a Federico: - Il presidente gia' lo conosci, e questo e' il notaio Pellicano'. Si tacque un istante e concluse: - Portami fuori al balcone e fammi vedere il mare per l' ultima volta.

- Eh ! ... per l' ultima volta ...

- Stai zitto, che io ho cent' anni !

Scese dal letto senza appoggio, strinse bene la cintura della vestaglia di seta gialla e azzurra che nascondeva una camicia da notte lunga, e prese il braccio del giovane.

Uscirono tutti, cane compreso. Il sole volgeva al tramonto, ma era ancora abbastanza alto e il poco riverbero consentiva allo sguardo di spaziare lontano. Sullo sfondo la penisola sorrentina, ma Capri non si vedeva.

 

Brueghel, marina di Napoli nella meta' del XVI secolo.

 

- Una mattina del 1809 - iniziò a dire donna Mafalda parlando ai soli figliolo e notaio, ritenendo che per il professor Aniello fossero cose note - Napoli si sveglio' e vide il golfo colmo di vele inglesi e borboniche provenienti dalla Sicilia ... centinaia e centinaia di navi da guerra ... e c' era Nelson, e tutti i meglio ammiragli inglesi e del  Re Borbone ... tutti pronti a bombardare Napoli. Contro di essi la flotta napoletana, con pochissime navi, ma sulla piu' bella lui, Gioacchino, aiutato dai cannoni della fortezza  e ammirato dal popolo sulla riva ... Tutto il giorno si combatte'  senza che alcuno fosse ferito, ed alla sera le navi inglesi scapparono seguite da quelle siciliane ed inseguite da quelle napoletane ... e non si fecero vedere piu' ... almeno finche' qui ci fu un tale Re ... Sospiro' infine respirando a pieni polmoni il suo mare lontano: - Conosco un solo colore  nel mondo, esclamo' - l' azzurro golfo di Napoli ... -

Infine comando': rientriamo ! E quando tutti furono nuovamente in camera, chiese che si richiudesse e si passasse in salotto.

Sovente il salotto "buono" dei napoletani, in assenza di ospiti e' chiuso a chiave; non cosi' quello di Donna Mafalda, che veniva pulito a fondo almeno una volta la settimana dalle inservienti di turno ed occupato spesso dalle assistenti sociali che vi si intrattenevano a conversare. Non era un salotto completamente antico, come forse ci si sarebbe potuti aspettare, ma cio' soltanto perche' alcuni pezzi erano stati sostituiti.

Dell' Ottocento rimanevano una vecchia cassapanca ancora piena di roba, una spinetta che Mafalda aveva usato da giovane, ma che adesso stonava, e alcuni quadri, fra i quali un Murat a cavallo, un volto del Colletta e una "Battaglia di Tolentino del 1815". Un divano grande e due poltrone, rinnovati e al centro un gran tavolo rettangolare con sei sedie, il tutto di relativamente recente acquisto.

Entrati, i presenti si disposero su tre lati del tavolo, presidente e notaio sui lati corti, donna Mafalda e Federico a capo tavola, entrambi su un solo lato.

Appena accomodati entro' una assistente recando un vassoio con un bricco, una coppa di biscotti piena, un piattino con un limone affettato, cucchiaini, forchettine e quattro tazze. Sorrise a tutti, verso' il te'  si allontano' senza parlare.

A donna Mafalda aveva dato mezza razione, non perche' cio' fosse stato prescritto dal medico, ma per non appesantirla, almeno cosi' lei pensava.

Disposti che furono tutti, Mafalda inizio' guardando Federico negli occhi.

- Le situazione e' grave - disse - stanotte ha abbaiato il cane !

- Che vuol dire ? - rimando' il figliastro.

- Vuol dire che stanotte qualcuno voleva entrare.

Federico rispose  - Uhmm - a bocca chiusa, riflettendo sul fatto che l' appartamento stava all' ultimo piano e aveva un unico ingresso.

- Avete udito muovere il chiavistello ?

- No, mi ha svegliato il cane.

Federico ripete' - Uhmm - e la parola passo' al presidente il quale, tacendo, ammiccò a donna Mafalda, e costei riprese il discorso continuando a rivolgersi al giovane.

- Un anno fa il presidente del nostro circolo ritirò per mio conto, dalla sede centrale della banca di Napoli,  ...  in Napoli ... un assegno di quattro milioni  proveniente da lasciti dei miei due vecchi mariti, e da un conto a New York ... contante ivi depositato ... - depose la tazza e senza difficolta' si levo' dalla sedia, pronto il notaio a levarsi a sua volta e ad offrirle un braccio.

Mafalda trasse di tasca una piccola chiave e chiese al figliolo di aprire la cassapanca.

- Scarica cio' che sta sulla destra e appoggia tutto sopra il divano.

Federico tolse quattro lenzuola e un paio di coperte e poi si ristette.

- Da questa parte si vede il fondo - disse.

- Ora, osserva la cassa da fuori, dal lato stretto ... vedi il sole e la luna in rilievo ? ... Premi il centro del sole e poi tira verso di te.

Federico esegui' e una tavoletta si sposto' verso il fuori evidenziando nell' interno un ripostiglio quadrato, di una trentina di centimetri di lato, profondo dodici, dal quale pote' estrarre una vecchia cassetta rettangolare, venti per dieci, chiusa a chiave, che depose sul tavolo.

- Questa cassetta e' autentica ... del secolo diciannovesimo... preciso' donna Mafalda rimettendosi a sedere, mentre il giovane riordinava la biancheria da letto e richiudeva.

- ... datata 1809 ... la data e' incisa a sbalzo ... e sono certa che provenga dalla reggia di Capodimonte  ... sembra meno antica perche' il colore e' stato rinfrescato ... Allora ... mi stai attento ?  sollecito'  Federico, che stava ancora mettendo a posto.

- Donna Mafalda ... Vi pare ?

- Bene ... Chiudi la cassapanca e vieni qua ... Questa cassetta, che io adesso apro con questa chiave ... contiene un assegno di quattro milioni di lire italiane ... quattro milioni ... ed una lettera firmata dal direttore della banca di Napoli ... in Napoli ... nella quale viene giustificato il conto degli interessi e della trasformazione della cifra ... il direttore e il notaio ne sono al corrente.

- E io cosa dovrei fare ? Chiese Federico.

- Aspetta ... Quando, fra non molto, saro' morta ... e me ne staro' qualche tempo nella bella Napoli di Gioacchino ... allora tutti gli iscritti del nostro circolo ...

- Che sono cinquantadue - interruppe il professore Aniello, storico e archeologo.

- Che sono cinquantadue - ripete' donna Mafalda - ... vorrei facessero una cerimonia festosa e ripartissero questa cifra in parti uguali.

- Quattro milioni di trenta o quaranta anni fa - penso' Federico - rivalutati ne fanno una cinquantina e forse piu'  - Poi disse forte: - Recuperata la svalutazione, ne faranno quasi un milione a testa - alla quale frase notaio e direttore si misero a ridere forte, imitati dalla vegliarda, che possedeva una bella dentatura artificiale.

- Ma no, no - corresse il notaio - i quattro milioni sono di gia' rivalutati  ... e immagino che potrebbe esserci anche una parte per voi.

L' ispettore fece un rapido calcolo mentale e valuto' la ripartizione a circa 75 mila lire a persona, egli stesso compreso, dopo di che sorrise e tipete':

- Io cosa dovrei fare ?

Si intromise il direttore Aniello.

- Donna Mafalda non si fida piu' a tenere in casa tanto denaro, per cui vi chiede di accettare la cassetta e conservarla fino al giorno della sua morte ... avvenuta la quale la riporteremo, insieme al notaio, e lui stabilira' la data ufficiale della cerimonia commemorativa ... -

Donna Mafalda pero' taglio' corto:

-Eccoti la cassetta - disse col miglior tono solenne che la sua eta' avrebbe potuto consentire: - che ti consegno dinanzi ai presenti testimoni, e della quale avrai cura ...

Il notaio interruppe senza parlare. Apri' la sua borsa e ne trasse un protocollo gia' compilato, che prese a leggere.

- Addi' sette ottobre 1999, sono convenuti davanti a me notaio Gaetano Pellicano' ... eccetera eccetera ... firmiamo qua.

Dopo che tutti ebbero firmato in due copie, che una sarebbe rimasta nella cassaforte dello stesso notaio, donna Mafalda consegno' al nostro ispettore una borsa di pelle che teneva gia' pronta vicino a se'.

- E' una borsa del mio secondo marito medico, larga sul fondo ... qui la cassetta entra bene.

- Non ci pensate, donna Mafalda - tranquillizzo' Federico - non la portero' in caserma ... per stanotte la terro' in casa e domattina la depositero' bene al sicuro nel cavo' di una banca segreta, molto fuori di Napoli. Luogo e numero saranno comunicati ai qui presenti professore e notaio a operazione conclusa.

- Benissimo - rispose Pellicano', e il professore avrebbe voluto approfittare del momento di pausa per illustrare il contenuto della sua ultima pubblicazione: "Gioacchino  e l' ideale napoletano dell' unita' d' Italia", quando il campanello della porta squillo': era la donna del turno pomeridiano venuta a dare il cambio all' assistente gia' in casa. La vegliarda si mosse verso la porta facendo cenno all' assistente presente di sparecchiare. I tre uomini ne approfittarono per uscire ed iniziarono a salutare.

Donna Mafalda pero' trattenne Federico sull' uscio.

- Abbi cura della cassetta e bada che ciascuno abbia il suo.

- Non dubitate, donna Mafalda.

- E ora vai !

E fu cosi' che Federico si trovo' in strada accanto alla sua vecchia Alfa 33, scassatissima quanto può convenirsi a un ispettore di polizia in Napoli, pero' con un motore per bene. Non vi sali', poiche' abitava nella stessa strada, e arrivo' a piedi nel suo piccolo appartamento "da singol", dal quale peraltro era quasi normalmente assente.

Un buon ispettore scapolo, infatti, mangia e dorme in caserma: glielo avevano detto dal primo giorno del suo servizio; ma ormai quella vita cominciava a pesargli e per indole non teneva molto al denaro. Una fidanzata comunque l' aveva e la chiamo' al telefono.

Dalla casa di lei gli dissero che sarebbe arrivata fra poco, insieme a una sua sorella.

Il giovane mise la borsa sul piano della credenza e comincio' a preparare una cena per tre: un uovo all' occhio di bue  a testa, cotto su una fetina di vitellone senz' osso, e qualche fetta di pomodoro affettato alla caprese, con mozzarella.

Di li' a poco le ragazze arrivarono, ma prima che i tre riuscissero a terminare la cena, il telefono squillo'. Era il commissariato.

- Il barone Klagenfurt si è sparato - si senti' dire.

- Che c' entro io ? Chiamassero i carabinieri di Saviano e l' ambulanza.

- Si', ma il barone ha sbagliato mira e la moglie ha chiesto personalmente di te. Lui tiene ancora la pistola in mano e la moglie e' terrorizzata ... e' lei che parla al telefono.

Federico rispose con un "va bene" formale e da buon funzionario si dispose a partire senza attendere oltre.

 

 

 

Per capire almeno un poco chi sia il barone Sigfrido da Klagenfurt e come c' entri nella nostra storia, occorre fare un passo indietro di un paio di settimane soltanto e rimanere in Napoli.

Chi fosse entrato, infatti, nella bottega del barbiere "Da Figaro" in piazza Mazzini, una domenica mattina si' e una no , avrebbe trovato il barone in compagnia di un gruppo ben definito di gentiluomini, conciateste compreso, che si davano appuntamento fisso per una spuntatina e una barba.

Erano tali persone, oltre al barone Klagenfurt nominato, ma ancora assente, l' ambasciatore Gennaro Costantinopolo , lo scrittore cinematografico Ciro Taruffo, entrambi napoletani, il bibliotecario Pierino Pierini,  originario marchigiano.

Per eta' erano abbastanza in scala, dal giovanissimo trentenne cinematografico, al piu' posato ambasciatore, all' anziano bibliotecario e all' ormai tramontante barone, sempre attivo e di buona testa, come vedremo fra poco.

Facevano corona a questo gruppetto, il barbiere, che chiameremo "Figaro", con il suo ragazzo apprendista.

La bottega era piccola, da due poltrone soltanto, una sola occupabile, che l' altra attendeva il secondo tonsore, che forse sarebbe stato atteso a lungo, in quanto "antieconomico".

Il motivo di quegli appuntamenti sistematici era giustificato dal fatto che quelle cinque persone, barbiere compreso, erano legate da un patto d' onore. Caduta un giorno la conversazione sul tema "Superenalotto", chi raccontando i propri sogni, chi teorizzando la smorfia, ognuno vantando la propria esperienza, giunsero all' accordo che chi avesse vinto avrebbe regalato gli altri quattro l' uno per cento della somma ottenuta.

Ciascuno vantava la propria parte: il barbiere avrebbe ricevuto il beneficio dal nonno morto, il cinematografico dalla traduzione in numeri del migliore fra i suoi soggetti; l' ambasciatore dalla sua devozione a San Gennaro, del quale portava il nome; il bibliotecario da una sestina che gli era giunta da Francesco Petrarca in persona, evocato, diceva, in seduta medianica; il barone Klagenfurt dai numeri cabalistici intorno ai  quali poi si dira'.

Iniziata la scena, alla poltrona stava il bibliotecario, occupato nella biblioteca universitaria della "Suor Orsola Benincasa". Professionalmente era molto stimato; capace, si diceva, di giudicare un libro senza leggerlo, ne' aprirlo ... - Mi e' sufficiente - usava dire - conoscere il nome dell' autore e quello della Casa Editrice, per sapere quanto valga cio' che vi e' dentro.

Avvolto nel suo lenzuolo, osservando la compagnia dallo specchio, si rivolse al giovane Ciro Taruffo.

Era costui commesso di Rinascente, dilettante di soggetti cinematografici che spediva a registi, presunti suoi amici, ricevendone incoraggiamenti per il futuro.

- Avete qualche nuovo soggetto da raccontarci ? - chiese il bibliotecario.

-  Ne sto iniziando due nuovi contemporaneamente ... li ho in testa, ma non vorrei anticiparli.

- Approfitta delle presenza di don Pierino - incoraggio' l' ambasciatore - che lui potra' dartene un giudizio preciso.

Era l' ambasciatore un imprenditore benestante che possedeva un banco di alimentarista nel mercato di Antignano, sovrastato da una vistosa insegna che recitava: GENNARO COSTANTINOPLO, AMBASCIATORE CASEARIO.  Si raccontava di lui che, proprio in virtu' di una identica scritta fatta stampare sulla fiancata della propria "Mercedes", di seconda mano, ma ben tenuta, un giorno scampo' a una multa uscendo sorridente dall' automobile, dicendo al vigile: - Ambasciator non pate pena - e il vigile ci casco'.

Anche il barbiere insistette.

- Signor Ciro, fateci pregustare i nuovi film in anteprima.

Il lettore non napoletano potra' notare, giudicando i nostri personaggi dall' eta' e dalla loro importanza sociale, come il titolo laicizzato di "don" sia superiore a quello di "signor", che puo' essere dato anche ai giovani quando siano a modo e bene vestiti. Il "don" non si da mai a sconosciuti, e puo' accadere che chi lo riceva troppo gratuitamente se ne dispiaccia. Per questo motivo, spesso anche il "dott." gli è ritenuto inferiore.  Supera il "don" soltanto il vero titolo nobiliare riconosciuto.

- Ho in mente due trame di grande effetto - inizio' Ciro in tono serioso - Il primo e' un film di catastrofe; il secondo e' intitolato "Susanna, la vergine di Cartagena".

- Sentiamo prima il film di catastrofe - propose Pierini.

- Si tratta di un' idea che mi e' venuta durante il lavoro, in un momento nel quale il mio reparto era vuoto ... Pensiamo alla citta' del Cairo, al deserto con le piramidi e la sfinge ... a un panorama grandioso ... pensiamo poi che la scena si sposti all' interno del palazzo del governo egiziano ... il presidente fa entrare il ministro per il turismo e gli dice: - Molti Paesi nel mondo minacciano la nostra superiorita' turistica: fate qualcosa affinche' essa si affermi definitivamente ...  Il ministro va, poi riflette: Che cosa non abbiamo noi che gli altri hanno ? ... Medita un po' e poi gli viene: la neve !

Cosi', fa venire dalla Germania un noto scienziato inventore del cannone skappnell a molecola fredda, che lui puo' puntare verso le nuvole provocando il raffreddamento delle medesime e la caduta della neve sopra il deserto.

- Si, per sciare sopra le dune - interruppe Pierini poco convinto.

- Ha ragione - si intromise il barbiere mentre con il rasoio ripuliva il collo del suo cliente - ... Si puo' salire sopra una duna e poi, giu' con la slitta.

- No, no, tronco' subito Ciro Taruffo - Siete fuori strada, non avete capito niente.

- Sentiamo - interruppe Pierini con tono sempre meno convinto.

- La vostra continuazione sarebbe degna di un film banale ... nel film invece, succede che lo scienziato sbaglia la formula e le nubi, invece di ammorbidirsi e produrre neve, congelano diventando pesanti, precipitando sulla citta' del Cairo e sul deserto.

- La grandine - penso' ad alta voce Pierini.

- Macche' grandine - protesto' Taruffo - ... una poderosa lastra di ghiaccio larga centinaia di chilometri e spessa uno, che piomba sulla citta' e sul deserto, provocando il caos ... senza alcuna possibilita' di salvezza ... con tutti i cammelli schiacciati, con morte per cittadini e turisti, con scena agghiacciante superiore alla conclusione della guerra di Troia ... Che ne dite ?

- Sentiamo Susanna - gelo' Pierini, mentre gli altri si tacitavano. Ma poi soggiunse: - Perche' Cartagena ? ... Sarebbe piu' esatto dire Cartagine.

- No, no, Cartagena, il covo dei pirati nell' isola della Tortuga.

- Allora siamo nel Maracaibo, nel diciasettesimo secolo.

- Si.

- E Susanna che fa ?

- Susanna e' rapita dal pirata cattivo, ed il pirata buono si batte in duello per liberarla.

- Vince ... e tutti vissero felici e contenti - concluse Pierini.

- No, e qui sta l' effetto ... vince il cattivo e lui la mette nel bottino e la regala all' intero equipaggio.

- Allora il pirata buono guarisce dalle gravi ferite, torna e la salva.

- No, lei scopa ... e qui sta l' effetto.

- Si dice "spazza" - preciso' Pierini - spazza le camerate dei pirati e rifa' i letti ...

- No, lei scopa veramente, nel senso fisico.

- Ma non e' vergine ?

- Che c' entra ? ... Si tratta di un film ... vergine e' per il  titolo.

- Ah, ma allora e' un film porno ! - concluse Pierini chiaramente contrariato - ... la trama di un film porno nessuno la compra ... lo spettatore non vuol perdere tempo in trame ... e poi, di quale vergine si sta cianciando ?

- Don Pierino ha ragione - concilio' l' ambasciatore - Ambienta il film veramente a Cartagine, come lui suggerisce.

- Certo, sarebbe meglio - intervenne Pierini  - ... la si potrebbe far rapire dal gran sacerdote di Moloch.

Si potrebbe fare - medito' Ciro Taruffo rispondendo in ritardo - la facciamo cristiana e vergine veramente.

- Nella Cartagine non cristiana ... la facciamo romana - perfeziono' Pierini - Ma allora non dovrebbe esserci il sacerdote di Moloch - corresse Pierini, che aveva gia' cominciato a perdere la pazienza.

- Lascia perdere Moloch e i cristiani - pacifico' l' ambasciatore, che da buon commerciante superava gli altri due per buon senso.

- Tu non dici Moloch ... dai a quelli che rapiscono la vergine un costume da cattivi, alla vergine un costume da buona ... e magari la fai cristiana ... - e diede a Pierini, attraverso lo specchio, uno sguardo d' intesa, come a dire: "cosa ne importa a noi, lascia fare" - Poi fai intervenire il "buono" e liberi la vergine dopo un sacco di botte e crolli.

- Cosi' andrebbe un po' meglio - concluse Pierini, ancora poco convinto - pero' devi stare attento all' eroe: non Ercole, non Maciste ... che cio' sarebbe antistorico ... ma Ursus !

- Ursus va bene, approvo' Ciro Taruffo - e gia' vedo la scena madre : lei nel tempio pagano, in procinto di essere sacrificata al dio cattivo ... Ursus e i suoi che accorrono in suo soccorso passando dall' interno della cloaca massima cartaginese ... uscendone all' ultimo istante.

- Ma no, no ! - urlo' quasi Pierini voltandosi bruscamente, a rischio dirimetterci un orecchio - ... non puoi fare uscire l' eroe dal buco del cesso ... sempre dall' alto ! Come Robin Hood, come Conan. Cosi' !

- Dai retta al bibliotecario, che il lavoro ti viene bene - commento' l' ambasciatore rivolto a Ciro.

- Va bene, va bene, si affrettò  a consentire costui. Poi riflettendo aggiunse: - Il tema puo' essere migliorato ... il gran sacerdote puo' innamorarsi della vergine ... e questo darebbe profondita' alla storia.

- Si', e ci mettiamo dentro anche il campanaro di Notre Dame - concluse Pierini ormai al limite della pazienza.

- No, perche' siamo a Cartagine e i templi pagani non avevano le campane.

Al che sopraffatto, il Pierini si tacque, mugugnando fra se': - "Questo film non s' ha da fare" - e questa frase gli fece venire in mente il boss della camorra  Alessandro Manzoni, nome che a sua volta richiamava quello del barone Sigfrido von Klagenfurt, che si diceva ne fosse amico.

- Il barone Klagenfurt non si vede ancora - mormoro', ma proprio in quella, evocato, il barone apparve.

 

* * *

 

Era costui il piu' anziano del gruppo, nato probabilmente nel 1921, poiche' nel 1939, finito appena il liceo a Vienna, era stato richiesto da Anton  Dohrn, allora direttore della Stazione Zoologica di Napoli, e amico del padre, un vecchio soldato austriaco, a svolgere un incarico da tecnico  in biologia marina.

In quel tempo non era ancora barone, ne' sarebbe mai potuto diventarlo se un paio di giorni prima del capodanno, proprio quando mancavano poche ore alla partenza del treno che avrebbe dovuto fargli attraversare il Brennero, non avesse ricevuto una telefonata da un amico di casa che gli raccomandava di non partire, considerato l' anschluss e la sua posizione religiosa.

Era infatti Sigfrido, di origine ebraica, ed a chiunque gli avesse chiesto il perche'  di quel suo nome, avrebbe risposto che nessuno in famiglia avrebbe mai saputo , sino a quel giorno, di essere nemico del popolo tedesco e della Germania.

A tale notizia il giovane, che abbondava di quella intelligenza pratica che viene notoriamente attribuita ai componenti della sua razza, decise di cavarsela con un colpo di furberia. Raccolto quanto poteva dei propri indumenti, e tutto il poco denaro che possedeva, chiese un biglietto per Vienna, ma discese a Bologna e torno' in Napoli il giorno stesso ... l' unica citta' in Europa ove avrebbe potuto trovare un appoggio.

Era stato, infatti, raccomandato dalla famiglia ad alcuni conoscenti ebrei napoletani, dai quali confidava, lui giovanissimo, sarebbe stato aiutato.

Trovo' infatti sostegno, nonostante i tempi fossero assai difficili anche per gli ebrei italiani. Fu fata una colletta, alla quale partecipo' la Sinagoga e, compiacente un cristiano, furono acquistati alcuni ettari di terra in quel di Ottaviano, che furono affidati a una famiglia bracciantile del posto, nella quale Sigfrido sarebbe dovuto comparire come un bracciante aggiunto. Gli fu detto di conservare i documenti originali, ma di non mostrarli; di rimanere sempre in campagna e mai farsi vedere in paese, nascondendosi in caso di indesiderate ispezioni.

A guerra finita, comunque fossero andate le cose, avrebbe potuto, cercare di rimpatriare.

In tal modo il giovane Sigfrido, bruno, robusto, un po' basso di statura, per quattro  anni rinforzo' il proprio fisico nei lavori agricoli, fino a che, liberato che fu dall' armata alleata, presentatosi in paese con un carisma da perseguitato, e fatti i soldi vendendo alla borsa nera una parte dei beni agricoli che produceva, riusci' ad aumentare gli ettari di campagna, liquido' il cristiano prestanome e divenne proprietario effettivo.

Dovette cio' anche al fatto di avere messo in cinta, e poi sposato in Comune qualche anno piu' tardi, Assuntina, figlia del proprio bracciante.

Fu cosi' che, un po' per i soldi che aveva saputo meritatamente guadagnare, un po' per il carisma che le autorita' locali gli riconoscevano, il popolo cominciò a nominarlo " baro' ", titolo che si rinforzo', una ventina d' anni piu' tardi, quando si scopri' che sua moglie Assuntina, cristiana battezzata e rimasta tale, era stata compagna di scuola, alle elementari, del boss camorrista Alessandro Manzoni, faccenda che  perfeziono' il suo titolo nonostante che egli, pubblicamente, se ne lagnasse.

Nel tempo nostro il barone Sigfrido, a settantotto anni, era ancora un uomo fisicamente valido cui la perdita della giovinezza e della maturita' non avevano tolto gran che; i suoi capelli da neri erano diventati bianchi e parlava ancora il tedesco meglio dell' italiano, nonostante fosse mai piu' tornato nella sua terra d' origine.

Non cosi' pero' il napoletano stretto, che lui adoperava in modo spontaneo meglio ancor del tedesco, mantenendo pero', occorre dirlo, la "erre" mitteleuropea, della quale in questa scrittura non  sara' tenuto conto.

Vestiva nella buona stagione, da quando aveva superato i sessanta, in abito monopetto, con la semplicita', ma anche con la decenza e il tono delle persone anziane che tengono ancora ad ottenere rispetto.

Quando entro' nel salone fu accolto da una serie di oh! di falsa ovazione che volevano soltanto sottolinearne il ritardo.

- Ancora nulla ? - gli chiese il barbiere.

- Ho fatto due, ma bisogna aspettare.

Nessuna, fra le sei persone presenti, compreso il garzone che pero' non partecipava alla societa', si sarebbe mai persa la giocata di un giorno, che normalmente era eseguita la mattina stessa della estrazione, il sabato o il mercoledi', o nella sera del giorno precedente.

- Quali numeri sono usciti ? - chiese ancora il barbiere, e il barone rispose:

- Il quattro e il trentuno.

Stava entrando adesso in poltrona l' ambasciatore, ma noi qui lasceremo il gruppo per riavanzare, nel prossimo capitolo, di due settimane ancora.

 

 

Quel primo pomeriggio domenicale del 7 ottobre 1999, il barone Sigfrido da Klagenfurt stava percorrendo in treno i pochi chilometri che lo separavano dalla Stazione Centrale di Napoli. Proveniva da Roma, anzi, per maggior precisione da Bologna, ove il sabato precedente aveva partecipato a un importante raduno di correligionari, dedicato al problema dei beni trattenuti nelle banche svizzere, appartenenti ai perseguitati scomparsi nell' olocausto.

Quella sera discorsi e conversazioni si erano protratti fino assai tardi dopo la cena, e il barone era rientrato in albergo verso l' una di notte.

Come lo vide, il portiere lo avviso' di una telefonata della propria moglie, la quale aveva da fargli una comunicazione importante, e che gli telefonasse a qualsiasi ora.

Il barone, stanchissimo, attese di essere disteso sul letto, e solo allora digito' il numero.

- Cosa e' accaduto ? - Chiese a bassa voce.

- Non lo sai ? Non hai acceso la televisione ? - La donna un po' gridava, un po' mormorava.

- Per favore, sono a pezzi, la riunione era importantissima ... c' era gente venuta apposta dagli Stati Uniti, dalla Francia e dall' Inghilterra ... sai che e' in atto una causa contro le banche svizzere ...

- La notizia che ti do io e' piu' importante ... - abbasso' di molto la voce come a voler trattenere un segreto segretissimo - ... Sono usciti ! ... sussurro'.

- Chi e' uscito ?

- I numeri cabalistici ... tutti e sei !

Il barone agghiaccio' al pensiero che l' attivita' di quel giorno gli aveva completamente tolto di mente l' incombenza della giocata. Era la prima volta che cio' accadeva da che il Superenalotto era stato istituito.

Sei proprio sicura ? Hai controllato bene ?

- Non sto facendo altro ... non ho cenato.

Accadeva abbastanza spesso che anche la moglie giocasse gli stessi numeri per conto proprio.

- La giocata c' e' ?- chiese il marito.

- La giocata c' e' ! - grido' lei di rimando.

- E quant' e' la vincita ?

- Trentasette ... trentasette miliardi di lire italiane - ma questo lo disse con voce che appena si udiva.

- Trentasette - penso' il barone - ... numero cabalistico universale ... l' unione del tre e del sette ... - e questa riflessione lo illuse un po'.

- Certo e' una belle cifra - rispose - ... ma non farne pubblicita'.

- Ho informato solo Valeria e Sam. Erano costoro i figli di quella coppia, la prima cattolica, l' altro giudeo, dai quali avevano avuto quattro nipoti, equamente distribuiti anch' essi nei campi numerico e religioso.

- Comunque, non fare nulla ... mandami Sam alla stazione, nel pomeriggio, verso le quindici e quaranta.

Il barone non guidava l' automobile e il figliolo avrebbe dovuto condurlo a Saviano.

- Stai pure tranquillo.

- Tu hai giocato ?

- Si, ho giocato anch' io.

- Bene ... - e al barone parve di sentirsi un po' sollevato, ma non ebbe l' animo di approfondire.

- Stai calma e aspetta ... buonanotte.

Il pensiero frullava, tuttavia alla fine la stanchezza lo vinse  si addormento'.

 

*  *  *

Lo Intercity da Roma arrivo' abbastanza in orario e lo spingi spingi dei passeggeri inizio' gia' da prima che le ruote fossero ferme e gli sportelloni si aprissero. Il barone comincio' a percorrere a piccolissimi passi il corridoio, inghiottito nel corpo di una folla avanzante che, arrivata sul marciapiede, ne trovo' un' altra in attesa.

Scorse subito il figlio Samuele, esponente del ramo ebraico della famiglia. Aveva gia' superato la cinquantina e mostrava un aspetto dissimile a quello del padre, ugualmente bruno, ma piu' alto e massiccio; aveva preso dal nonno materno.

Era accompagnato dalla propria figliola Iole, la piu' giovane nipote del barone.

Intravvisto il padre e il nonno , gli si affrettarono incontro e lo abbracciarono, tirando a se', Sam, la valigetta quarantott' ore che il genitore portava seco.

- Hai sentito ? Trentasette miliardi ! - Esclamo', mentre accostava la propria faccia a quella del padre. Trovandolo stranamente serioso attribui' la cosa a stanchezza. Quindi  soggiunse per rianimarlo: - C'e' una sorpresa per te ... ti aspettano oggi stesso da Figaro ... tutti !

-  Quali tutti ?

- Ma gli avventori della domenica ... e, come vedi, viene anche Iole.

Iole aveva ventidue anni, bellezza carnale in fiore, studentessa nella Orientale, assommava la compostezza apparente delle contadine campane (che durava non piu' di due o tre minuti) alla naturale vivacita' delle ragazze viennesi, delle quali portava il sangue.

Fermata la macchina a mezzo chilometro dalla barbieria (cosa normale in Napoli), quando i tre giunsero, il barone pote' vedere che, nell' unica vetrina di quel negozio, era stato posto in bella evidenza un cartoncino celeste sul quale, in bei caratteri neri a stampatello, era scritto: QUI SI FA LA BARBA AL BARONE KLAGENFURT.

Non se ne compiacque di molto, ed ancor meno quando, dopo avere timidamente aperta la porta  (nella maniglia della quale appariva la scritta: CHIUSO), fu accolto con una ovazione da stadio.

- Avevo chiesto di non dir nulla - penso', nascondendo una involontaria irritazione, ma poi si trovo' a sfoggiare il piu' largo sorriso di compiacimento che mai si sarebbe sognato di poter produrre.

C' erano tutti gli enalottisti gia' noti, meno il garzone, e in piu', ovviamente, la signorina Iole e suo padre.

Il primo a parlare fu il bibliotecario Pierini, che ando' incontro al barone con dignita' da anfitrione, anticipando Figaro e l' ambasciatore.

La baronessa ci ha informati di tutto - disse garbatamente, ma non senza enfasi - ... gran gentildonna ... abbiamo conversato con lei al telefono ... ed ha insistito perche' suo figlio ci liquidasse subito.

-In verita' - rispose il barone rivolgendosi a tutti - le giornate di ieri e di oggi sono state troppo faticose ... e non sono nemmeno riuscito a controllare i numeri.

- Per carita' - soccorse l' ambasciatore, e sbandiero' "Il Mattino" gia' predisposto alla pagina giusta: - Eccoli qua, tutti e sei ... non uno di meno ... ed ecco la prova della vincita ... "Uscito in Napoli un sei da trentasette miliardi e seicento milioni" ... e sono pubblicati anche i numeri cabalistici.

Il barone lesse, ripasso' numerose volte, poi penso': - allora e' vero ... Assuntina ha giocato  - e poi rivolto al figlio: - Tu hai portato gli assegni ?

- Quattro assegni da novantaquattro milioni l' uno, col patto del segreto assoluto.

- E chi ha firmato ? Non ti ha detto chi le ha dato il denaro ?

- Neh baro', non pazziamo - rise l' ambasciatore - coi vostri agganci ... trecentosettanta milioni sono quisquiccole.

- Il barone ha maniglie in campagna e in citta' - esclamo' con grand' enfasi il barbiere, lasciando intendere di conoscere molte altre cose ancora, ma il bibliotecario Pierini, sempre attento, lo interruppe e si rivolse al barone in tono basso e serioso.

- Vostra moglie ha fatto benissimo a liquidarci subito ... pensate alla chiacchiere che se ne sarebbero fatte, anche bonariamente ... ora invece tutto e' sotto controllo ... e non si badi agli sciocchi - Poi piu' forte esclamo': - Sciampagn, sciampagn ... ne abbiamo acquistate non piu' di due bottiglie per tutti ... meglio non dare nell' occhio.

- I dolcetti di pasta reale - aggiunse Iole - lo ho portati io, non piu' di due vassoi.

E Ciro Taruffo che, come talent scout cinematografico, le stava volentieri accanto, aggiunse: -All' occasione si confa' compostezza ... un ricevimento sommerso.

I bicchieri erano veri calici di cristallo, portati da casa dell' Ambasciatore, lavati e risciacquati in barbieria.

 

 

 

A questo punto pero' potremmo anche lasciare i nostri al rinfresco e riprendere il barone lungo la strada verso Saviano, paesino ridente dell' interland vesuviano, ov' egli era proprietario di una villetta a due piani, ubicata un po' fuori paese.

A bordo di una Lancia Delta vecchiotta, ma ben tenuta, Sam guidava con Iole al fianco e nonno Sigfrido dietro.

Il barone, come e' stato gia' scritto, non possedeva patente automobilistica e ormai vedeva Napoli solo una volta ogni due settimane, servendosi della strada ferrata locale.

- La barbieria e' per me una distrazione - diceva - e infatti la verita' era che a Saviano aveva poca compagnia e si annoiava.

Chi ha dato alla mamma il denaro da distribuire cosi' munificamente e tanto in fretta ? - Chiese, rivolgendosi al figlio. Ma la risposta non fu incoraggiante.

- Stamane, in casa vostra, c' erano alcune persone importanti, che lei ti dira' - rispose Sam - A me ha dato niente ... salvo il versamento di una caparra da un miliardo di lire per una villa ottocentesca in via Manzoni.

- Caparra da un miliardo ? - Il barone, non ancora completamente rassicurato, comincio' a sudar freddo.

- E un' altra per zia Valeria - aggiunse Iole.

- E chi ha dato i soldi alla mamma ? Lo Stato non paga prima di due o tre mesi.

- Sempre quelle persone importanti - ripete' Sam, e il barone zitti', rapito in un vortice di pensieri contrastanti, aspettative di timori e gioie, speranze ed oscuri presentimenti.

- Se Assuntina ha vinto, penso', io faro' un pellegrinaggio a Gerusalemme e me ne staro' un giorno davanti al muro del pianto - ma nemmeno questo pensiero lo consolava.

Quando fermarono davanti casa e scesero, videro Assuntina in attesa sul balcone alto. Cullava in braccio un bel mazzo di rose rosse che lancio' sul marito appena lo vide a tiro.

Il barone lo prese al volo, ma si punse sul naso.

- Avresti potuto cavarmi un occhio - vocio', ma la moglie non gli bado'.

- Oggi tutto, oggi tutto - ... e cosi' ripetendo richiuse le imposta per discendere in fretta.

Aperto il portoncino si getto' fra le braccia del coniuge.

- Bravo il mio uomo ... - e poi al figlio e alla nipote: - Salite ! - Ma Sam, che ci teneva a ritornare a Napoli prima del buio, si limito' a un cenno di saluto, imitato da Iole. Capovolse la direzione e riparti'.

Risaliti che furono, il barone si schermi' un poco dalle smancerie della propria moglie, la spinse in salotto, depose la valigetta quarant' otto ore e sedette.

Siccome Assuntina voleva a ogni costo accomodarsi nella stessa poltrona di lui, fu costretto a respingerla e a gridarle un comando:

- Mettiti li', siediti e ascolta ... non fare la pazza.

- Ascolto, ma stasera faro' la pazza.

- Zitta un momento ! - E qui assunse un tono severo - Ti avevo detto di non far nulla prima del mio arrivo ... cos' e' questa storia del rinfresco, della caparra per le ville settecentesche ... e non so quant' altre diavolerie hai combinato.

Assuntina si ricompose, torno' mentalmente ai suoi settant' anni suonati, si levo' in piedi, prese due bicchieri da una vetrinetta, insieme a una bottiglia di amaro dolciastro dal buffet, riempi' sino a due terzi, e dopo averne offerta una dose al suo uomo, si distese comodamente sulla poltrona che fronteggiava la sua.

- Ti spiego - inizio' - stamattina alle sette ...  dico alle sette ... ha squillato il telefono ... : Pronto ? Sento dire ... Parlo con la baronessa Klagenfurt ? Sono Costantinopolo, l' ambasciatore caseario ... vi ricordate di me ? ... Non aggiungo altro... Sam e Valeria, ieri sera, i numeri li avevano letti prima che uscissero alla televisione ... e mi hanno chiesto entrambi la stessa cosa; una villa del Settecento ... non per loro, naturalmente, ma per i nostri nipoti.

- E gia' ... che baroni saremmo senza una villa del Settecento ? ... Ma poi, come hai fatto a trovare i soldi ?

- Non ho finito ... sempre ieri sera, subito dopo, indovina chi si fa vivo ? ... Alessandro Manzoni in persona ... Assunti', mi dice: sono usciti i numeri della Cabala ... li avete giocati ?

- Alessandro Manzoni - riflette' ad alta voce il barone - che ne sapeva lui dei numeri cabalistici ? ... Va beh ... vai avanti.

- Che potevo rispondere ? - Prosegui' Assuntina - dissi di si, che li avevamo giocati ... allora lui disse che se il fatto si fosse saputo non avremmo avuto piu' pace.

Respiro', bevve un sorso di amaro dolciastro e prosegui'.

- Io risposi che il problema non era urgente e che i soldi, nel caso, li avremmo ottenuti entro qualche mese, ma lui spiego' che proprio li' covava il pericolo e che non c' era tempo da perdere ... Metti che qualcuno di questi banditelli non organizzati cominci a pretendere denaro ... tu che fai ? Ti rivolgi a me ? O ti rivolgi alla polizia ? ... Intanto non hai pagato e passi dalla parte del torto ... Invece tu, tranquilla, li prendi in contropiede ... ti impegni con noi e non ti tocchera' piu' nessuno ... di quanti soldi avresti bisogno ?

- Io feci il conto - prosegui' - e calcolai: Trecentosettanta alla compagnia del barbiere, piu' mille e mille le ville ... piu' mille a Manzoni per la protezione e il silenzio a vita ...

-  E l' interesse sul prestito ? - Interruppe il barone - E' qui che bisogna stare attenti, specialmente riguardo ai tempi di restituzione.

- No, Alessandro e' stato preciso ... mille anche li' a forfait, senza tasso  senza limite di tempo sulla restituzione.

- Sicche' - concluse il barone calcolando mentalmente - sarebbero in tutto quattro miliardi, piu' 370 milioni e sei ... e poi, come hai fatto ?

- Stamattina alle dieci, presenti Sam e Valeria, sono arrivate tre persone: una Alessandro Manzoni, un' altra un rappresentante dell' Immobiliare che cura le ville del Settecento ... l' ultima il direttore di una finanziaria privata.

-  O' strozzino - interruppe il barone.

-  Che garanti' l' autenticita' di tutti i passaggi. Furono compilati quattro assegni da mille milioni l' uno, che furono consegnati subito ... piu' altri quattro da novantaquattro milioni che Sam prese e porto' la mattina stessa in barbieria, ove poi fu organizzato il rinfresco che sai.

-  Tutto sommato - concluse con un sospiro liberatorio il barone - ti sei portata saggiamente - abbiamo perso, diciamo, cinque miliardi puliti, ma avremmo potuto anche vincerne trentadue invece che trentasette ... - e finalmente libero' la propria allegria, trattenuta dal dubbio di tante ore.

- Ora hai il permesso di accomodarti sulla poltrona con me ... e tante coccole.

-  Abbiamo speso quattro miliardi e mezzo in meno di un' ora - rideva Assuntina.

- E tu non hai fatto un poco di cresta ? Non hai imbrogliato ?

- No, nemmeno una lira ... - e ridevano entrambi.

Fu la donna, comunque, a smettere per prima.

- Non e' finita - disse - bisogna ancora pensare alla consegna della ricevuta delle giocate.

Il barone fulmineamente gelo'. Si rese conto che la sicura allegria della moglie lo aveva contaminato.

-  Hai detto di avere giocato anche tu ? - chiese in tono sommesso.

-  Si' ma i miei numeri scemi non sono usciti ... e rideva.

Il barone barcollo', piego' la testa su un fianco e rimase inebetito a occhi aperti.

- Che  hai ? ... Che hai ? ... La gioia si domina ... sii uomo, tirati su' ... - e corse alla bottiglia dell' amaro dolciastro.

- Assunti' ... io sabato non ho giocato !

- A questo punto gelo' anche lei.

_ Ma che dici ? ... Tu non hai mai mancato una giocata !

- Mi dicesti che avevi giocato anche tu ... - ma il barone all' improvviso ebbe un ripensamento: - E allora, chi ha vinto ? ... I numeri sono uciti a Napoli, e ottener due sestine uguali, indipendenti ... eppoi in una stessa citta' ... e' cosa matematicamente impossibile ... quindi tu hai giocato e hai vinto - qui Sigfrido si mise a gridare - ... e facevi scena ... di' subito che sei gia' pronta a scappare con il tuo amante !

-  Quale amante ? Disgraziato !

-  Alessandro Manzoni ... come altrimenti avrebbe potuto saperne dei numeri cabalistici ?

Assuntina si mise a piangere, e avrebbe voluto graffiare l' uomo che le stava davanti, ma all' improvviso ammutoli' e perse le forze. Il barone, a sua volta, realizzando di avere gridato a vanvera, preso da compassione si adopero' a rianimarla.

Tornata in se' la donna, nella stanza si realizzo' una situazione di assoluto silenzio e calma.

-  Prova a telefonare a Manzoni - disse il barone dopo qualche minuto - e fai annullare tutti gli assegni.

Assuntina si riprese e raggiunse il telefono che li', nel salotto, era adattato su un tavolino a mezzo metro da lei. Lentamente digito' un numero: la segreteria telefonica possedeva un sistema di "viva voce".

- E' difficilissimo trovarlo - mormoro'.

Invece Manzoni rispose subito, sebbene non immediatamente in prima persona. La donna racconto' l' accaduto con voce che denunciava la grande emozione del momento.

Altrettanto umanamente rispose il boss, che era persona sensibile e in quel momento quasi piangeva.

-  Anche tu credi alla leggenda del camorrista ? ... Ma lo sai chi veramente sono io ? Un prestanome ... Chi domina incontrastata e' l' usura ... e adesso i soldi sono usciti da li'... vedi, non posso nemmeno condonarti il mio credito, perche' dopo cio' che mi dici, io quei soldi li vedro' mai.

-Ma le ville ? - si fece sentire il barone, dalla poltrona.

-  Le ville lo stesso ... gli assegni sono stati pagati dagli strozzini, verso i quali io sono un semplice cece, e loro la macina.

Terminata la litania, Assuntina depose il ricevitore, chino' il capo e continuo' a singhiozzare.

Il primo a riprendersi e a realizzare la gravita' della situazione fu il barone.

- Assunti', ho fatto male a suggerirti di telefonare ... Ora Manzoni sara' costretto a restituire l' assegno da mille ricevuto  stamane, e a riferire subito tutto ... Siamo in pericolo di vita, e forse abbiamo solo stanotte per cavarcela in qualche modo.

-  Telefoniamo a Sam ...

-  No, per carita' ... sarebbe il caos ... aspetta .. - Tiro' a se' l' agendina telefonica, che si trovava a portata di mano e cerco' un nome: - Ecco, fai questo numero ... E' il commissariato di Napoli ... chiedi dell' ispettore olandese ... inventa qualcosa ... di' che mi sono sparato e che ho bisogno di lui ... ma che venga subito.

Assuntina comincio' a digitare, e cosi' facendo collego' la nostra storia alla parte finale del primo capitolo.

 

     

 

Federico van Angull aveva investigato parecchio intorno ai baroni Klagenfurt dacche' un pentito aveva riferito di vecchie storie legate alla loro presunta amicizia con Alessandro Manzoni; denari riciclati r commandos della camorra alloggiati nella sua casa; fatti che poi, all' inquirente, erano risultati inesatti insieme alla inattendibilità dei referenti.

Spesso i pentiti, anche quando sono sinceri, raccontano di cose solo sentite dire, ovvero si portano dietro la "vox populi" la quale, com' e' ben noto, non sempre e' attendibile e spesso e' interessata.

In realta' l' indagine aveva condotto Federico alla stima del nostro, stima che poi si era rivelata reciproca in grazia dei modi urbani e della simpatia che, per propria natura e nonostante il mestiere, il ragazzo riusciva a ispirare anche durante il servizio.

Il nostro arrivo' verso le ventidue e trenta ed entrando trovo' il barone in poltrona.

-  Cosa e' successo ? Vi siete sparato ... o vi hanno sparato ? ... Vi vedo bello.

-  Bello ? ... Ahime' ... - e racconto' tutto per filo e per segno, non trascurando la riunione di Bologna.

- Cosa dobbiamo fare ? - domando' alla fine.

- Avete fatto bene a chiamarmi - rispose Federico - che la situazione mi sembra grave ... intanto ... accendetemi il televideo.

La famiglia Klagenfurt possedeva due apparecchi televisivi : uno in cucina, un altro in camera da letto. Andarono tutti i  cucina; Assuntina accese e posiziono' il video sulla pagina del Superenalotto.

-  Ecco, vedete ? - disse Federico - i numeri sono quelli ... un vincitore comunque c' e' ... e cio' significa che quando domattina, o comunque lunedi', un commissario degli usurai si presentera' dal barbiere a chiedere la restituzione dei quattro assegni, ognuno pensera' che la richiesta sia pretestuosa e riterra' voi stessi le menti dell' imbroglio.

-  La nominata da camorrista la tiene gia' - commento' la moglie.

-  E' colpa tua ... non litighiamo adesso - rispose il marito, ma Federico prosegui' come se non avesse udito.

-  E siccome e' gente onesta, si rivolgera' alla magistratura ... e da qui gli usurai ne avranno il primo scontento.

-  E il secondo scontento ? - chiese il barone.

-  Quello verra' dalla caparra per le due ville settecentesche ... ammesso che non si tratti di un bidone ... per cui non e' certo che le medesime saranno restituite.

-  Signore ! - esclamo' Assuntina,

-   ... Pertanto, anche ammettendo che gli usurai non pretendano altri interessi e si accontentino della restituzione, la caparra rimarrebbe scoperta di un credito minimo di 370 milioni e passa - sospiro' - ... ma poi non e' cosi' - aggiunse - poiche' il fatto che ci sia un vero vincitore sconosciuto complica tutto ... Potrebbero non credere alla vostra versione.

-  E non si potra' trovare il vero vincitore ? - esclamo' il barone.

-  Si', ma ci vorra' tempo ... una somma cosi' elevata sara' protetta, e non e' detto che il fortunato si affrettera' a consegnare la schedina  vincente.

-  E allora ? - chiese il barone.

-   Allora ... potrebbero sequestrarvi in casa vostra ... anche subito ... e costringervi a vuotare i vostri risparmi, compresi quelli dei vostri figli e degli altri parenti ... Quanto denaro avete in banca ?

-  Gia' lo sapete ... depositati centoventi milioni ... sul conto corrente meno di dieci ... tutti nella sola banca di Roma, sede centrale napoletana ... altre banche non ne conosciamo ...

-  Il barone levo' gli occhi al cielo, mosse il capo e il torace un paio di volte indietro e in avanti come a significare "quanta pazienza ci vuole a vivere" e concluse: - Intanto, stanotte, che si fa ?

-  Dovreste allontanarvi da casa senza por tempo ... io penso di potervi aiutare.

-  Ho viaggiato tutto il giorno, e non guido la macchina ... dove andremmo ?

-  Se veramente siamo in pericolo, ascoltiamo l' ispettore - disse Assuntina rivolta al marito, e poi, rivolgendosi a Federico - in casa non teniamo denaro ... per principio ... non piu' di cinquantamila lire nel como' ... tu, Sigfrido, quante ne tieni ?

- Una venticinquina, avanzate da Bologna.

- Va bene, fatevi una valigia veloce e fidatevi di me.

E fu cosi' che Federico fece accomodare  i coniugi Klagenfurt, poco, prima di mezzanotte, nella propria non comodissima Alfa 33, e verso l' una raggiunse il proprio appartamento nel corso, non molto distante, come sappiamo, dall' abitazione di donna Mafalda.

- Risolveremo tutto entro stanotte - mormoro' facendoli entrare.

Li porto' in cucina ove, sul piano della credenza, in bella esposizione, troneggiava la borsa che conteneva la ottocentesca cassetta affidata a Federico da donna Mafalda di San Sebastiano al Vesuvio.

-  Stanotte dormirete qui ... posso offrirvi un paio di letti separati ... e domattina alle otto potro' ordinare un taxi che vi portera' a San Giorgio la Molara in provincia di Benevento ... Li' possiedo un appartamento mobiliato, vuoto, che era gia' di mia madre e nel quale abitammo per qualche tempo, dopo avere lasciato Napoli. Potrete alloggiarvi per qualche giorno, poi metteremmo in moto il commissariato e vedremo.

Chiese se avessero mangiato, ma avuta assicurazione che non ne avessero voglia, si accinse a lasciarli.

- Domattina staro' in caserma fino all' una, poi partiro' e arrivero' forse un paio d' ore dopo di voi; andremo insieme alla banca di Ancona in San Giorgio e li' trasferirete il vostro conto corrente di Napoli. Portate con voi la borsa che qui vedete, e che mi consegnerete all' arrivo. Avrete certo una tessera di credito.

- L' abbiamo - rispose Assuntina.

-  Conoscete il numero del nostro centralino. All' occorrenza chiedete di me.

Cosi' l' ispettore van Angull se ne ando' soddisfatto dell' opera buona che stava compiendo.

 

* * *

Verso il mezzogiorno di quello stesso lunedi'  il telefono di lavoro dell' ispettore Federico van Angull squillo' e ne usci' la voce concitata di donna Assuntina, baronessa di Klagenfurt.

-  Ispetto', una disgrazia.

- Cosa e' accaduto - chiese senza molta partecipazione - Si e' sparato vostro marito ?

-  No, peggio.

-  Dite ...

O taxi ... nella strada scampagnata verso San Giorgio ... un carro agricolo lo ha toccato ... siamo precipitati nella scarpata ... l' automobile si e' incendiata ... siamo vivi per miracolo.

-  Siete tutti vivi ? ... Siete feriti ?

-  No, grazie a Dio, ... pero' che disgrazia ... tutti i bagagli distrutti ...

-  E la borsa ?

-  Aspettate ... vi passo mio marito.

Il barone sembrava meno emozionato, sebbene parlasse con voce triste.

-  Tutto e' andato abbruciato ... completamente incenerito ... ma non datevi pensiero ... sono a disposizione per qualsiasi risarcimento.

All' ispettore parve  strano che Klagenfurt parlasse di risarcimento, nella situazione in cui si trovava.

-  Non e' solo questione di soldi ... purtroppo la borsa conteneva una cassetta che giustificava un lascito notarile che avrebbe dovuto essere restituito ... ma non potete capire ... - concluse con manifesta irritazione l' ispettore.

-  Dell' incidente e' stata fatta denuncia ai carabinieri di San Giorgio la Molara, accorsi sul posto - spiego' il barone - La distruzione puo' essere legalmente giustificata.

-  Com' era il carro agricolo ?

- Era grosso ... e con quegli spunzoni laterali, che si vedono male e raddoppiano quasi la carreggiata ... siamo stati toccati con quelli.

-  Comunque, parto subito, sto venendo da voi.

Terminata la conversazione, Federico compose il numero dell' azienda di taxi e chiese del direttore.

Sono l' ispettore van Angull. Ho saputo che il taxi prenotato da me e' andato a fuoco nei pressi di San Giorgio la Molara ... mi hanno anche riferito che nessuno si e' fatto male.

-  Modestamente, commissa', la nostra azienda tiene i migliori guidatori di Napoli.

- E' gia' rientrato il conducente ?

Ricevuta risposta affermativa, l' interessato fu chiamato al ricevitore e comincio' a raccontare.

- Ci siamo fermati fermi in curva per una perdita d' olio, e io ho detto ... giu' tutti, giu' tutti ... proprio in quella, all' improvviso, un carro agricolo da mietitura, enorme ... senza bandiere d' ingombro ... senza scorta ... abbiamo fatto appena in tempo a scostarci ... ho gridato: Fermatevi ! ma il carro ha proseguito ugualmente ... ha toccato l' automobile e l' ha scaraventata dalla scarpata ... le fiamme ...

- E la cassetta dove stava ?

-  Non ne so di cassette ... io non frugo entro i bagagli dei clienti.

-  E i carabinieri erano gia' li', o sono intervenuti poi ?

-  Sono stati chiamati da me.

- E chi spense l' incendio ?

- Si spense da solo ... i carabinieri avvisarono i pompieri di San Marco dei Cavoti, ma quando quelli arrivarono era tutto finito ... della macchina rimangono solo le lamiere annerite.

- E il carro agricolo, che fece ?  Presto' soccorso ?

-  No, l' ho gia detto ... fuggi' velocissimamente.

-  E i carabinieri, che fecero ?

-  Ci accompagnarono alla casa che il barone ci indico' e ci dissero che avrebbero svolto indagini e che saremo stati richiamati per il verbale. Poi mi feci venire a prendere da uno dei nostri taxi ... accompagnammo il barone alla banca di Ancona ... abbiate pazienza, sono arrivato da due o tre minuti.

-  Va bene cosi' - concluse Federico - e richiuse.

Federico si mise in moto subito e verso le quattordici era gia' nella stazione dei carabinieri in via piane in San Giorgio. Fu accolto dal comandante maresciallo Gaudenzio Tiraboschi, che per lui fu costretto a interrompere il pranzo.

- Il verbale dev' essere ancora compitato ... oggi e' gia' molto che nessuno sia dovuto andare all' ospedale ... comunque prendero' nota di cio' che direte e lo alleghero'.

Udito che al commissario interessavano i risultati delle indagini sull' incidente, e che fosse messo in evidenza che nell' interno del bagagliaio bruciato si trovava una cassetta originale dell' Ottocento contenente un assegno di quattro milioni di lire italiane, si mise al computer e comincio' a scrivere:

"Addi' lunedi' 8 ottobre 1999, alle ore 14, 25, si presenta in questa sede tale van Angull Federico, commissario della pubblica sicurezza di Napoli, eccetera eccetera  ... il quale afferma essere possessore di una cassetta contente un assegno di quattro milioni di lire italiane, depositata nel bagagliaio del taxi ... eccetera ... occupato dal barone Sigfrido von Klagenfurt e consorte ... oltre al guidatore ... distrutta dal fuoco nell' incidente descritto nel verbale in compimento".

Firma e timbro.

Esaurita l' incombenza e salutato il maresciallo, Federico se ne usci' di umore pari alla oscura giornata che stava vivendo, e per scaricarsi si avvio' a piedi verso la base della salita  che, dalla palazzina della fedelissima, conduce al centro, ovvero al cucuzzolo del colle . Dopo circa quattrocento metri si fermo'. Aveva raggiunto il proprio appartamento, ovvero quello che al momento ospitava i baroni Klagenfurt.

Con sua sorpresa lo accolse un' atmosfera, se non proprio festosa, perlomeno manifestamente disinvolta; sul tavolo di cucina trovo', oltre a una bottiglia avviata di spumante e un calice vuoto pronto per lui, anche una grossa fetta di pastiera di riso, dolce tipico del luogo, che donna Assuntina si era affrettata ad acquistare.

-  Siete arrivato a buon punto - lo accolse il barone - Stiamo festeggiando lo scampato pericolo ... e abbiamo anche messo da parte qualcosa per voi.

Si allontano', entro' in un' altra stanza e ritorno' con una mazzetta da mille, moneta nuova fascettata in banca, e un assegno.

-  Sono cento biglietti - disse - per il disturbo fuori servizio.

Federico accetto' senza discutere, considerando meritato il premio e che cio' non costituisse corruzione.  Intanto arrivo' Assuntina, con una mezza zuppiera di pastasciutta, cotta al momento.

-  Il sugo al vasetto - si scuso' - ma non si poteva fare di piu'.

-  Cosi' Federico pranzo' benino, saluto' e alla fine se ne ando' abbastanza rimesso anche nel morale, considerando che la giornata, in fondo, non si stava concludendo in modo completamente negativo.

 

* * *

 

Il giorno dopo, martedi' nove ottobre, Federico acquisto' al mercato delle pulci in Napoli, un'altra cassetta con chiave, grande quanto quelle che solitamente si usano per i set di scacchi.

Siccome era di coscienza, si preoccupo' di sapere se la reazione degli usurai camorristi fosse iniziata. Passo' davanti la barbieria di piazza Mazzini e vide ancora, nella vetrina, il grande biglietto azzurro che recitava: QUI SI FA LA BARBA AL BARONE KLAGENFURT.

Entro' e ordino' una spuntatina, e mentre lo servivano chiese: - Chi e' il barone Klagenfurt che avete nominato in vetrina ?

Il barbiere lo guardo' con la stupefazione che si riserva  alle persone troppo ignoranti

- Fra i massimi della nobilta' germanica - rispose con convinzione - ... il Gotham.

- Sigfriden von Klagenfurten - preciso' uno fra gli avventori, che non era pero' fra quelli che conosciamo.

-  Grande barone - prosegui' il barbiere - uomo misterico ... evocatore ... cultore di Nostradamus ... grande barone.

Assodato che ancora la camorra non si era mossa, Federico torno' nel suo ufficio in caserma.

-  Ha telefonato una signorina per te ... ma non era la tua fidanzata - gli disse in tono scherzoso uno dei suoi colleghi ... - ha lasciato il suo numero.

Passo' un biglietto che Federico riconobbe immediatamente.

-  E' donna Mafalda - penso' - Chissa' cosa vuole. - Riflette' che se si fosse trattato di allarme grave avrebbe telefonato un altro. Comunque compose subito il numero.

-  Donna Mafalda ! -  esclamo' appena udita la voce - Cosa e' accaduto ? Siete in pericolo ? Devo venire ?

-  No, stai tranquillo, ho molta compagnia ... piuttosto, ho pensato ... Perche' attendere la morte senza far niente ? ... Cosi' ne ho parlato al notaio ed ora ne parlo a te.

-  Dite.

-   Domenica prossima, alle ore tredici e trenta, alla "Villa Marinella" a Posillipo, sono stati invitati tutti i cinquantadue soci del circolo "Amici di Re Gioacchino", compresi naturalmente il notaio, il presidente, e te e la tua guagliona che ancora non mi hai presentato ... Hai conservato bene la cassetta ?

-  Federico si tacque un istante, poi si riprese.

-  Avete fatto benissimo a risolvere tutto con un pranzo, ottima idea.

-  Taci tu guaglione ... non dare giudizio sui grandi.

Questa sgridata era segno di benevolenza, e Federico che lo sapeva, rispose:

-  Va bene  - ... e torno' a garantire la sua presenza.

Alla fine, salutando con molto garbo, riaccosto' il ricevitore alla sua base e prosegui' nella sua interminabile routine.

 

          

 

Nel pomeriggio di mercoledi' 10 ottobre, dopo avere trascorso la mattinata in casa e a riposo, Federico realizzo' che non avrebbe potuto presentarsi al pranzo ufficiale dei gioachimiti laici (autodefiniti cosi' per distinguersi dai gioachimiti religiosi seguaci dell' eremita Gioacchino da Fiore) con una banale cassetta da scacchi.

- Mi costi pure centomila lire - penso' - andro' da un antiquario e vi mettero' dentro un assegno da quattro milioni e la dichiarazione di smarrimento della stazione carabinieri di San Giorgio ... non ci faro' una gran figura, ma l' importante sara' che l' assegno sia restituito per intero ... e per il resto ... raccontero' di come da quel disastro si salvarono tutti ... Peccato non poter invitare anche i barone Klagenfurt.

Non piu' di mezz' ora piu' tardi Federico stava trattando con un negoziante antiquario l' acquisto di una cassetta originale datata dell' Ottocento.

L' antiquario ne aveva alcune del Settecento, altre del primo Novecento, di varie dimensioni. Ne presento' una bella, a 250 mila lire.

- Ne vorrei una del primo  Ottocento, anche meno bella, purche' datata - preciso' Federico.

L' antiquario scomparve ingoiato da una scala in discesa, mentre un commesso sorridente e muto gli si accostava. L' antiquario ricomparve abbastanza presto recando una cassetta color terra di Siena bruciata, con datazione rilevata a sbalzo, pero' approssimativa.

Questa e' meno bella, pero' e' datata ... vedete qua ... e fece leggere ... 13 giugno 1799.

-  Non e' dell' Ottocento.

-  Solo per sei mesi - e il negoziante si rivolse al commesso - Com' e' che non teniamo cassette dell' Ottocento ?

-  Vanno di piu', so' finite.

- Procurane qualcuna ... cerca ... - dopo di che il commerciante emise un grande sospiro e aggiunse, rivolto al nostro: - Posso scontarla a centosessanta, per voi.

Federico tiro', e dopo un poco di discussione riusci' a ottenerla per centocinquanta mila lire, non un soldo di meno.

Risolta questa incombenza, Federico passo' il resto della settimana ad occuparsi dell' affare Klagenfurt, per il quale aveva ricevuto disposizione a seguitare.

Torno' cosi', spesso, a visitare la vetrina di "Figaro", nella quale continuava a campeggiare la scritta in omaggio al nostro barone,

Si reco' anche a San Giorgio la Molara a seguire le indagini sullo scontro e l' abbruciamento, ma non riusci' a ottenere altro che una dichiarazione del tipo "Si presenta e afferma esserci stata una cassetta" . Non ... "Era tra i passeggeri e portava  una cassetta con se'".

Quanto al barone, dopo un paio di giorni se ne torno' a Saviano di sua iniziativa e senza avvisare; giustificandosi col dire: - Se devo morire, muoio a casa mia ... sono il barone Klagenfurt e non temo.

Ed anche la moglie lo sosteneva, ripetendo frasi consimili.

Federico se ne torno' da San Giorgio scontento, e in quella settimana mangio' e bevve poco, accomodando lo stomaco per il buon pranzo che lo attendeva.

 

* * *

 

La domenica del 14 ottobre il tempo era soleggiato, ma fresco, per i venti del Nord. Iniziava l' ultima settimana del mese zodiacale "Bilancia" e scomparivano quindi gli ultimi giorni del semestre caldo.

Federico, per se', non avrebbe tenuto molto a quel pranzo, se non vi fosse stato obbligato. Comunque si era messo in completo leggero di giacca, camicia e cravatta, tutto in tinta marrone acceso, che s' intonava al colore dei suoi capelli. Stonava soltanto una borsa, rimediata e logora che, purtroppo, non si sarebbe potuto esimere dal portare. Lo accompagnava la fidanzata, che abbiamo gia' conosciuto, e che intendeva presentare a donna Mafalda.

Era costei Beatrice, fanciulla di 25 o 27 anni, di famiglia modesta, bruna, volto rotondo partenopeo, un metro e sessantacinque, bene incarnato, impiegata amministrativa in un grande magazzino. Per l' occasione indossava un vestito azzurro, con in testa un nastro dello stesso colore. Di carattere estroverso e naturalmente allegro, Federico non dubitava che a donna Mafalda sarebbe piaciuta.

Per l' occasione era stata scelta Villa Marinella, sul colle di Posillipo, e la comitiva degli invitati era stata disposta in una vasta e accogliente sala, che costituiva pero' soltanto una parte dello spazio totale riservato ai ricevimenti.

 

 

Quando i fidanzati arrivarono i partecipanti c' erano gia' quasi tutti , disposti nel tavolo grande, visibile in foto; in piu' una dozzina di persone su due tavoli della sala adiacente, porta spalancata, a portata di voce.

Donna Mafalda arrivo' ultima, accompagnata al braccio da una infermiera, ma con passo sicuro; accanto a lei il presidente, professor Vincenzo Aniello, cultore, come sappiamo, di storia patria napoletana.

Applaudita con fervore da tutti, sorrise istintivamente a bocca chiusa. Volle subito abbracciare Beatrice, che non aveva mai visto prima.

-  Bella guagliona - disse, guardando Federico, e poi a lei: - Statti vicino a me.

L' ordine della tavola principale, almeno riguardo alla presidenza, era stato gia' predisposto nel modo seguente: al centro del lato lungo del tavolo, donna Mafalda, alla sua destra Beatrice, e poi Federico; alla sua sinistra il notaio, poi il presidente e, ancora oltre, l' infrmiera accompagnatrice.

Beatrice, dal proprio canto, soddisfaceva bene alle aspettative della centenaria; le donne napoletane, per loro natura, propendono verso due aspetti estremi: sono molto allegre, o salici piangenti, a volte le due cose confuse in una sola persona. Beatrice apparteneva al primo tipo, con pochi cedimenti verso il secondo.

Inizio' il pranzo, che non staremo a descrivere, ed alla fine il professor Aniello prese la parola.

- Non sono qui - esordi' - per parlarvi di storia, ne' per leggervi alcunche' dei miei scritti - (allegri applausi) - ... Come sapete, questa non e' una riunione qualsiasi, ed e' per tale motivo che siete stati tutti convocati ad invito ... - Improvvisamente assunse un tono grave.

-  Questa riunione non si sarebbe dovuta fare oggi. Si sarebbe dovuta fare ... "dopo" ... e sapete cosa intendo dire con cio' ... La si fa invece  per volonta' precisa di donna Mafalda Augusta, nostra illustre presidentessa - (applausi ) - la quale, attraverso questa occasione ha voluto anticiparci lo stesso piacere  che ci avrebbe donato attraverso il suo testamento ... Cio' che adesso diro' sara' percio' da ritenersi indiscutibile.

Assunse un tono solenne: - Ognuno di voi avra' diritto a una parte del bene comune che donna Mafalda ci lascia: ... non a famiglia ... non a nucleo ... ma "a testa d' iscritto" ... e cio' perche' donna Mafalda, nostra illustre presidentessa, sta donando del proprio ... extra cassa - (mormorio d' approvazione)  - ... Ora do la parola al dottore Gaetano Pellicano', notaio in Napoli, il quale vi illustrera' i passi tecnici - (applausi formali) ...

Il notaio inizio':

Per favore, un po' di silenzio, poiche' devo dir cose molto importanti - ... (silenzio d' attenzione) ... La signora Mafalda Augusta di San Sebastiano al Vesuvio, avendo raggiunto in buona salute la considerevole eta' di cent' anni - ... (applausi moderati) ... - ha voluto oggi, nell' occasione del presente raduno e suo compleanno, rendere pubblica lettura del suo testamento - (applausi sinceri) - il cui beneficio e' stato diviso , come ha teste' riferito il presidente Aniello - e qui calco' la voce - per espressa volonta' di donna Mafalda "a testa d' iscritto" ... piu' alcune parti aggiunte a discrezione della beneficiante ... intendo alle associazioni d' assistenza e alle infermiere volontarie ... - Pausa, e brusio del pubblico.

Si levo' Aniello a chiedere il silenzio, e il notaio prosegui':

-  Pur non essendo questa l' occasione ufficiale dell' apertura del testamento, cosa che vi sara' annunciata a tempo debito con lettera notarile ...

- Sempre a testa d' iscritto - fece udire la voce ridanciana di Federico, ma il notaio non apprezzo' l' umorismo e gli rispose con una occhiata seccata.

-  Posso anticiparvi comunque adesso che il beneficio pro capite proveniente dal lascito ammonta a ... - (solenzio assoluto) ...

- A settantacinque mila lire  - mormoro' allegramente Federico all' orecchio della fidanzata.

- Ad oltre centotrentacinque milioni a testa - (applausi scroscianti e voci).

A questa frase Federico stupi', ma senza afferrarne immediatamente il meccanismo.

-  Sospettavo che ci dovesse essere qualche altro lascito - mormoro' a Beatrice.

Il notaio protendeva le braccia in avanti, a palme aperte e dita larghe, ad implorare il silenzio.

 Per favore ... - e quando il silenzio fu ristabilito aggiunse: - Abbiamo affidato la protezione dell' assegno ad uno dei nostri migliori commissari napoletani di pubblica sicurezza, l' ispettore van ...

- Dite l' ispettore Federico - intervenne donna Mafalda che gli stava accanto, ed il notaio modifico' al volo.

- L' ispettore Federico - al che, al nostro, il poco vino bevuto smise subito di fare effetto.

Si levo' in piedi e la folla comincio' a ribadire:  ... as - se - gno, as - se - gno.

Federico estrasse allora la nuova cassetta dalla borsa, ne tiro' fuori l' assegno rimediato nei giorni precedenti e si porto' entro lo spazio di tavolo compreso tra donna Mafalda e il notaio.  Anche il presidente Aniello si sposto' e gli si mise alle spalle.

- Ho solo un assegno di quattro milioni di lire - si fece uscire di bocca.

- Non avete letto la lettera ? - lo interruppe il notaio - l' assegno e' pro forma ... la banca vi ha poi aggiunto la rivalutazione e i lasciti in oro e gioielli, valutati in moneta americana ... depositati e monetizzati nella Emigrant Savings Bank di New York, il tutto equivalente a quattro milioni di dollari, pari, al cambio, ad otto miliardi di lire circa.

Federico trasecolo', trasse ancora dalla cassetta la dichiarazione dei carabinieri  di San Giorgio la Molara e la mostro'.

- L' auto e' precipitata - biscico' - e la cassetta e' bruciata, con tutto il suo contenuto.

Il presidente, alle spalle, allungo' una mano.

-  Madonna mia ! -  si lascio' sfuggire - Che assegno e' questo ? Leggo: Banca popolare di Ancona.

Intanto, qualcuno dai tavoli esterni aveva cominciato ad avvicinarsi. Il notaio dette una occhiata all' assegno, un' altra al verbale dei carabinieri, poi si rivolse a Federico:

- Figliolo, avresti dovuto informarmi in tempo - Poi guardo' Aniello in modo interrogativo, ma severo:

-  Non creiamo allarmismi - osservo' deciso - ... un' altra copia della lettera sta nella cassaforte del mio studio: il commissario ha perso la lettera per malasorte;  ... c' e' una dichiarazione dei carabinieri ... si puo' capire ... - Avvicino' il volto a quello di donna Mafalda:

-  Domattina sara' tutto chiarito, ve ne do assicurazione - gli disse.

Donna Mafalda, che mai avrebbe dubitato del suo pupillo, sorrise discretamente. Il notaio levo' il capo e si rivolse al cappannello che si era formato accanto al tavolo.

-  E' tutto regolare - concluse - ... un bell' applauso per il commissario !

Qualcuno applaudi' freddamente e Federico si senti' un poco sollevato.

 Donna Mafalda gli si rivolse.

- Che ne e' stato della cassetta di re Gioacchino ? - chiese.

-  ... stamane ho cambiato cassetta ... ne ho voluto acquistare una piu' bella ... originale e datata anche questa ... Guardate bene.

La centenaria che, avanzando l' eta', aveva naturalmente corretto i difetti alla vista e ci vedeva meglio che a settant' anni, preferi' tuttavia non sforzarsi e passo' la cassetta al presidente Aniello.

- Dice che e' datata ... guardate un po ' ?

Il professore rigiro' la cassetta fra le mani : - L' antichita' e' l' autenticita' si riconoscono - disse - e' molto rozza, lo sbalzo e' approssimativo ... - ma qui la sua voce muto' e il suo volto assunse un aspetto atterrito:

- Donna Mafa' ... disgrazia - quasi grido' - ... La nuova cassetta reca la data  13 giugno 1799.

Ricordiamo al lettore che in tale data l' esercito borbonico della Santa Fede entro' in Napoli dopo avere sconfitto i repubblicani partenopei.

- Disgrazia Mafa' ... E' una cassetta di Ruffo !

 

         

 

Facciamo un passo indietro e chiediamoci cosa veramente accadde, appena trascorsa la mezzanotte del sette  ottobre, nell' appartamento napoletano dell' ispettore van Angull , provvsoriamente occupato dalla coppia dei baroni Klagenfurt.

Appena Federico se ne fu andato ed ebbe imprudentemente lasciati soli in cucina i due coniugi, il barone, un po' per ozio, un po' per scaricare le grandi emozioni delle precedenti ventiquattr' ore, si avvicino' alla borsa da medico che l' ispettore gli aveva raccomandato, e per aprire la quale, come ben ricordiamo, non era necessaria una chiave.

-  Cos' ha detto che ci si deve fare con questa borsa ? - chiese alla moglie che, fuori di vista, accanto ad uno dei due letti separati, si stava spogliando.

Dentro c' e' una cassetta che dobbiamo portare alla banca popolare di Ancona, in San Giorgio la Molara, per farla depositare li' ... Invece noi dobbiamo far trasferire il nostro conto che sta gia' nella banca di Roma.  Cosi' ci ha detto.-

-  Van Angull ha ragionato giusto - esclamo' il barone; il primo luogo nel quale indagheranno sara' la banca di Roma ...

Frugando, fece venire alla luce la vecchia cassetta di donna Mafalda, la quale, ben custodita nel fondo segreto della cassapanca, non aveva bisogno di protezione alcuna.

- Vediamo qua - bofonchio' curiosando sul contenuto, che si mise a svolgere lentamente - ... un assegno da quattro milioni intestato alla banca di Napoli ... non mi risolve ... ma vediamo la lettera ... la busta non e' nemmeno leccata ... si tratta di una comunicazione diretta al dottor Gaetano Pellicano' notaio .., nella quale c' è scritto che l' assegno allegato, datato 1965, e' stato annullato - Sospiro' - ... pure annullato ... - continuo' a leggere - ... fa dunque fede la presente lettera che conferisce allegato aggiunto e vincolante per la riscuotibilita' della somma ... eccetera ... realizzata la commutazione in dollari ... eccetera ... quattro milioni ... eccetera eccetera ... riscuotibili  dalla signora  Mafalda Augusta ... nata il ... residente in Napoli ... rappresentata dal dottor Gaetano Pellicano'  notaio ... nella sede legale eccetera eccetera ... concordando la presente con l' occhei della Emigrant Savings Bank di New York (Privacy and Security), vincolata al documento presente  ... eccetera eccetera  ... i timbri sembrano a posto ... Assuntina, vieni qua !

-  Sono a letto.

-  Alzati e vieni, e' importantissimo.

Assuntina di levo' controvoglia e si ricopri'  rapidamente con una vestaglia.

- Guarda qua - mormoro' suo marito sventolando la lettera.

-  Non capisco - rispose la donna.

-  Capisco io ... fa un caffe' e telefona ad Alessandro Manzoni.

-  Ma e' piu' dell'  una di notte ... e la telefonata sara' a carico dell' ispettore.

-  Il barone la guardo' con irritazione.

-  Telefona e di' che si tratta di cosa di capitale importanza.

-  Devo telefonare o fare il caffe' ?

-  Chiamalo, passami la comunicazione, poi vai a fare il caffe'.

-  La voce di Assuntina era nota alle guardie del corpo del boss camorrista. Nonostante cio' ci vollero non meno di dieci minuti prima che il Manzoni si facesse sentire.

Assuntina era in grande apprensione.

- Perdonate Manzo', l' ora e' tarda ... vi abbiamo tolto da giusto sonno ... - ma il barone so spazienti'.

-  Sara' lunga la litania ? ... Passa qua - e le tolse di mano il ricevitore.

-   Sono il barone Klagenfurt - esclamo' al telefono,  e c' era nella sua voce l ancestrale sonorita' militaresca  dei propri avi,  forse lanzichenecchi di Vallenstein. - Leggendo alcune lettere lasciatemi dall' ispettore, ho avuto motivo di ritenere che esistano forti possibilita' di recupero della somma perduta.

Il boss volle che tutto gli fosse spiegato per bene, ed alla fine si dimostro' ottimista.

-  Non posso darvi una risposta precisa - concluse - ma penso che qualcosa si potra' fare ... in primis, la cassetta e tutto il suo contenuto dovranno rimanere a noi ... in secundis ... - e qui Alessandro dette le sue istruzioni. Alla fine riassunse:

-  La cassetta non dev' essere vista dall' autista ... svuotatela e non toglietela dalla borsa, che chiuderete nel bagagliaio ... per le ultime decisioni, vedremo.

Klagenfurt si profuse in alcuni "perfettamente d' accordo" ... "senz' altro", e terminata che fu la conversazione comincio' a sentirsi meglio.

-  Capisci - mormoro' alla moglie - il commissario non ha letto la lettera e non si e' reso conto che la somma descritta non ammonta a quattro milioni ... ma a otto miliardi e piu' di lire italiane.

-  Potremo lasciargli qualcosa - osservo' Assuntina - E' stato molto bravo con noi.

- Sei scema ? Lui non deve sapere nulla ... il perche' lo dovresti capire.

Assuntina abbasso' il capo e ammutoli', dopo di che i coniugi, nonostante l' eccitazione e il caffe', tornarono a coricarsi.

 

* ° *

 

Sulle otto del mattino, puntualmente squillo' il telefono: era l' impresa dei taxi prenotata da Federico, la quale annunciava che una loro automobile si era gia' messa in moto e sarebbe arrivata di li' a poco.

Dopo qualche minuto, infatti, i due colpi di clacson che ne annunciavano la venuta trovarono i due anziani coniugi rifocillati, svegli e lavati, nonostante la poco tranquilla notte trascorsa.

Nel momento di chiudere la porta di casa, a semplice ribattuta, come aveva suggerito Federico, il barone mormoro' sottovoce alla moglie:

-  Ora dovro' fare un po' di teatro, ma tu sostienimi, non fare gaffe.

La baronessa rispose: - Va beh ! - senza capire, ma intuiva che il suo sposo si riferiva a qualche disposizione ricevuta durante la telefonata della notte.

Infatti, quando il taxi si libero' dalla congestione urbana e pote' avviarsi a velocita' costante lungo la superstrada per Benevento, il barone, che sedeva nel sedile posteriore accanto alla moglie, si rivolse all' autista.

-  Tu sai chi sono io ? - chiese con tono di chi non pone dubbio sulle realta' delle differenze di casta.

-  Siete un amico del detective olandese - rispose l' uomo. E' lui che ha prenotato la corsa.

- Io sono il barone Sigfrido da Klagenfurt ... conosciuto in Napoli ... conosciuto in Saviano ... conosciuto in Ottaviano ... e calco' su quest' ultimo nome.

- Embe' ? rispose l' autista.

- Conosciuto a Tel Aviv aggiunse seriosamente la moglie.

-  Che c' entra Tel Aviv ?- Reagi' il barone: - ... Stai zitta  ! ... - Poi prosegui' : Io sono il braccio destro d' o' boss Alessandro Manzoni, pontefice dei mammasantissima  del Napoletano, Cilento e Vulture.

- Ma sei pazzo ? - protesto' sommessamente la moglie ... che stai dicendo ?

- So quello  che dico ... Stai zitta !

-  Eccellenza non capisco - interferi' il conducente, con un tono un po' dimesso rispetto allo "embe' '" precedente.

-  Quanto vale quest' automobile ? - Chiese il Barone.

Si trattava dei un recente modello della FIAT "Brava".

 

 

-  Considerando che la macchina e' nuova e ben tenuta ... e  che poi io dovrei ricomprarne un' altra piu' cara ... io ci vivo ... per voi ... trentacinque milioni ... aria condizionata ... abiesse ... gomme seminuove, controlli eseguiti correttamente nei tempi ... proprietario professionista ...

-   Basta cosi', non importa ... Cinquanta milioni per te se la distruggi.

Nonostante la voce del barone avesse recuperato un tono marziale, l' autista rimaneva incredulo.

-  Sicche', dovrei guadagnare cinquanta milioni solo per portare la macchina alla rottamazione ? ... Allora mi prendo i soldi e la rottamo con comodo ... Questa macchina è "pulita" se mi si permette di dirlo.

Pero' il barone rimaneva serio.

- Ferma l' auto - ordino', e l' autista obbedi' solo dopo avere cercato e trovato un luogo consentito alla sosta in superstrada. Il barone acquisto' un tono calmo e convincente.

-  Adesso ti firmo un assegno per cinquanta milioni - disse - dopo di che tu cambi strada, fai sosta a Benevento ... l' ora e' propizia ... cerchi una banca e ti informi sulla solvibilita' del medesimo ... se esso e' solvibile ... potresti anche farti un deposito ... stai all' obbedienza, diciamo, un paio d' ore ... lavoro d' intelligenza, nessun pericolo, nulla contro la legge ...

-  Ti puoi fidare - aggiunse la moglie - il barone Klagenfurt e' un uomo onesto.

L' autista mai aveva sentito nominare il cognome "Klagenfurt", tuttavia fece un gran cenno di riverenza col capo e, senza aggiungere parola rimise in moto deviando, al momento opportuno, verso l' uscita di Benevento.

Quando tutto fu sistemato e il conducente si senti' sicuro, il viaggio ricomincio'.

Superata che fu la strada nazionale che porta a Foggia e presa la deviazione per San Giorgio, la marcia prosegui' a regime assai lento, allo scopo di cercare una scarpata sicura.

-  Per me va bene qui - disse l' autista - ... siamo in curva.

Si fermarono, l' autista apri' il cofano camuffando un' avaria e porto' la macchina il piu' possibile dipresso al vuoto, mentre il barone e la moglie si ponevano alle due estremita' della curva, pronti a dare il segnale di strada libera.

-  I bagagli devono bruciare ... i tuoi documenti, pero' salvali.

La zona isolata si prestava. I tre attesero per alcuni minuti il passaggio di qualche veicolo che li ritenesse in varia, poi l' autista aperse la lattina d' olio e la getto' sul vano motore caldo che comincio' immediatamente a incendiarsi, quindi spinse.

-  Allora siamo d' accordo, - osservo' il barone a cose fatte, e prima che qualche conducente si radunasse - il caso e' semplice: la macchina si e' fermata forzatamente in curva per avaria ... e chi e' gia' passato ci ha visti ... l' autista e' sceso ed ha aperto il cofano pensando allo esaurimento del serbatoio dell' olio... e percio' aveva la lattina in mano ... io e mia moglie ... Dio ci ha ispirati ... siamo scesi anche noi ... quando inatteso e' apparso un carro agricolo, veloce, enorme ...

-  Guidato da in pazzo - aggiunse Assuntina.

-  Il quale ha urtato la macchina - prosegui' il barone - il guidatore ha fatto appena in tempo a gridare "Attenzione !", ma l' automobile, inesorabilmente, e' precipitato e ha preso fuoco.

- E il carro agricolo ? - chiese il taxista ?

-  Il pazzo, appena resosi conto del danno provocato, e' fuggito, e nessuno lo vedra'  piu'.

- E il carro com' era ? - insistette il conducente.

-  Uno di quelli massimi, ... per la mietitura.

-  Ma non e' stagione di mietitura.

-  Non vuol dire ... si spostava ... era nella strada, non sul campo.

-  E quando gli automobilisti di passaggio diranno di non aver visto alcun carro ?

-  Siamo nel meridione, e i giudici penseranno che temevano di compromettersi.

Alla fine il barone guardo' tutti negli occhi.

-  Allora siamo d' accordo ? Teniamo questa come versione corretta.

-  All' obbedienza ! - esclamo' il taxista e il barone lo gratifico' con uno sguardo di benevolenza.

Il resto lo conosciamo. Sebbene il traffico fosse assai scarso in quel luogo e a quell' ora, qualcuno, incuriosito e spaventato comincio' s fermarsi e a scendere.

Furono avvisati i carabinieri di San Giorgio la Molara, i quali a loro volta informarono i vigili del fuoco di San Marco dei Cavoti.

Dopo una quindicina di minuti arrivo' la pattuglia del maresciallo Tiraboschi, il quale comincio' a stilare tutti gli appunti coi quali avrebbe giustificato il successivo verbale.

 

        

 

Quella notte, molto sul tardi, facendosi precedere da una staffetta, arrivo' nell' abitazione di San Giorgio la Molara, di proprieta' ereditaria del Commissario van Angull Federico, nientemeno che Alessandro Manzoni in persona.

Si presento' da solo, lasciando la scorta abbasso in macchina.

Era un vecchio vitale, con un cervello ancora assai lucido, e aveva la stessa eta' di Assuntina, quindi solo qualche anno meno del barone  che, come sappiamo, ne aveva settantotto.

Bacio' sulle gote la sua vecchia compagna di scuola e ne fu ricambiato. Strinse la mano al barone, sedette e accetto' un caffe' con biscotti.

-  Non state a emozionarvi - inizio' sorseggiando - io sono il signor Nessuno, ve l' ho gia' detto, anche se sono ancora in grado di far muovere qualche rotella.

Per prima cosa volle informarsi sulla faccenda dell' incidente e, udendo che tutto si era svolto al meglio, se ne compiacque.

- Abbiamo messo a rischio cinquanta milioni - osservo' - ma non c' era altro da fare. Poi volle vedere bene l' assegno e la lettera che il barone aveva conservato nella tasca interna alla giacca.

- Si puo'  fare - disse, dopo averli osservati lungamente - del resto ci siamo di gia' informati ... la banca di Napoli ha solo l' assegno "italiano" ed una documentazione che consente il pagamento "a richiesta giustificata" del capitale consolidato, che e' ancora tutto nella Emigrant Savings Bank di New York.

La banca di Napoli non ha ancora provveduto al suo trasferimento in quanto non e' stata sollecitata ne' dalla signora  Mafalda Augusta, ne' dal suo curatore testamentario notaio Gaetano Pellicano'. -

Sorseggio' ancora: - Avete ragione voi - concluse - si tratta di otto miliardi sani .. . e il fatto che siano ancora a New York facilita il compito ... Occorrera' agire velocemente con prelevamenti diversi "da banca a banca" ... potremmo lasciare a New York centomila dollari per non chiudere il conto e provocare ispezioni.

Poi commento': - Non ci si potrebbe mai organizzare senza l' aiuto di banche internazionali fidate.

Non si riferiva pero' alla Emigrant Savings che, come molti nostri connazionali ben sanno, e' una banca importante e assolutamente affidabile.

Bevve ancora, poi allungo' il collo verso i suoi ospiti.

-  Ora voglio la massima attenzione - preciso' -Voi baroni riceverete un miliardo pulito, che vi sara' depositato da un prestanome in una banca del Principato di Monaco ... che potrete pero' riscuotere soltanto con tessera bancomat ... In questo modo potrete sempre affermare di non saperne nulla e sfuggirete a ogni tipo di controllo ... I soldi gia' impegnati a Napoli sono irrecuperabili, compresa la parte che spetta a me ... ma per il resto ... ormai tutto e' in attivo e non dovete temere l' usura ... E ora vi diro' come dovete contenervi i caso di interrogatorio e tutto il resto.

Mentre il Manzoni parlava, il barone continuava a fare automatici segni di assenso.

- In primis - prosegui' il boss - ammetterete tutto, meno l' esistenza della cassetta e delle relative carte, che voi assolutamente non conoscete ... la borsa che avete preso dalla casa del vostro ispettore ... via subito.

-  Gia' fatto - rassicuro' il barone.

- Quanto al problema della vincita ... della quale e' certo che esista un autentico vincitore ... che purtroppo non siete voi ... agli amici di barbieria direte che vi siete sbagliato, ma che ugualmente terrete fede alla vostra parola, e non chiederete restituzioni. In questo modo non sarete sospettati di ripensamento ambiguo e nessuno fara' contro di voi denunce, ne' sollecitera' indagini.

-  Ma l' olandese sa che io non possiedo tanto denaro - osservo' il barone.

-  Sara' preparato per voi un fondo in una banca di Monte Carlo che risultera' svuotato. Dovrete dire che avrete preso i soldi da li' ... questa somma non sara' addebitata al vostro miliardo ... l' importante sara' che l' ispettore olandese non trovi appigli ed abbia meno alleati possibile.

Concluse: - Va bene cosi'.

Saluto' con cordialita' e ridiscese verso gli uomini della guardia del corpo, che lo attendevano in macchina.

Quando il boss fu definitivamente scomparso, il barone commento':

-  E' un peccato che, al suo tempo, Francesco secondo non abbia avuto di questi consiglieri ... forse oggi il Borbone sarebbe ancora sul trono.

Poi stanco, ma soddisfatto della favorevole piega presa dagli avvenimenti, rimandando al domani tutti i pensieri e invitando la moglie a fare altrettanto, se ne ando' a dormire.

 

               

 

Il vero scandalo esplose la mattina del lunedi' 15 ottobre, successimamente al banchetto offerto da donna Mafalda Augusta di San Sebastiano al Vesuvio agli iscritti del Circolo "Amici di Re Gioacchino" unica sede in Napoli.

La banca di Napoli ricevette da New York l' informazione che l' ammontare del fondo residuo riscuotibile dalla signora Mafalda etc. non superava i duecento milioni di lire italiane, e presento' in riassunto le giustificazioni delle trasmigrazioni di capitale  "da banca a banca", fra Londra, Amburgo, Singapore e la stessa New York.

Il notaio Gaetano Pellicano' e il direttore Vincenzo Aniello i quali, in situazione diversa, sarebbero stati i primi ad essere sospettati, si avvalsero subito della seconda copia della dichiarazione notarile firmata in casa dalla presidentessa centenaria, per denunciare personalmente l' ispettore van Angull Federico di simulazione di smarrimento e di effettiva indebita appropriazione.

Decisero entrambi, di comune accordo, di tacere la cosa a donna Mafalda, allo scopo di evitarle un dolore forte che, considerate le condizioni della vegliarda, avrebbe potuto anche farla morire.

La denuncia fu consegnata alla Questura Centrale di Napoli  gia' verso le dieci e mezza. Di conseguenza, dopo pochi minuti, come regolare pratica d' ufficio, via fax, fini' sul tavolo da lavoro del vice questore Vitaliano Bornaccioni, comandante il commissariato di pubblica sicurezza di via Manzoni.

Era costui persona di ottima intelligenza e sensibilita', capace di distinguere bene tra fatti, persone e situazioni. Coloro che tagliano con l' accetta il carattere di poliziotti e carabinieri, spesso non sanno che i migliori fra essi, proprio in virtu' della professione che svolgono, sono ottimi sociologi da campo ... "naturali", che solo meriterebbero di essere piu' incoraggiati, dalle loro scuole interne, a coltivare tale cultura.

Bornaccioni, che si era sempre fidato del proprio "commissario olandese" e ne aveva stima, fu il primo a sorprendersi  e, visto che quella mattina van Angull era in sede, lo chiamo' al citofono.

Federico racconto' tutto sinceramente, non nascondendo, ne' i propri errori, ne' la confusione creata nel tentativi di rimediarli.

-  Sovente - commento' il questore - nel nostro lavoro diamo poca importanza alle negligenze, che consideriamo inciampi inevitabili della "routine" ,,, "Nessuno e' perfetto" pontifichiamo, ... e naturalmente nemmeno noi ... pero' puo' accadere che una lettera aperta dopo mezz' ora, anziche' subito, possa provocare un danno irreparabile.

- Ero convinto di avere a che fare con quattro milioni di lire italiane ... che se me le avessero rubate a vrei potuto rimetterle io - si giustifico' il nostro - ... il barone Klagenfurt non e' un mariuolo ... e soprattutto ritenevo di dover rendere conto di cio' soltanto a donna Mafalda e al notaio ... non pensavo di poter temere da loro.

E infatti ti e' stato restituito un milione in piu' - concluse il questore - ... pero' avresti dovuto aprire la cassetta e leggere bene la lettera prima di muoverti.

-  L' ordine di recarmi il piu' in fretta possibile a casa del barone venne da questi uffici.

- Lo so - replico' il questore - telefono' la moglie e disse che si era sparato ... allertammo un' ambulanza  e poi la dovemmo disdire ... cosi' ti mandammo.

-  E cosi' andai - concluse Federico . Ed e' per questo che non feci in tempo a esaminare il contenuto della cassetta.

-  Dal punto di vista professionale, a parte la questione della cassetta, il tuo comportamento non sarebbe  da biasimare ... pero' stavolta ... mannaggia a te ... come si fa a mettere in mano a un estraneo una cassetta con otto miliardi di lire dentro, e dirgli: ... portamela in giro per la Campania in  taxi ... ma come si fa !

-   Per me erano soltanto quattro milioni - insiste' Federico, ma il superiore lo interruppe.

-  Veniamo al concreto - tronco' - ... in settimana dovrai aspettarti un avviso di garanzia dal giudice, il quale valutera' questi fatti in modo molto diverso dal mio, che ti conosco da alcuni anni ... intanto sei seriamente sospettato di furto ... e anch' io ti sospetterei ... che otto miliardi non sono uno scherzo e possono far gola alla persona piu' onesta.

Federico abbasso' il capo e il questore continuo'.

-  Intanto al giudice dovrai presentar delle prove ... e come sai, una cosa e' la verita', un' altra sono le prove ... Ora, se il responsabile di tutto e' il barone Klagenfurt, ... come sembra che sia ... la prima cosa che lui fara' sara' quella di negare di aver visto la cassetta.

-  Probabilmente ho commesso qualche altro errore - ammise Federico continuando a tener bassa la testa - ... pensando di dovermi giustificare soltanto con il notaio, ho cercato di convincere  il maresciallo Tiraboschi, della stazione carabinieri di San Giorgio, ad aggiungere nel suo verbale, che la cassetta era nella macchina ed era andata bruciata. Lui accetto' soltanto di scrivere  ... "Si presenta e afferma ... non: "era li' e vide" ... Capite ? ... Pero, io feci questo per giustificare lo smarrimento di un atto notarile, non per discolparmi davanti a un giudice.

-  Eh gia' ... cosa pensavi avrebbe fatto il maresciallo ? Lui deve riferire su quello che vede - ribadi'  il questore - per concludere ... appena Klagenfurt neghera' davanti al giudice, sia l' esistenza della cassetta, sia la tua presenza, il tassista fara' altrettanto, e il maresciallo otterra' conferma dei propri appunti ... in quel momento tu sarai, non con uno, ma con due piedi in prigione.

Respiro' profondo e guardo' Federico: - Tirati su', gli disse, e quando vide il volto di Federico ben sollevato davanti a lui, prosegui':

-  Per prima cosa, trova il barone, e vedi che aria tira, che intenzioni ha ... se non vorra' sentir parlare della cassetta, vorra' dire che il colpevole e' lui ... cosa per me comprensibile considerando la situazione in cui si trovava ... bisognera' pero' vedere se lo sara' per il giudice ... in tale caso, comunque, sara' facile che l' incidente e l' incendio siano inventati ... allora premi sull' autista ... torna da Tiraboschi  e chiedigli in modo determinato di eseguire serie indagini sull' incidente ... naturalmente, ne faremo anche noi, poi passa dal barbiere ... sara' facile che Klagenfurt rivoglia i soldi, se non altro per dimostrare che lui e' ancora povero ... li' potresti trovare degli alleati e forse qualche utile confidenza. Quanto a scoprire chi abbia veramente vinto i 37 miliardi e mezzo, ne verremo a capo appena sara' consegnata la schedina ... non perdere tempo su questo ... Muoviti in fretta, perche' potresti essere fermato in qualsiasi momento.

Cosi' dicendo il questore congedo' il sottoposto, il quale usci' per rientrare subito nella sua scassatissima, ma con motore efficiente, Alfa 33.  Si sedette al volante, ma non mise in moto. Digito' invece il numero del proprio appartamento a San Giorgio, senza pero' trovare risposta.

Compose allora il numero della casa dei klagenfurt a Saviano, e rispose il barone in persona; il suo tono era sicuro, come chi gia' si aspettasse d' esser chiamato.

-  Commissario, quale onore ...

-  Siete tornato a casa ? ... Non temete piu' gli strozzini ?

-  Si', ma avrebbero potuto colpirmi ovunque ... tanto vale aspettarmi la morte in casa propria ... il vostro appartamento e' stato lasciato bello e ordinato ...

-  Baro', non esageriamo ... verro' a farvi visita oggi stesso.

-  Saro' contento ... Io sto qua, sono anziano, per divertimento non viaggio.

-  Va bene cosi'.

-  Federico cambio' idea repentinamente; scese di macchina e e  si avvio' a piedi verso la bottega del barbiere "da Figaro", che dal commissariato non stava molto distante.

Osservo' la vetrina. Il cartello pro - Klagenfurt campeggiava ancora e accanto ad esso una foto di lui con testa imparruccata, che quasi non lo si riconosceva; quindi un cartello: PARRUCCHINI KLAGENFURT, PRODUZIONE LOCALE.

Entro' e si presento' subito per quel che era. Ottenuta assicurazione che ad ogni pagamento, per avvenuta prestazione, veniva correttamente rilasciata ricevuta fiscale, chiese scusa ai pochi clienti presenti e chiese a Figaro di seguirlo fuori, per un breve scambio di opinioni.

Il barbiere non obietto'. Federico volle sapere del Superenalotto e dei patti, e quando seppe che le somme promesse erano state regolarmente pagate, disse:

- Ma voi sapete che il barone Klagenfurt non ha vinto ?

- Oh, certamente ... e' venuto lui stesso a dircelo, e a scusarsi .. pero' ha voluto tenere ugualmente fede alla sua parola e ci ha tutti rassicurati ... Non sara' chiesta restituzione ... ve ne do la mia parola di barone ... Cosi' disse.

-  E voi che ne pensate ?

- Io dico: Viva il barone Klagenfurt, che si fa parrucchini e capelli da noi.

-  Sapreste dirmi i nomi degli altri beneficiati ?

-  Certamente ... dopo di me l' ambasciatore caseario Gennaro Costantinopolo, che ha il negozio al mercato di Antignano ... lo scrittore Ciro Taruffo, che lavora alla Rinascente ... il bibliotecario Pierino Pierini ...

-  Che lavora nel porto mercantile - interruppe Federico.

- No, che lavora nella biblioteca universitaria della Suor Orsola Benicasa, studioso insigne, marchigiano doc.

-  E' sufficiente cosi' . chiuse Federico, che poi si allontano' pensando che forse, prima di mettersi in moto verso Saviano, gli sarebbe convenuto sapere come la pensava quest' ultimo nominato, l' unica persona probabilmente seria - cosi' lui giudico' - di tutto il gruppo.

Torno' percio' sui suoi passi, risali' in automobile e riparti' seguendo la volonta' del traffico, verso la sede della "Suor Orsola", che da dove era lui la si raggiunge in salita.

La biblioteca, della quale il Pierini era capo catalogatore, puo' essere vista in internet, per cui eviteremo di farne una descrizione.

Quando il nostro ispettore vi entro', bussando e chiedendo educatamente il permesso ( e' solo nella sala di lettura che non bisogna far cio'), trovo' il Pierini di spalle, alla macchina da scrivere elettronica, intento a correggere alcune schede di catalogo arrivategli da altri impiegati.

Udito che si trattava di un ispettore di polizia, si  volto', interruppe il proprio lavoro e si porto' verso la scrivania invitando il visitatore a sedersi di fronte a lui. Osservo' Federico sollevando il capo senza parlare, col guardo interrogativo di chi chiede spiegazione di cose che non conosce.

Federico giustifico succintamente la sua presenza, e poi volle sapere come avrebbe potuto essere giudicato il comportamento del Klagenfurt che, pur non vincendo, aveva regalato trecento sessanta milioni, senza coercizione alcuna che ve lo costringesse.

-  Avrebbe potuto chiedere i soldi indietro - concluse.

-  Il bibliotecario se ne stette alcuni secondi a meditare, poi disse:

-  In verita' e' piuttosto difficile che due sestine uguali siano giocate da due persone diverse, sconosciute fra loro ... eppoi  entrambe in Napoli ... Secondo me il barone ha vinto ... solo che non vuol farlo sapere ... e noi stiamo al gioco.

-  E l' altra persona ?

-  Un prestanome, senz' altro.

Federico scosse il capo in segno di perplessita'.

-  Io non la vedo cosi' - mormoro' - perche' non e' sorprendente che una stessa sestina sia giocata da due persone diverse, sconosciute fra loro, se la medesima e' pubblicamente nota ... come sembra sia tale la sestina cabalistica.

Il bibliotecario si scoperse sorpreso a meditare su se' stesso.

-  In verita', anch' io conosco i numeri cabalistici - affermo' pensieroso ... tuttavia non mi e' mai capitato di pensarmi nei panni del possibile vincitore.

-  Sicche' voi non potreste essere il vero fortunato ? - domando' Federico sorridendo.

-  Vi pare che me ne starei qui a batter schede ?

-  E gli amici di barbieria ? Anche essi erano al corrente dei numeri cabalistici ?

-  Non lo penso ... e' gente sempliciotta ... si sarebbero rivelati ... Per essi era punto d' onore giocare i propri numeri e basta.

Federico si alzo', strinse la mano del bibliotecario, e usci'.

-  E' impossibile che il barone abbia vinto realmente - penso' incamminandosi in strada - la notte del sette erano entrambi sinceri, lui e la moglie ... Ad ogni modo una cosa e' certa: sulla barbieria non c'e' da fare affidamento per alleanze.

Con questi pensieri risali' in macchina e si avvio' verso Saviano.

 

 

Quando arrivo', a mattinata inoltrata, fu accolto subito da Assuntina e introdotto nel salotto  ove, di li' a poco, apparve il barone.

Fra un quarto d' ora c'e' il pranzo - disse Assuntina - rimanete con noi ?

Federico rifiuto'. Il barone appariva tranquillo.

-  Il barone non teme, ne' la camorra, ne' me - pensava Federico osservandolo. Poi disse:

- La vostra situazione e' migliorata, deduco ... e ne sono compiaciuto.

-  Si, lo ammetto -  sospiro' il barone - grazie alla intercessione di Assuntina ho ricevuto la perdonanza da Alessandro Manzoni, e tramite lui anche dagli usurai rappresentanti le ville ... Dio ce ne scampi ... in quali ambasce ci eravamo cacciati ... rimanete a pranzo !

-  E i soci di barbieria ? - Chiese Federico - Mi risulta che anche li' avete soddisfatto tutti.

-  Una bonificata .. un gesto di vanita' ... ammetto che mi piaccia che il carisma del barone Sigfrido si espanda.

-  Ma voi dicevate di avere, nella banca di Roma, non piu' di centoventi milioni ... e ne avete distribuiti  trecento sessanta ... Vedo che il mobilio di casa non e' stato venduto.

-  Il barone sospiro' profondo, come chi si stia liberando da un peso.

-  Si', lo confesso ... avevo mentito ... una parte cospicua dei miei risparmi era custodita in una banca di Monte Carlo ... ormai svuotata ... potete controllare.

-  E a quanto ammontano adesso i vostri risparmi ? A otto miliardi di lire ?

- No, solo a qualche decina di milioni.

-  E la cassetta ?  ... Della cassetta di Re Gioacchino che vi affidai nella notte fra la domenica e il lunedi' della settimana passata ... che ne e' stato ?

-  Quale cassetta ? - fece il barone trasecolando, cosa che innervosi' non poco Federico, nonostante avesse dovuto aspettarsela.

-  La cassetta bruciata nell' incendio del taxi.

-  Nel taxi non c' era alcuna cassetta. Nessuno puo' dire di averla vista, ... ne' l' autista, ne' il maresciallo dei carabinieri.

-  Baro', non pazziamo ... dovevate sapere che la cassetta era dentro la borsa che vi avevo detto di portare a San Giorgio ... ora non siamo davanti al giudice ... qui siamo in tre.

-  A parte il fatto che qui siamo in quattro ... io, voi, Assuntina ed il registratore mignon che tenete cucito dentro la fodera della vostra giacca ... a parte questo, della vostra cassetta non ne so nulla.

A quelle parole, irritato, Federico si alzo', si tolse la giacca e la consegno' ad Assuntina, che sedeva piu' in la'.

-  Controllate, controllate pure ... e voi baro', perquisitemi.

- Io non palpeggio uomini - si schermi' costui, e fece cenno a Federico di tornare a sedere.

-  Tu, Assunti' - aggiunse - lascia stare la giacca e ritorna in cucina, che si brucera' tutto.

-  Avevo gia' spento - rispose la donna restituendo la giacca a Federico, il quale la reinfilo'.

-  Della cassetta non ne so nulla - ripete' ancora il barone in tono perentorio. E contemporaneamente penso': - Io sono ebreo, napoletano e tedesco, e in questo affare non mi lascero' certo sopraffare da uno sbarbatello di ispettore olandese.

Federico si sforzo' di apparire calmo.

-  Voi capite - disse a voce bassa rivolto a entrambi - che dalla legge sono sospettato di essere stato io a rubare l' eredita' di donna Mafalda e a impadronirmi delle somme destinate ai soci del circolo "Amici di Re Gioacchino" ... la mia vita rischia di essere  professionalmente distrutta ... e non solo professionalmente ... e quando la vostra sembrava tale, io feci molto per togliervi dai guai.

-  O' Guaglione ha ragione - esclamo'  donna  Assuntina volgendosi al marito - ... bisogna aiutarlo, occorre fare qualcosa.

-  Certo ... niente tragedie - conforto' il barone - in caso di qualsiasi evenienza, siamo a vostra disposizione.

-  E una raccomandazione ad Alessandro Manzoni non si nega a nessuno ! - prosegui'  Federico caricando la voce e ricominciando a innervosirsi. Poi, volgendosi ad Assuntina, disse: - Peccato distruggere la cassetta ... se ne sarebbe potuto fare un bel portagioie.

- Certo ... - inizio' a dire Assuntina, ma il barone la interruppe immediatamente.

-  Potete perquisire ... Non vi chiedo mandati ... Assunti', accompagnalo in camera da letto, e dove vuole.

- Lo so che non siete sciocco - commento' Federico in tono che tornava sul rassegnato  ... - vi propongo una via d' uscita.

-  Dite, dite.

-  Facciamo meta' per uno - disse con un po' di sudore nella voce.

Il barone ebbe un sobbalzo e si erse avvicinandosi all' ispettore  gridando.

-  Io la cassetta non l' ho mai vista, la cassetta non c' e'.

Al che sentendo Federico si alzo' a sua volta ricolmo  d' ira e indignazione.

-  Allora fai schifo - urlo' - ... allora aveva ragione il Fuhrer !

Il barone strabuzzo' ... allungo' il braccio destro e tese l' indice verso la porta.

-  Esci da qui ! ... Fuori da casa mia ! - grido' con quanto fiato aveva nei polmoni.

Federico mise una mano sulla spalliera della poltrona vuota sulla quale lui stesso si era seduto e la rovescio' con un botto secco che spavento' Assuntina.

-  Pace !  - imploro' costei mettendosi in mezzo - Siamo tutti religiosi ! - Poi mise entrambe le mani sulla spalle di Federico e con voce sinceramente spaventata, mormoro':

-  Io sono con voi ... io sono con voi ... non temete che tutto si aggiustera'.

-  Allora ditemi ... dov' e' la cassetta ?

- La cassetta e' bruciata.

-  Allora ammettete d' averla vista.

-  La cassetta non c' e'.

Al che Federico levo' gli occhi al cielo e fece un "Uhmm" profondo, mentre il barone continuava a ripetere: - Esci di qui - con l' indice teso in direzione dell' uscio, vero il quale il nostro effettivamente si avvio', non senza prima di essersi voltato.

-  Non pensate di potervela cavare - grido' - Io sono il detective van F. Angull - ... Cosa mi tocca dire - penso', e subito si interruppe.

Con tale animo, comunque, scomparve, mentre il barone e sua moglie rimanevano nella stanza, messa a soqquadro.

- Lascia ... la poltrona la levo io - disse il barone alla moglie, e poi: - ... Come ti e' venuto in mente di dirgli ... Io sono con voi ... cosa intendevi ?

- Sono buona cristiana - rispose Assuntina - e o' guaglione ha ragione, tu lo sai bene.

-  Ma che dici ? Lui se la cavera' ... la polizia trovera' un sistema ... ma noi, ci avrebbero ammazzati, lo sai ? ... Nonostante i tuoi grandi protettori ... e poi, non dimenticarti che tutto e' accaduto a causa delle tue stupide grandezzate.

Assuntina si tacque e il barone prosegui'.

- E' la lotta delle necessita' primitive ... questo e' il mondo.

Con tali frasi i due si quietarono, riaggiustarono alla meglio la stanza e se ne tornarono in cucina ove il pranzo era gia' preparato e si raffreddava.

 

CONCLUSIONE

 

 

La nostra storia potrebbe continuare ancora per un bel po', ma diventerebbe monotona, considerando la durata delle indagini e, non parliamone, quella dei successivi processi.

Le cose comunque, in riassunto, andarono cosi': l' ispettore Federico fu il primo a ricevere un avviso di garanzia . Si discolpo' dicendo la verita', ma il barone Klagenfurt, chiamato in causa da lui, pure mentendo, fu favorito dalla buona fede del maresciallo Tiraboschi, il quale si rifiuto' di modificare il proprio verbale, nel quale era scritto che al suo arrivo, successivamente all' incidente, le persone coinvolte erano tre e non di piu': barone, baronessa e autista; anzi, il fatto che un ispettore di polizia fosse intervenuto piu' tardi e proporre modifiche e fatti nuovi non accertati, lo aveva predisposto sfavorevolmente.

Il taxista si guardo' bene dal confessare il dolo, ne' su questo punto il giudice si soffermo' molto. Persona assolutamente casuale ed estranea, alla quale non si raccontano i fatti privati, il guidatore non poteva, di logica, rimanere  coinvolto.

Furono fatte ricerche sul carro investitore, ma non fu trovato alcun proprietario di macchina agricola disposto ad ammettere di essere passato in quel luogo e in quell' ora. Ne' furono riscontrati danneggiamenti alle carrozzerie, ne' le confuse testimonianze dei tre superstiti furono di aiuto alle indagini.

Si appuro' che il barone non aveva vinto e si escluse l' ipotesi del prestanome, tanto piu' che i giornali riportarono, tre mesi dopo, che a vincere erano state le suore "orsoline" della Benincasa, con le quali il Pierini si era confidato intorno alla Cabala, al solo scopo di godere del loro spavento.

Le brave suore avevano denunciato la vincita di loro iniziativa, soltanto dopo che il denaro era stato messo al sicuro entro la banca vaticana.

Il barone Klagenfurt gioco' bene le sue carte; tronco' subito ogni rapporto con Alessandro Manzoni e si guardo' bene dal rivolgersi a un avvocato che fosse noto come difensore di camorristi. Al contrario, riprese a frequentare ambienti ebraici e la Sinagoga, verso i quali sino a quel tempo era stato tutt' altro che assiduo, nonostante i benefici ricevuti in tempi trascorsi.

Assunse quindi un avvocato della sua religione, il quale, messo al corrente dei fatti (ma non dei misfatti) suggeri' al nostro che "probabilmente"  e "si poteva accettare" che la cassetta potesse essere stata collocata  in qualcuno dei bagagli finiti nel fuoco. In una notte di tanto impegno fenomeni psichici di rimozione potrebbero essere sopravvenuti.

Cio' alleggeri' la posizione di Federico, ma fece entrare nell' elenco dei sospettabili (senza che lui lo volesse) il presidente Vincenzo Aniello ed il notaio Gaetano Pellicano', i soli a poter disporr dei documenti giustificativi atti a promuovere un movimento bancario di vasta portata internazionale.

Donna Mafalda Augusta di San Sebastiano al Vesuvio non ricevette avviso di garanzia  "come persona informata del fatti" perche' mori' a cent' anni compiuti, senza amarezze aggiunte, e cio' fu merito proprio di Aniello e Pellicano'.

Non rimase mai sola, che, oltre alla normale assistenza fornita dagli Enti preposti e dai volontari, ricevette l' aiuto di tutte le donne dell' Associazione, dalle quali non seppe mai di essere stata derubata di ogni sua proprieta' in liquidi, fuorche' dell' appartamento che, per testamento, lascio' a Federico e alla sua fidanzata "purche'  si sposino e siano felici." Il pericolo di "arrembaggio" che lei temeva, non fu nemmeno ipotizzato.

I magistrati, alla fine, dovettero fingere di ignorare i veri colpevoli, che essi conoscevano, ma a carico dei quali non riuscirono a trovare alcuna prova di colpevolezza. Il muro di gomma Klagenfurt - taxista funziono', ne' Federico (che fu lasciato libero di indagare) riusci' mai a penetrare sino in fondo i segreti bancari di Monte Carlo.

 

 

A dire il vero un colpevole sospettato c' era, ed era proprio la presidentessa del Circolo, donna Mafalda, la quale, stando alla documentazione ufficiale, nei giorni fra il  lunedi' e il sabato della seconda settimana di ottobre 1999 si era recata a Londra, Amburgo, Singapore e New York, firmando e distribuendo assegni, mostrando lettere di credito.

E fu cosi' che la causa fu archiviata "per contradditorieta' delle prove" a carico della titolare presunta colpevole.

Chi veramente pago' fu Pantalone, il cui dividendo discese, senza spese notarili detratte, a poco piu' di tre milioni a testa (sempre meglio di niente) poiche' alla fine nessuno protesto', ne' cio' impedi' che a donna Mafalda fosse donato un funerale solenne "a spese del popolo".

 

 

F  I  N  E