1924 - 1940

                                 FINALMENTE ITALIANI !


Decaduto lo Stato libero a seguito del colpo di Stato del 3 Marzo 1922, e continuando i disordini, l' Italia inviò a Fiume il Gen. Gaetano Giardino in qualità di Governatore con il compito di garantire l'ordine pubblico.

Nel frattempo Benito Mussolini che era diventato il Capo del Governo di Roma iniziò il dialogo con il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni per risolvere l' appartenenza della città contesa e la spuntò con il Trattato di Roma del 27 gennaio 1924 sottoscritto tra i due Stati, che congiunse Fiume all' Italia mentre il Porto Baross e il Delta furono ceduti a Sussak.

Riccardo Zanella e i suoi, scappati oltre il "Ponte", erano già dimenticati e l' annessione di Fiume rappresentò per l' Italia anche il compimento dell' Unità d' Italia. Ma l' economia fiumana stentava a riprendersi dopo sei anni di letargo, debiti, disordini e stasi. Il porto era penalizzato dalla concorrenza di Trieste e Sussak, mentre le nuove regole regnicole e la burocrazia regnicola che cominciava ad affluire copiosamente a Fiume confondevano le abitudini dei fiumani abituati alla normativa austro - ungarica quando "ognuno sapeva cosa poteva e non poteva fare; e tutto aveva una regola".

Il primo cambiamento fu il colore delle cassette postali che dal giallo divenne rosso, poi vennero le "stevore", sconosciute e lievi sotto Franz Joseph, che si dovevano pagare al Palazzo Modello dove c' era l' esattoria delle imposte. Anche l' Aquila dannunziana - quella con la testa mozzata dai legionari - cambiò la testa perchè arrivò l' Aquila romana del Fascio, cui i fiumani aderirono spontaneamente. Anche il Calendario cambiò perchè vide aggiungersi l' Era Fascista in lettere romane, che era iniziata nel 1922, e in seguito verrà abolito anche il nostro rispettoso Lei.

Sua Maestà il Re d' Italia arrivò il 25 Marzo 1924 e fu accolto dal nostro patriota e scienziato Antonio Grossich, inventore della tintura di jodio. Fu allestito un pomposo Arco di Trionfo e davanti al popolo festante Grossich, che il 30 Ottobre 1918 aveva presieduto il Consiglio Nazionale Italiano proclamando Fiume unita alla Madrepatria, consegnò a Vittorio Emanuele III - che nel 1923 lo aveva nominato Senatore del Regno - le chiavi della città.

E da Venezia arrivò in dono il Leone di San Marco, monumento marmoreo che venne posto in testata del Molo Adamich (Andrea Lodovico Adamich, Patrizio e imprenditore fiumano), che dava il nome anche alla collegata grande piazza battezzata Piazza Dante, e Molo Adamich fu chiamato il nuovo Molo - costruito davanti al Palazzo Adria e alla Stazione Corriere "Grattoni" - che i fiumani chiameranno Molo "Scovazza" per le immondizie che vi venivano scaricate durante l' imbonimento.

I cambiamenti in meglio non furono immediati perchè l' economia cittadina era stremata e soffocata dai debiti.

Nel 1925 Italia e Regno dei Serbi siglarono a Nettuno un nuovo accordo per definire meglio lo sviluppo della città, ma le conclusioni non furono molto gradite a Belgrado che ratificò il Documento soltanto nel 1929.

Di conseguenza per 5 anni il bacino "Thaon de Revel" (magazzini di Molo Napoli levante, magazzini di Riva Thaon de Revel e magazzini di Molo Genova Ponente, con le rispettive attrezzature) messo a disposizione dei traffici balcanici non venne sfruttato, e per giunta l' Italia si vide costretta a costruire un nuovo Bacino Legnami per gli operatori fiumani.

Dall' Italia arrivarono investimenti per le industrie più importanti e strategiche quali il Cantiere navale, il Silurificio, la Raffineria e la Manifattura Tabacchi, ma il porto rimase al palo anche perchè aveva perso il suo hinterland naturale, mentre le navi fiumane dell' Adria Società di Navigazione dovettero passare ai Compartimenti di Trieste e Napoli, restando a Fiume solo la Società Fiumana di Navigazione per la navigazione costiera e quella del Medio e Alto Adriatico.

All' inizio degli anni '30 si cominciò a sentire un deciso risveglio portuale che indusse le Autorità romane a progettare la costruzione del nuovo Molo Palermo, specializzato per il traffico bananiero e contemporaneamente - per la sua protezione dallo scirocco - la diga foranea (Mololongo) venne allungata di altri 250 metri.

Per affrontare la grave crisi mondiale il Governo di Roma istituì, nel 1932 l' I.R.I. - Istituto per la Ricostruzione Industriale di cui ne beneficiarono ampiamente le industrie fiumane e si può dire che da quell' anno iniziò per Fiume un periodo di marcato sviluppo e un buon grado di benessere.

 

Finalmente dopo sei anni dalla fune della guerra l' incertezza, i

disordini e il caos erano terminati e con essi la paura di diventare croati.

La popolazione accolse con grande spontanea gioia S.M. il Re Vittorio Emanuele III.

Era il 16 Marzo 1924 e un Arco di Trionfo fu allestito nel molo San Marco (ex Adamich).

La Marcia di Ronchi e l' Inpresa di  d' Annunzio non erano state vane. Su proposta del Duce,

il Re premiò Gabriele d' Annunzio col titolo di "Principe di Monte Nevoso". Il Re fu ricevuto dal

Governatore della città Gen. Gaetano Giardino e dal nostro Senatore Antonio Grossich che gli fece dono

delle chiavi della città.

  

 

[Vorrei porre in rilievo, profittando dell' immagine qui presentata, che il vecchio Re Vittorio Emanuele III con fu mai visto salutare "romanamente" eseguendo il saluto fascista. Si rivedano i numerosi documentari di guerra (o preguerra) nei quali egli salutò il Fuhrer soltanto militarmente (con la mano al berretto) o diversamente, come qui un Ufficiale italiano, con la mano tesa. N.d.R.].

 

 

Fu allora, che Fiume divenne più importante anche politicamente riuscendo a far eleggere alla prestigiosa carica di Senatore del Regno due fiumani: Icilio Bacci e Riccardo Gigante, mentre Giovanni Host Venturi fu Ministro delle Comunicazioni dal 1939 al 1943.

Nel frattempo, sin dal 1925 il Governo Mussolini aveva soppresso le libertà democratiche e istituito il Partito unico, per cui chi non era iscritto al P.N.F. (Partito Nazionale Fascista) non poteva lavorare negli uffici pubblici.

La censura delle notizie, la polizia politica, la propaganda fascista e i Tribunali Speciali facevano si' che l' ordine pubblico venisse salvaguardato mentre le grandi opere del Regime e le nuove Leggi Sociali, che procuravano al popolo lavoro e una vita decorosa, conquistavano sempre più l' adesione delle masse al nuovo corso.

Come in qualsiasi altra dittatura, la cura della gioventù veniva al primo posto assicurando a tutti i giovani l' istruzione elementare e l' inserimento nelle strutture associative predisposte a seconda dell' età: Figli della Lupa, Balilla, Avanguardisti, Giovani Fascisti, etc. con rispettive divise, e analogamente per le femmine, per cui era divenuta una cosa normale la socializzazione dei giovani nelle adunate e nelle manifestazioni celebrative per rafforzare la fede nelle opere del Duce e del Regime fascista. Gli adulti, fino a 50 anni di età diventavano Camicie Nere iscrivendosi come volontari nella MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale) ed erano parificati alle Forze Armate con la differenza che la loro divisa si contraddistingueva per la camicia nera, per il fez e per il saluto romano.

Accanto a quest' opera di propaganda, lavaggio del cervello e militarizzazione, il Regime promosse la costruzione di nuove scuole per debellare l' analfabetismo e i sanatori antitubercolari per la lotta alla tbc; nacque la Previdenza Sociale e la Protezione Maternità e Infanzia; e furono istituite per i giovani visite mediche, colonie marine e montane mentre la lettura del libro "Cuore" di Edmondo de Amicis commuoveva per l' amor di Patria e formava l' educazione civica della nuova gioventù che il Regime stava coltivando.

 

- Allineamento a destr ! Quanta fatica per le mamme far

indossare ai bambini questa complicata divisa. Dai 4 ai 6 anni si

era Figli della Lupa: da 8 a 12 Balilla Escursionisti; dai 12 ai 14 Balilla

Moschettieri: dai 14 ai 17 si era Avanguardisti e poi Giovani Fascisti. C' era

la versione Marinaretti e per le femmine analoghe organizzazioni distinte per età. Le

associazioni non fasciste, fra cui gli scout, vennero soppresse, rimase soltanto l' Azione Cattolica Italiana.

 

 

I genitori - soprattutto quei 3000 che si rifugiarono con Zanella a Portorè, Buccari e Kostrena e che erano rientrati a Fiume alla chetichella - dimenticarono lo Stato Libero e la loro avversione per l' annessione, constatando che c' era per i loro figli un futuro migliore di quello che avevano avuto loro con Franz Joseph, mentre quelli che erano rimasti contrari e che rimpiangevano la libertà perduta, si guardavano bene dall' esprimersi per paura di essere traditi sia da parte di amici esaltati che dalla stessa famiglia.

Il controllo della polizia segreta di Stato, l' OVRA era molto esteso attraverso i suoi informatori che ascoltavano e segnalavano, e i nemici "interni" venivano prontamente colpiti. In cambio c' era l' ordine, poca delinquenza in giro mentre i treni arrivavano in orario.

Le minoranza magiara rientrò in silenzio in Patria e il loro esodo non fu notato dai fiumani distratti e mai se ne parlò, nemmeno in Ungheria, che aveva rimodellato la città e portato benessere con la costruzione del porto, delle industrie e delle vie di comunicazione stradali e ferroviarie.

I latini la chiamavano Damnatio memoriae e noi a Fiume la applicavamo alla lettera. La minoranza croata di Fiume fu tollerata, ma non perseguita purché rispettosa del nuovo ordine costituito; però l' antica convivenza -che aveva regnato durante l' amministrazione austro-ungarica secondo cui l' Imperatore era al di sopra di tutti e le varie nazionalità convivevano pacificamente fra loro conservando ciascuna i propri diritti tra i quali la lingua e le tradizioni - era ormai un ricordo molto lontano.

I cognomi in ich venivano italianizzati soprattutto per quelli che lavoravano negli Uffici pubblici, i matrimoni misti continuavano come prima mentre le "melecarize" [venditrici di latte a domicilio che provenivano dall' interno croato. N.d.R]. conservavano titolo a parlare croato e grazie a loro molta gioventù iniziò a balbettare qualche frase di croato. Tuttavia famiglie croate continuavano ad arrivare dalla Bodolia insediandosi in Cittavecchia, ma subito italianizzavano il proprio cognome e si fiumanizzavano.

In Provincia - dove la lingua d' uso era soprattutto croata e slovena - le cose andarono molto diversamente perché furono chiuse le scuole croate e slovene e imposto l' italiano anche nelle conversazioni comuni. I sacerdoti che dicevano Messa in slavo venivano perseguiti o sostituiti, e spesso c' erano teste calde premurose di far rispettare con le cattive queste violenze di regime provocando un secondo esodo silenzioso anche se di modeste proporzioni.

Nel 1933 venne coniato lo slogan "Libro e Moschetto - Fascista Perfetto".

Il "Sabato Fascista" era un' occasione per vestirsi in divisa e frequentare "i Covi", che in centro era in un pianterreno dell' edificio della Scuola "Emma Brentari" e altrettanto avveniva per le varie Celebrazioni di Regime.

La gioventù cresceva con il motto "pancia in dentro e petto in fuori" sviluppando nelle ore scolastiche l' educazione fisica - unitamente alla cura dell' olio di fegato di merluzzo per combattere il rachitismo - per realizzare il 24 Maggio nel Campo Sportivo di Casa Balilla il Saggio Ginnico, che per tante ore, classi per classi, e separatamente maschi e femmine, si provava secondo un copione adottato in tutto il Regno.

Un gerarca dava i tempi attraverso l' altoparlante e gli applausi del pubblico esaltavano il perfetto sincronismo di quelle centinaia di giovani scolari.

Poi, nel 1935 il nuovo slogan "Credere, Obbedire, Combattere" ubbriacò i giovani fiumani nella guerra d' Etiopia promossa per vendicare le sconfitte del 1886 e per creare il "posto al sole" onde impedire l' emigrazione verso le Americhe.

Noi scolari avevamo in aula, e molti l' avevano anche a casa, la carte geografica dell' Etiopia dove inserivamo una piccola bandierina tricolore sulle città etiopiche che man mano venivano conquistate dalle nostre "eroiche truppe" delle quali le nostre maestre celebravano il coraggio e l' ardimento.

Alle Sanzioni economiche, che insieme alla condanna per l' aggressione al Negus d' Etiopia ci furono applicate dalla Società delle Nazioni di Ginevra, il Regime rispose con l' iniziativa "Oro alla Patria" e la "Giornata della Fede" nella quale anche i fiumani si distinsero patriotticamente nelle donazioni.

Nel 1938 in seguito alle Leggi Razziali 350 ebrei lasciarono Fiume e questo fu il terzo esodo di famiglie fiumane  - che sparirono senza farsi notare mentre nelle  scuole restarono i posti vuoti degli alunni senza alcun commento da parte delle Maestre. Dei restanti 750 ebrei fiumani, una settantina furono internati e gli altri emarginati.

Nel Marzo dello stesso anno anche la Germania occupò l' Austria e successivamente - per evitare la guerra - la Cecoslovacchia dovette cedere i Sudeti alla Germania perchè erano abitati da tedeschi.

Per non essere da meno il 6 Aprile 1939 l' Italia invase l' Albania annettendola, ed il 22 Maggio fu firmato il "Patto d' Acciaio" con la Germania.

 

La prima pagina del"Corriere della Sera" del 22 Maggio 1939 che annuncia la  firma del "Patto d' Acciaio".

 

In questo clima, il 26 giugno 1939 arrivò improvvisamente a Fiume il Duce ammarrando con l' idrovolante per verificare l' efficienza delle strutture industriali tra cui il Silurificio, dato che si sentiva forte odore di guerra.

Nel suo discorso dalla Casa del Fascio, al popolo fiumano impazzito per lui, il Duce parlò esclusivamente della difesa della razza esaltando i fasti di Roma Imperiale, ma passarono solo due mesi e il 1° Settembre Hitler invase la Polonia dando inizio alla seconda Guerra Mondiale.

 

Così iniziò la nostra tragedia, che portò alla amara conclusione della storia millenaria fiumana.

Al 30 Giugno 1940, secondo la Regia Prefettura, c'erano nella Provincia del Carnaro (esclusa Fiume) 60.892 abitanti, di cui slavi 5842, ungheresi 643, austriaci 241, cecoslovacchi250, altri 3127. Ebrei 1.105.

Rispetto al Censimento del 1921, nel ventennio gli italiani erano aumentati di 33.296 unità mentre gli slavi (croati e sloveni) erano diminuiti di 38.902. [Si intende, nella Provincia].

 

Per la Festa cittadina del 15 Giugno, dedicata ai Santi Patroni della città, Modesto, Vito e Crescenzia,

le Cittavecchia si riempiva di festoni di lauro, luminarie e soprattutto di bandiere tricolori. Questa foto è

stata ripresa nel 1936 davanti alla mia casa di Calle Barbacane 19 e al negozio di Commestibili del Sig. Vittorio

Viezzoli. Inoltre la Municipalità indiva dei concorsi a premi per composizioni artistiche negli angoli caratteristici, il tanto

combattuto Palo della Cuccagna che veniva piantato dai pompieri nella Piazzetta San Micel,e gare nelle varie discipline sportive.

 

 

Torna a Spazio Fiume

Torna ad Agorà

Torna all' Indice

Continua