Riccardo Gigante
Senatore del Regno d'Italia

 
 

 

Nato a Fiume il 27 gennaio 1881 da Agostino e Francesca Canarich si diplom� presso l'Accademia di commercio di Graz. Pur non disdegnando di continuare la tradizione orafa del padre si dedic� a sviluppare i suoi poliedrici interessi culturali, quasi un novello umanista: fu principalmente un attento cultore del folklore fiumano, spazi� dalla poesia al teatro, dall'architettura all'archeologia, dalla storia all'araldica. Queste sue passioni sono testimoniate da opere teatrali quali "Lo zio d'America" od il "Gianni Schicchi" sino al lavoro, ancor oggi fondamentale, sul "Folklore fiumano", che � del 3 settembre del 1944 pochi mesi prima della sua tragica fine, che Gigante accompagna con queste significative parole: "Questa mia fatica... intesa come un atto d'amore verso la mia citt� - alla qual forse fui troppo molesto - ma che ho sempre servito con purit� di fede, sia nell'intenzione, sia nell'azione".

Di chiari sentimenti italiani, fu sempre presente nelle varie manifestazioni irredentiste nel periodo antecedente la prima Guerra Mondiale. Fu uno dei fondatori della "Giovine Fiume", collaborando dal 1907 al 1910 all'omonimo periodico. Collabor� inoltre a riviste come "La Vedetta" organo del Circolo Letterario Fiumano e al "Bullettino" della Deputazione Fiumana di Storia Patria.

Per rinsaldare il sentimento d'italianit� nei suoi concittadini organizz� due gite a Ravenna sul Sacello a Dante Alighieri (nel 1908 e nel 1911) cosa che gli caus� il deferimento all'autorit� giudiziaria austro-ungarica e lo scioglimento d'autorit� della Giovine Fiume, tutto ci� non gli imped� nel 1914 di denunziare un'azione provocatoria della polizia ungherese, che aveva fatto esplodere un ordigno davanti al Palazzo del Governatore, tramite un polemico numero unico dal significativo titolo "La bomba!",

Allo scoppio della prima Guerra Mondiale si rec� in Italia ove si arruol� volontario nel Regio Esercito raggiungendo il grado di capitano propugnando in tutti i modi l'inclusione di Fiume nel pacchetto delle rivendicazioni italiane verso l'Impero Austro-Ungarico, cosa che gli procur� una condanna a morte in contumacia.

Dopo la guerra, rientrato a Fiume, fece parte del locale Consiglio Nazionale, propugnando fortemente l'annessione di Fiume all'Italia. Partecip� alla "Marcia di Ronchi" e fu uno dei pi� fedeli collaboratori di d'Annunzio nell'Impresa Fiumana, diventando uno dei celebri "Uscocchi", tanto che il Vate gli riserv� una delle Arche del Vittoriale.

Terminata l'impresa fiumana continu� la sua lotta per l'annessione di Fiume all'Italia venendo eletto Sindaco della citt�.
 
 

Vittoriale - Il Mausoleo
L'arca di d'Annunzio circondata da quella dei
suoi 10 Fedelissimi tra cui quella, ovviamente
vuota, del Sen. Riccardo Gigante.

 

Va detto che fu tra i nazionalisti che bruciarono nel 1921 le schede elettorali che assegnavano la vittoria agli Autonomisti zanelliani e che intraprese insieme ad altri ex legionari fiumani ed appartenenti dei Fasci di combattimento fiumano l'assalto al Municipio per impedire il governo della citt� di Riccardo Zanella. Azione che per� abort� ben presto cosicch� il Governo Bonomi per allontanarlo dalla citt� lo invi� in Romania con il compito di ricercare gli ex-prigionieri di guerra italiani ancora dispersi.

Dopo l'annessione di Fiume rientr� nella sua amata citt� e dal 1930 al '34 ne fu il Podest�. Nel '43 fece parte di una delegazione senatoriale che si rec� da Vittorio Emanuele III per "prospettargli la catastrofe a cui si andava incontro". Dopo l'armistizio siglato dal Governo Badoglio, sempre spinto dalla sua volont� di salvaguardare in ogni modo l'italianit� di Fiume, ader� alla Repubblica Sociale Italiana operando per evitarne l'annessione da parte della Croazia, continuando in questo la linea politica anti-croata (ma non anti-slava) seguita sempre dalla libera Citt� di Fiume. Per un breve lasso di tempo ricoperse la onerosa e pericolosa carica di Prefetto della citt�, ma ne venne rimosso perch� non gradito ai nazionalisti croati "Ustascia".  APPROFONDIMENTO

In tutto questo marasma, come abbiamo visto con l'opera sul folklore fiumano del '44, non cess� la sua attivit� di studioso tanto che ancora nel '45 inviava a Ladislao Lazloczky una copia della sua opera "Terzo supplemento al Blasonario fiumano" accompagnadola con queste profetiche parole "Avevamo in progetto un altro fascicolo di Studi-Saggi-Appunti... fascicolo (che) va in fumo come andremo in fumo noi, se continua cos�..."

Nell'approssimarsi dell'evacuazione della citt� da parte delle truppe tedesche, e della conseguente occupazione dei partigiani titini, si rifiut� di abbandonarla per rimanere assieme al suo popolo in quei tragici frangenti. Fu cos� che nella notte fra il 2 ed il 3 maggio, mentre i tedeschi si andavano ritirando, venne prelevato da alcuni agenti della polizia segreta jugoslava. Il 4 maggio fu visto vivo per l'ultima volta alla periferia di Castua, legato insieme al maresciallo della Finanza Vito Butti. Si seppe poi che ambedue, insieme ad altri 10 sventurati, furono uccisi ed i corpi gettati barbaramente in una fosse comune.

In seguito delle appassionate indagini del Presidente della Societ� di Studi fiumani, Amleto Ballarini, si � riusciti ad identificare con certezza la fossa comune ove le spoglie di Riccardo Gigante e degli altri sventurati giacciono ancora senza cristiana sepoltura.
 
 

 

Il 4 maggio 1999, sempre su iniziativa della Societ� di Studi fiumani, si � tenuta a Castua una messa in suffragio delle vittime anche per sollecitare il recupero delle spoglie per dare una adeguata sepoltura ai loro miseri resti. Le spoglie di questi 12 connazionali giacciono in una fossa comune sita ai piedi di una roccia carsica la cui conformazione ricorda lugubremente un teschio umano. E' cos� che ancor oggi, e siamo nel novembre 2002, Riccardo Gigante, senatore del Regno che nella sua vita ebbe modo di meritare l'Ordine Militare di Savoia, la Military Cross britannica, l'onorificenza di Grand' Ufficiale dell'Ordine dei SS Maurizio e Lazzaro continua a non avere una cristiana sepoltura.
 
 

Gianclaudio de Angelini

 

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