Viaggio

 

 

  III.

 

Alcune automobili a cuscino d�aria fredda (o a equilibrazione elettro-magnetica, non riesco a capire), ci giungono incontro movendosi, quasi senza rumore, a una decina di centimetri dal suolo : ne escono una cinquantina di persone vestite in fogge sobrie, ma non impersonali, adatte all�ambiente campestre nel quale mi trovo : scarpe alte e calzoni alla zuava per gli uomini, stivaletti e calzoni quasi alla turca per le donne : all�ingrosso, abiti da sedersi per terra. Nessun copricapo, per la mitezza della situazione meteorologica in quel momento.

- Se avessero il turbante - penso - sembrerebbero cittadini persiani da favola. Non vedo lusso, ma solo buona funzionalit� e sufficiente diversit�.

Compiuto l�atterraggio, anche Munyani esce da bordo, sicch� mi trovo fra i due piloti, sulla cima di una scaletta, a sovrastare il piccolo pubblico.

Pim Ydo mi presenta con un poco di pompa : il primo terrestre sull�astronave �Lontana� e, fra qualche tempo, il primo sopra il pianeta Om�ga.

Sono accolto con molta cordialit� e applausi, che qui si fanno come da noi, battendo le mani.

Respiro bene, a pieni polmoni, un�aura fresca, leggera e ossigenata ; il sole splende, il vero sole per ora, e la temperatura non pu� essere inferiore ai diciotto gradi. Il cielo � solcato soltanto da qualche cumulo umile che vaga lentamente in quota ; la forza di gravit� sembra uguale a quella terrestre.

Un uomo di quarant�anni apparenti si stacca dal gruppo e mi porge la mano.

- Mi chiamo Agiapala - esclama - ed ho attualmente il turno di comando : quelli che vede sono miei colleghi, e amici.

I presenti mi si appressano intorno senza timore. Scopro di non essere molto diverso dagli altri, e neanche la mia cravatta e il cappello appaiono ridicoli, visto che nell�abbigliamento di queste persone non mancano fiocchi, spille, n� altri segni di distinzione.

Agiapala mi invita a salire su una automobile che, in pochi secondi, procedendo in linea retta, mi conduce sin dentro l�ingresso di un edificio a torre, in vetro e metallo lucidi, alto non pi� di una trentina di metri, evidentemente il quartier generale di quel piccolo campo astro-aviatorio. Mi  incoraggia a introdurmi in un ufficio piuttosto ampio, ammobiliato con  sobriet� e funzionalit� praticamente terrestre, entro il quale lo segue il suo gruppo, ridotto a una dozzina di persone, compresi Munyani e Pim Ydo.

Dovrei costituire il polo d�attrazione di quel salotto, ma in realt� sono incerto e non completamente privo di apprensione per la mia sorte. Agiapala mi porge lui stesso un infuso di foglie, con  pane dolcificato, assai  simile al nostro t� con biscotti.

- Mi ci vorrebbe un brodo - e il pensiero di questa ridicolaggine mi incoraggia.

- Essendo simili a noi nella forma - penso ancora - queste persone devono essere uguali a noi anche nelle funzioni.

Mi meraviglia che offra personalmente il t� anche agli altri presenti.

- Immagino sar� molto curioso di conoscere i nostri costumi e il nostro carattere - dice - ma ne avr� tutto il tempo, poich� il viaggio durer� ancora a lungo.

Noto il �lei�, e la cosa mi induce a pensare che Agiapala sia assai pi� a fondo dei miei piloti, di cose terrestri.

- La cosa che pi� mi ha stupito - affermo - � stata questa astronave.

Tutti sorridono.

-  Un tempo si pensava anche da noi che i viaggi interstellari potessero essere compiuti all�interno di un vagone ferroviario - risponde Agiapala - mentre l�ilarit� dei presenti aumenta.

- La costruzione di intergalattiche simili a questa � divenuta possibile - aggiunge pi� seriamente - dopo che G�rion, il nostro astronauta pi� famoso, ebbe portato su Om�ga, al ritorno di un viaggio leggendario, il segreto della utilizzazione dell�antimateria, che noi usiamo soprattutto per la eliminazione delle scorie radioattive e di quelle da energia da fusione. La riserva di carburante del nostro corpo celeste artificiale � costituita da un sima incandescente arricchito da neutroni pesanti e regolato sino a rendere la gravit� uguale a quella del nostro pianeta.

- La quale � simile a quella della Terra - concludo io - cos� come pure la sua grandezza.

- Si - corregge Agiapala - solo che la distanza di Om�ga dal proprio sole � quadrupla, cos� come quadrupla � la massa totale di quell�astro. Ci� fa s� che anche la durata delle nostre vite sia molto diversa.

- E quanto dura una vostra vita ? - chiedo.

- Vivendo, come viviamo, in regime sterile, la vita di ogni abitante, salvo incidenti mortali, � stabilizzata sui cento anni omeghiani, cosa alla quale potreste arrivare anche voi, considerando cento anni terrestri.

- ...Cento anni omeghiani, equivalenti a quattrocento anni terrestri - proseguo io un po� sconcertato - sicch�...i dieci anni necessari per giungere su Om�ga sarebbero, in realt�, per me, quaranta.

- Ma io ho settant�anni - concludo - e non uscir� vivo da questo viaggio - Poi, dopo un attimo, aggiungo  - Non capisco perch� abbiate scelto un vecchio, e non una giovane coppia, maschio e femmina...

- Certo - risponde Agiapala - non siamo in grado di farla ringiovanire ; per�, in regime di sterilit� batterica, la sua nuova et� fisica corrisponder� a quella di un settantenne omeghiano, cui restano ancora da vivere trent�anni, ovvero centoventi anni terrestri. Le forze fisiche le rimarranno proporzionalmente sufficienti.

- Quanto all�et� - conclude - abbiamo voluto iniziare con un individuo un po� a rischio, in modo da essere poi pi� sicuri riguardo ad eventuali altri...L�idea di comunicare con noi in via personale � venuta a molti terrestri...e di proposito abbiamo scelto il candidato peggiore. - Sorride, imitato da tutti, ed anche da me.

A questo punto Agiapala si alza e si rivolge a me con tono d�importanza.

- Da questo momento - mi dice - le occorrono novanta giorni per diventare biologicamente omeghiano. Dispone quindi di un congruo limite di ripensamento durante il quale �Lontana� non si allontaner� dall�orbita della Terra e si terr� a una distanza pressoch� costante dal sole. Per ora pu� quindi darmi, in presenza di testimoni, una conferma soltanto provvisoria della sua volont� di restare.

Mi dichiaro felice di essere a bordo e aggiungo di fidarmi completamente e non aver dubbi per l�avvenire.

Evidentemente soddisfatto, Agiapala si discosta leggermente da me e inizia a presentarmi agli astanti, ai quali tendo la mano. Due fra loro in particolare, un tale professor Dindi e sua moglie Bea, si offrono di accompagnarmi alla mensa del campo aviatorio, mentre Pim Ydo, pi� tardi, mi condurr� al mio alloggio.

- Domani - mi dice ancora Agiapala - potr� prenotare un lavoro. Dia pure il tu a tutti : � nostra usanza da secoli.

Noto soltanto ora, sul tavolo di lavoro di Agiapala, il simbolo di �Lontana� : una stella cometa. Mi sembra un segno di speranza.

 

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III.    IV.

 

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