Viaggio 

 

 

XVI

 

Mi sono recato spontaneamente nel reparto profilattico della torre aeronautica : ormai la gente ha paura e mi tiene in distanza.

- Il tuo ricovero � inutile - mi dice uno dei medici - poich� la virulenza batterica che ha provocato la morte del piccolo Mog non pu� essere stata provocata direttamente da te.

Evidentemente, non sa dei miei trascorsi nelle isole, come invece sapeva Margy.

Rivedo il comandante Agiapala, agitato e col volto affranto.

- E� morto Felo - dice subito, e poi, rivolto al medico, accennando a me : - Ha conosciuto il piccolo Mog - aggiunge, senza spiegare oltre.

- Cosa accadr� ? - Penso, e sembra che uno dei medici mi abbia capito, poich� risponde :

- Se l�epidemia scoppier� - moriremo tutti. E poi, rivolgendosi ad Agiapala : - L�unica cosa da fare sar� di salvare il terrestre rinoculandogli i batteri con i quali � arrivato. Cos� vaccinato avr� molte probabilit� di sopravvivere.

Trovo il coraggio di rialzare la testa, ma non quello di raccontare completamente dei miei rapporti col piccolo Mog, di rivelare il pensiero che mi tormenta : dev�essere stato il cambio dei pannolini, tante volte ripetuto in quel mese felice : il contatto delle mie mani con le feci del neonato deve aver provocato uno sviluppo incontrollato di batteri nocivi che poi si son scatenati.

Il desiderio mi induce, anzi, a dire il contrario di ci� che penso.

- Potrebbe trattarsi di allarme inutile - azzardo. - In fondo, neanche in Omega la morte � vinta completamente...pu� darsi che nei decessi di un vecchio e un bambino vi sia una giustificazione diversa da quella epidemica...Pu� darsi vi sia un retaggio di geni antichi...e non bisogna dimenticare le difficolt� del clima...

- Non sono cose probabili - interrompe uno dei medici. - Ci� potrebbe accadere a individui indeboliti da fatiche, denutrizione, o altre cause, ma le persone in questione erano tutte sane e robuste...e il clima, nelle intergalattiche, � considerato logorante, s�, sul piano psichico, ma fisicamente temprante...nessuno ne � mai morto.

Mi accorgo, per�, che ognuno si augura che io abbia ragione, e in questo clima di rassegnata speranza, escono tutti, tranne Agiapala, il pi� colpito dai fatti che stanno accadendo.

- E� colpa mia - dice, appena restiamo soli - poich� mi sono battuto per questa impresa...e ci siamo portati dietro donne e bambini, come a una passeggiata astronomica...- Mi guarda negli occhi - ...Lei, per fortuna, potr� salvarsi.

- Ma si tratta di un vecchio e un infante...Ho letto di persone morte anche giovani, per cause naturali...-

- Ho saputo da poco che una terza persona sta per morire. -

- Un terzo morto ? -

- Si, dalle isole settentrionali. Non so, per�, esattamente chi sia. -

Abbasso la testa, costernato.

- Allora la colpa � mia ! - Esclamo, e non ho il coraggio di chiederne il nome.

- Tuttavia - continua Agiapala - alcune analisi indicherebbero il focolaio in alcune stalle di animali della scuola dell�erba.

 Penso a Mody e al suo nuovo incarico di lavoro.

- E� comunque colpa mia - concludo.

Agiapala appoggia una mano su una mia spalla - Devo accompagnarla in un ambulatorio di infermeria - mi dice - da dove dovr� promettermi di non tentare di uscire...I medici devono sapere dove trovarla.

Mi ci conduce con pochi passi.

- Da qui pu� telefonare - aggiunge - e c�� anche una branda e, per ora, anche uno scaffale con un po� di cibo in pacchetti. Altri ordini li ricever� dai medici...Se mi d� la sua parola, non chiudo a chiave.

Mi limito ad un cenno di assenso che deve esser parso sincero, poich� Agiapala risponde con un analogo cenno del capo e si allontana speditamente, nonostante la tremenda emozione che certamente prova. Io continuo a sperare, ma ormai capisco che � soltanto il mio desiderio a farmi nutrire un tal sentimento.

- Dove sar� Mody ? Digito il suo numero, ma la comunicazione non giunge.

- Dove trovarla ? Qui non dispongo di un computer factotum, tramite il quale avrei potuto cercarla meglio. In fondo, per�, non mi va di farmi vedere, perci� non insisto, e nemmeno il mio telefono squilla : Mody non pu� conoscere questo numero. Un telefonino terrestre mi sarebbe stato ora utile, ma io, da bravo anziano, non ne ho mai avuti, e gli omeghiani usano altri sistemi.

Dopo parecchio tempo, entra un medico.

- Pu� riposare - mi dice - Tutto si decider� questa notte...Torner� appena saremo in grado di prendere una decisione nei suoi riguardi. - Cos� dicendo, esce.

 

Si � fatto tardi, ed io ho approfittato abbastanza della brandina, nella quale mi son dovuto adattare vestito. Mi levo, e vado alla finestra : finalmente un po� d�aria ; gli odori da infermeria sono uguali dovunque.

Questa finestra, sistemata ad uno degli ultimi piani della torre, offre un punto di vista molto pi� alto di quello del mio appartamento, sicch� vedo meglio il riverbero delle luci della citt�. Sono i fuochi di un accampamento prima di un�antica battaglia, ed i pensieri che mi procurano sono quelli di sempre : che ne sar� di noi, domani ?

Ma non c�� indicazione alcuna che possa far prevedere alcunch�. Mi aspetto anche un incendio che disinfetti la mia casetta, ma ci� non avviene. Notte di silenzio, in fondo, e immagino che tutto stia procedendo in modo quasi segreto.

 

Di primo mattino, rivedo il medico che mi aveva lasciato alla sera.

- Le riinoculo i germi terrestri : in questo modo potr� sopravvivere all�epidemia, e non subir� che una piccola febbre. - Per noi -  continua - una simile terapia sarebbe immediatamente mortale.

- Mi rendo conto che la battaglia � persa.

- Adesso � libero - conclude,  dopo aver terminato - pu� andare dove vuole. - Ma non � una dichiarazione che possa rendermi lieto.

Esco furtivamente e mi nascondo subito entro la cabina di un ascensore che trovo vuoto, poi mi dirigo verso una porta secondaria che mi permette di evitare gli sguardi di numerose persone radunate nell�ingresso principale della torre.

Entro nella mia auto guardandomi intorno, come se la rubassi, e mi allontano verso un punto vuoto della campagna.

- Dove sar� Mody ? - Penso, e rifaccio, ancora senza successo, i numeri noti. Potrei cercarla negli ospedali della citt� Grande, vincendo il ritegno a presentarmi. Tuttavia, riprendo forza e dirigo sulla citt� a velocit� molto bassa. Giunto in periferia, tutto mi sembra ancora normale.

-  Pu� darsi che solo pochi sappiano - penso - e questa idea un po� vile mi induce a chiedere la strada per il pi� vicino dei due ospedali. Per�, mi si riconosce, e mi accorgo che gli sguardi non rivelano la gentile curiosit� di sempre. Nessuno per� si allontana spontaneamente da me, come accadeva nel caseificio.

Nell�ospedale centrale, il settore profilattico � in evidente difficolt�, ma non in disordine. Chiedo di Mody ad una infermiera, e lei mi indica una stanza.

- Ha trovato un buon posto - dice - poich� � stata la prima a venire. Abbiamo messo a disposizione tutti i letti del settore traumatologico, ma ne vengono meno di quanti ce ne aspettassimo. La gente � rassegnata, e i pi� preferiscono non farsi vedere qui. La morte, in fondo, � un avvenimento privato.

Entro nella cameretta di Mody e lei, distesa sul letto, mi guarda in silenzio con occhi ancora comprensivi. Non posso fare a meno di scoppiare in singhiozzi, come un bambino.

- Voglio morire con voi... Mody, Mody -

- Mi tende una mano, ed io avvicino una sedia al capezzale e glie la stringo.

- E� morto Mog...� morto Ren�n...non so gli altri - mi dice con voce stanca.

- E� colpa mia...non sarei mai dovuto venire. -

- Moriremo tutti...stanno morendo i medici e gli infermieri...non c�� scampo. -

- No, no, le epidemie, anche sulla Terra, hanno lasciato sempre molte persone vive, e pi� forti. -

- Gli animali non moriranno...rimarrai padrone di tutto...

Questa frase ingenua di Mody mi induce a riflettere che non sarei mai riuscito a seppellire centomila persone, e che, alla fine, nessuno sarebbe stato risparmiato, n� gli animali, n� me.

La virulenza e la diffusione del male sono impressionanti, e ormai, di minuto in minuto vedo Mody sempre pi� irrigidirsi e perdere, progressivamente, tutte le facolt�.

- Dolcissimo amore mio, non ti rivedr� pi� ! -

Mody ha gi� perso l�uso della parola, e pu� esprimersi soltanto con gli occhi. La bacio, e scorgo in lei smarrimento e il desiderio di dirmi qualcosa, ma non parla.

La bacio ancora, ed � morta.

- E� tutto un sogno : - questa bellezza era tutta nella mia mente.

Lascio la stanza gridando alle persone che incontro : - E� colpa mia ! Chi di voi pu� farlo, mi ammazzi...Tutto � accaduto per colpa mia...Uccidetemi, vi prego... - Ma nessuno mi bada.

Finalmente un uomo mi si avvicina.

- Agiapala ha chiesto di te ! -

- Dov�� ? -

- Se fai presto, lo trovi nella torre. -

Corro alla macchina e riparto, ma a bassa velocit�, per timore di investire qualcuno, o di scontrare : Nelle strade, la precedente ostentazione di calma si sta trasformando in un disordine contenuto, ma abbastanza evidente.

Tornato nella torre dell�aeroporto, trovo Agiapala nel suo appartamento, insieme alla sua famiglia riunita : una moglie giovane, con due bambini che sembrano ancora star bene.

- Abbiamo tutti male alle ossa - mi dice appena mi vede - li ho riuniti per questo...sar� questione di poche ore.

Non so che dire. Frasi di assurda speranza sarebbero, in quella sede e per quelle persone, offensive.

-  Purtroppo - continua Agiapala - non sono riuscito a impedire che il male si propagasse anche nell�isola Piccola, sicch� temo proprio che l�intergalattica non potr� pi� tornare su Om�ga.

- Piccole imbarcazioni, con poche persone sane, in mezzo al mare - penso, ma non lo dico...e penso anche alle altre persone conosciute che amerei rivedere una volta ancora...Dindi, il professore esperto di cose terrestri ; Giully, la compagna di Mody ; la famiglia dell�albergatore delle isole settentrionali ; l��quipe dei naturalisti ; Munyani, Ydo...i bambini...

- Non ho fatto in tempo nemmeno a imparare a leggere i vostri orologi - riesco soltanto a dire, e Agiapala sorride a questa battuta.

- Non ho potuto fare molto per lei - conclude - salvo preparare la stessa astronave che l�ha portata qui, la quale si fermer� in un�orbita intorno alla Terra, senza attraversarne l�atmosfera. Non me la sono sentito di automatizzare il completo atterraggio, n� potrei darle un pilota...l�astronave emetter�, comunque, un segnale permanente di soccorso che richiamer�, certamente, l�intervento terrestre. Sar� pi� sicuro che rischiare di farla cadere in mezzo all�oceano o su una vetta nevosa. La partenza posso programmarla in questo momento : quanto tempo vuole ? -

- Parto subito. Pochi minuti di Om�ga mi bastano. -

- Dieci minuti ? -

- Anche troppi. -

- Allora, entri nell�apparecchio e si chiuda. Il resto � automatico. Appena avr� raggiunto l�orbita terrestre, aspetti. Dovrebbe cavarsela. -

- Cosa dovr� dire, di voi, ai terrestri ? -

- Nulla. �Lontana� seguir� automaticamente la cometa e continuer� a rimanere in posizione di eclisse rispetto alla Terra. L�unica testimonianza di noi sar� la sua astronave, la quale, comunque, non conterr� documenti, n� scritte esterne...Addio amico, � stato un sogno.

Vorrei abbracciarlo, ma non sarebbe un gran gesto, fatto da me. Saluto, pertanto, tutti con un inchino.

- Addio amici -

- Addio amico, non ti rammaricare per noi...

Praticamente, lascio la stanza fuggendo e mi avvio, a passo incerto, verso il campo : l�astronave mi � nota, e trovo anche chi me la indica.

La vita non � che consapevolezza di esistere e, per un uomo, diventa angosciosa quando non pu� legarla a un principio di verit�, alla ricerca di una mente coerente ad essa.

Nessuno � vivo di per s� solo - penso ancora - ed ora io sono il pi� morto di tutti.

Salgo sull�astronave, e chiudo ; poi tutto si svolge secondo quanto Agiapala aveva predisposto : una navicella spaziale terrestre, alla fine, mi aggancia e riesce a tirarmi gi�.

Il resto � prosa, e non mi offender� se nessuno mi creder�.

 

F  I  N  E

 

 

XVI.

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