FEDERICO  NIETZSCHE

CITAZIONI  3.

 

  Riteniamo  di favorire la comprensione della filosofia  nietzscheana pubblicando una serie di citazioni dalle opere di tale Autore. 

Qui Nietzsche ha appena superato i trent’ anni e la datazione delle citazioni può essere, grosso modo, la medesima di quella del gruppo 2. La versione è quella della  citata Collezione Adelphi curata da Giorgio Colli e Mazzino Montinari

Naturalmente, la nostra è una scelta  minima che tuttavia non si pone in contrasto con l’ insieme delle tendenze di Nietzsche nell’ anno.

 

SULLA VECCHIA FILOLOGIA:

Nell’ epoca in cui Winckelmann era giovane, non esistevano propriamente studi filologici, se non per il servizio comune di discipline professionali. Allora si leggevano e si spiegavano gli antichi, per prepararsi meglio a interpretare la Bibbia e il Corpus Juris.

Frammenti postumi, marzo 1875, 3 (9).  Collezione Adelphi,  Ed. 1967,  IV, 1, p. 89.

 

SULLA FILOLOGIA:

La filologia ha il difetto di voler insinuare l’elemento umanistico: le si affidano i giovani solo perché essi diventino umanistici.

L’ elemento umano dei Greci consiste in una certa ingenuità con cui presso di loro si rivelano l’ uomo, lo Stato, l’ arte, il vincolo sociale, il diritto di guerra e il diritto internazionale, le relazioni sessuali, l’ educazione, i partiti; si tratta precisamente dell’ elemento umano, che si mostra ovunque e presso tutti i popoli, ma che presso di loro si rivela senza maschera, e ciò in tale misura che non se ne può fare a meno ai fini dell’ istruzione.

Idem c.s., 3 (12) p. 90.

 

SU LEOPARDI:

Leopardi è l’ ideale moderno del filologo; i filologi tedeschi non sanno fare nulla.

Idem c.s. 3 (23), p. 93-94.

 

SU VANITA’ E SAGGEZZA:

La vanità è la tendenza involontaria a spacciarsi come individuo, mentre non lo si è; ossia a spacciarsi come indipendente, mentre si dipende.

La saggezza è l’inverso, si presenta come dipendente, mentre è indipendente.

 Idem c.s. 3 (24) p. 94

 

SUL LAVORO DEL FILOLOGO:

Emendare testi è un lavoro divertente per studiosi, è un risolvere rebus, ma non si dovrebbe considerarlo come un qualcosa di importante. Sarebbe un cattivo risultato se il linguaggio dell’ antichità ci risultasse meno chiaro perché inceppato da un milione di parole.

Idem c.s. 8 (31) p. 95.

 

SU BENTLEY:

Wolf dice che come scrittore e come uomo, Bentley fu per la maggior parte della sua vita disconosciuto e perseguitato, oppure lodato con malignità.

Idem c.s. 3 (33), p. 95.

 

SUGLI  ANTICHI:

Si dovrebbe imparare dall’ antichità, ad esempio, lo scrivere, il parlare, eccetera.

Idem c.s. 3 (37, p. 96.

 

SULLA SCUOLA  FILOLOGICA:

Oggi, al gran numero di filologi senza talento si trova per contro un certo numero di filologi nati, i quali sono impediti a diventare tali da una qualche circostanza. Peraltro, il più importante ostacolo che trattiene questi filologi nati è il fatto che la filologia viene male rappresentata dai filologi senza vocazione.

Idem c.s. 3 (38), p. 96.

 

SULLA DISCENDENZA:

E’ facile che i figli dei filologi diventino filologi? Dubito. Non può formarsi un’ accumulazione di capacità filologiche, come invece – per esempio nella famiglia di Beethoven – di capacità musicali.

Idem c.s. 3 (50), pp. 98-99.

 

SULL’ UOMO LIBERO:

All’ uomo libero tocca vivere per sé stesso, non in vista di altri. E’ per questo che i Greci consideravano indecoroso il lavoro manuale.

Idem c.s. 3 (55), p. 99.

 

SULL’ ANTICHITA’:

L’ antichità ci parla quando ne ha voglia, non già quando ne abbiamo voglia noi.

Idem c.s. 3 (56), p. 100.

 

ATTUALITA’ E ANTICHITA’:

Se al filologo si propone in compito di intendere meglio la sua epoca mediante l’ antichità, tale compito risulta eterno.

Idem c.s. 3 (62), p. 101.

 

INFLUENZE ORFICHE:

L’ esigenza cristiana, che ciascuno miri alla propria beatitudine, e soltanto a questa, è in contrasto con la generale vita umana, in cui ognuno vive solo come un punto fra altri punti, non soltanto come risultato delle precedenti generazioni, ma altresì come qualcosa di rivolto unicamente alle generazioni venture.

Idem c.s. 3 (63), p. 102.

 

SPIRITUALITA’ E CULTURA:

Bisogna giudicare in base al seguente criterio: quanta più spiritualità , tanto più dolore (come dimostrano i Greci). E così pure, quanta più stupidità, tanto più benessere. Il filisteo della cultura è la creatura più soddisfatta che sia mai comparsa sotto il sole.

Idem c.s. 3 (65), p. 103.

 

SULLO  STILE:

Raccomando di coltivare lo stile greco, in luogo di quello latino, con riferimento soprattutto a Demostene. Semplicità! Tener presente Leopardi, che è forse il più grande stilista del nostro secolo.

Idem c.s. 3 (71), p. 105.

 

SULLA POSIZIONE DELL’ UOMO:

L’ uomo sta in un grande vortice di forze e immagina che tale vortice sia razionale ed abbia un fine razionale. Errore !

L’ unica cosa razionale che noi conosciamo è il pezzetto di ragione dell’ uomo: egli deve aguzzarla quanto può, e quando vorrà abbandonarsi  in qualche modo “alla provvidenza”, ciò finirà sempre per rovinarlo.   

Idem, c.s. 3 (75), p. 106.

 

SUL TIRANNO:

Anche i tiranni dello spirito sono stati quasi sempre assassinati e hanno avuto esigua discendenza.

Frammenti postumi, primavera – estate 1875, 5 (7).  Collezione Adelphi,  Ed. 1967,  IV, 1, p. 112.

 

SUI  POPOLI:

Ma come è possibile esaltare e lodare tutto quanto un popolo? Si tratta pur sempre di individui, anche presso i Greci.

Idem c.s. 5 (9), p. 112.

 

SUI  GRECI:

I Greci sono interessanti ed estremamente importanti poiché possiedono una tale quantità di grandi individui. Occorre studiare come ciò sia stato possibile.

Idem c.s. 5 (14), p. 113.

 

SUL CRISTIANESIMO:

Noi non siamo più guidati da alcun pregiudizio a favore del cristianesimo, ma lo comprendiamo ancora, ed assieme ad esso comprendiamo pure l’ antichità, in quanto entrambi stanno sulla medesima linea di sviluppo.

Idem c.s. 5 (16), pp. 113 – 114.

 

SULLE IDEE RELIGIOSE:

In ogni futura attività del mondo non si avrà più il diritto di dominare gli uomini con idee religiose.

Ma allora essi si mostreranno forse peggiori? Non trovo davvero che sotto il giogo delle religioni essi si comportino bene e moralmente: Io mi schiero dalla parte di Demofele. Il timore dell’ al di là ed in generale il timore religioso della punizione divina quasi certamente non hanno migliorato gli uomini.

Idem c.s. 5 (24), p. 115.

 

SU UN PROPRIO SOGNO:

Io sogno una società di uomini che siano liberi da condizioni, che non conoscano indulgenza e vogliano chiamarsi  “annientatori”: essi applicano ad ogni cosa il metro della loro critica e si sacrificano alla verità. Il brutto e il falso devono venire alla luce.

Idem c.s. 5 (30), p. 117).

 

SUL LICEO E LA SCIENZA:

Posto che il liceo debba educare alla scienza, si dice oggi: esso non può più fornire la preparazione per nessuna scienza, tanto vaste sono diventate le scienze. Da conseguenza, si deve preparare in modo generale per tutte le scienze, ossia per la scientificità.

Idem c.s. 5 (43), p. 120.

 

SULL’ ANTICHITA’ E IL CRISTIANESIMO:

E’ quasi ridicolo vedere come pressappoco tutte le scienze e le arti dell’ epoca moderna sorgano nuovamente per opera del seme gettato nell’ antichità, e come a questo riguardo il cristianesimo si presenti  unicamente come il gelo dannoso di una lunga notte, quando cioè si dovette credere che per la ragione e la schiettezza degli uomini tutto fosse finito per sempre. La lotta contro l’ uomo naturale ha creato l’ uomo innaturale.

Idem c.s. 5 (51), p. 122.

 

SULLA FILOLOGIA COME SCIENZA:

Esisterebbe ancora la filologia come scienza se i suoi servitori non fossero educatori stipendiati? In Italia ve ne erano. Chi può mettere, per esempio, un tedesco accanto a Leopardi?

Idem c.s. 5 (56), p. 124.

 

SULLA STORIA:

Chi non comprende quanto la storia sia brutale e priva di senso, non comprenderà certo neppure l’ impulso a dare un senso alla storia. Orbene, si guardi quanto rara è una conoscenza della propria vita che risulti piena di significato, come lo è quella di Goethe, e ci si domandi che cosa di razionale possa mai venir fuori da tutte queste esistenze annebbiate e cieche, una volta che esse agiscano caoticamente in collaborazione ed in discordia fra loro.

E’ dunque particolarmente ingenuo il distogliere – come fa Hellewald, autore di una storia della civiltà – da tutti gli ideali,  per il fatto che la storia li abbia sempre tolti di mezzo, l’ uno dopo l’ altro.

Idem c.s. 5 (58), p. 125.

 

SULLE RELIGIONI:

Io intendo le religioni come narcotici: tuttavia, se vengono date a popoli come i Germani, esse risultano autentici veleni.

Idem c.s. 5 (61), p. 126.

 

SULL’ EDUCAZIONE:

L’ educazione è innanzitutto una dottrina del necessario, ed in seguito una dottrina di ciò che si trasforma ed è modificabile. Si pone il giovane di fronte alla natura, ed ovunque gli si mostra il dominio di leggi; in un secondo tempo gli si presentano le leggi della società civile. A questo punto si agita già la questione: doveva essere così? A poco a poco il giovane sente il bisogno della storia, per apprendere in che modo le cose hanno preso questo corso. Con ciò tuttavia egli impara che le cose possono andare anche diversamente.

In che misura l’ uomo esercita il potere sulle cose? Questa è la domanda di ogni educazione.

Ora, per mostrare come le cose possano seguire un corso del tutto differente, si indichino come esempio i Greci,  I Romani servono per mostrare come le cose hanno preso un certo corso.

Idem c.s. 5 (64), p. 126 – 127.

 

SULLA CIVILTA’ GRECA:

La civiltà greca si fonda sul rapporto di forza di una classe poco numerosa, opposta a un numero da quattro a nove volte superiore di schiavi. Quanto alla massa, la Grecia fu un paese abitato da barbari.

Come è possibile trovare umani gli antichi?

Contrasto fra il genio e colui che si guadagna il pane, simile a un animale da soma o da tiro. I Greci credevano in una diversità di razza. Schopenhauer si stupisce che la natura non abbia voluto inventare due specie separate.

Idem c.s. 5 (72), p. 128.

 

SULLA MALINCONIA:

La melanconia che accompagna il genio, si fonda sul fatto che la volontà di vivere, quanto più chiaramente si trova ad essere illuminata dall’ intelletto, tanto più distintamente percepisce la miseria del proprio stato.

(Da Schopenhauer. Cfr. i Greci).

Idem c.s. 5 (76), p. 129.   

 

SUGLI INFORTUNI DELLA CIVILTA’:

Il soggiacere politico della Grecia fu il più grande infortunio della civiltà, poiché ha fatto sorgere l’ orribile teoria, secondo cui è possibile promuovere la civiltà solo quando si è armati sino ai denti e al tempo stesso si portino guanti di ferro.

Il sorgere del cristianesimo fu il secondo grande infortunio: nel primo caso la forza bruta, nel secondo l’ intelletto ottuso riuscirono a prevalere sul genio aristocratico fra i popoli.

Idem c.s. 5 (91), p. 131.

 

SULLA FORZA MILITARE:

Ciò che nel complesso è sicuro è l’ incremento della forza militare dell’ umanità. La vittoria della nazione più forte: un po’ alla volta non è soltanto il metro per la maggiore forza fisica, ma ancora per quella spirituale.

Idem c.s. 5 (92), p. 132.

 

SU BAYREUTH:

La mia disperazione a causa di Bayreuth, non vedo più nulla che non sia pieno di colpa ai miei occhi. Riflettendo più profondamente scopro di essermi imbattuto nei problemi fondamentali di ogni cultura. Talvolta mi manca la voglia di continuare a vivere.

Idem c.s. 5 (98), p. 132.

 

SULLA MORALE GRECA:

La morale greca non si fonda sulla religione, bensì sulla polis. In Grecia vi furono soltanto sacerdoti dei singoli dèi, non già rappresentanti dell’ intera religione, quindi non vi fu affatto una classe sacerdotale. Allo stesso modo non vi furono sacre scritture.

Idem c.s. 5 (104), p.133.

 

SUGLI ERRORI FONDAMENTALI:

Errori fondamentali di tutti i tipi, delle classi sociali e delle aspirazioni:

O vivere sotto la guida delle illusioni, oppure vivere nel modo difficile, cioè senza speranze, senza inganni,

… La lotta con la necessità costituisce il primo principio della vita. Il comprendere come tutti gli scopi siano ingannevoli e l’ avere pietà di sé stessi costituiscono il secondo principio.

Idem c.s. 5 (166), p. 152.

 

MOTTO:

Non bisogna sfruttare gli uomini come cose!

Idem c.s 5 (176), p154.

 

SULLA UMANITA’ NELLO STATO:

Quanto migliore è la struttura dello Stato, tanto più fiacca è l’ umanità.  Fare dell’ individuo qualcosa di scomodo, ecco il mio compito.

Idem c.s. 5 (178), p. 154.

 

SULL’ INFANZIA:

L’ infanzia e la fanciullezza hanno il loro fine in sé stesse: non sono una fase.

 

SUI GRECI:

Se si pensa alla massa enorme di schiavi sulla terraferma, i Greci dovevano essere assai rari. Una casta superiore di gente che non faceva nulla, politici, eccetera. Le loro inimicizie li mantenevano in una tensione fisica e intellettuale. Dovevano mantenere la loro superiorità qualitativa. Questo era il loro fascino sulle masse.

Idem c.s. 5 (199), p. 158.

Continua.

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