MUSSOLINI
Interviste
Tratto dal libro di Ray Moseley: Mussolini, i giorni di Sal�. Lindau 2006
"Lavoro e faccio sforzi pur sapendo che tutto non � che una farsa" Benito Mussolini.
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�Alla fine dell�inverno del 1945, Benito Mussolini si ritrov� a essere profondamente consapevole del fatto che la sua vita avesse ormai fatto il proprio corso e che davanti a lui rimanessero solo qualche settimana o qualche mese d�angoscia, che avrebbero sicuramente portato altri disastri, altre sconfitte. Era d�umore nero e aveva iniziato a parlare della morte che si avvicinava in modo quasi ossessivo. Avrebbe potuto aggrapparsi a un filo di speranza nella sopravvivenza, ma era come se fosse in una stanza senza vie d�uscita. Le forze armate tedesche che avevano sostenuto il suo governo fantoccio fin dalla sua creazione, nel settembre del 1943, erano state inesorabilmente spinte fuori dall�Italia, le frontiere della sua repubblica fascista si restringevano pressoch� quotidianamente e lui era consapevole che alle sue spalle i capi militari tedeschi stavano negoziando con gli Alleati nella Svizzera neutrale. Con le forze sovietiche e quelle degli Alleati occidentali che dilagavano inesorabilmente verso il cuore dell�impero nazista, la Germania non costituiva pi� un possibile rifugio, n� Mussolini ne cercava uno. Era determinato a morire nel suo paese. In febbraio, rendendosi conto con improvvisa chiarezza dell�inevitabile distruzione di tutto ci� per cui aveva vissuto, Mussolini soffr� di quello che il suo dottore tedesco defin� esaurimento nervoso e la sua forza fisica e mentale si deterior� notevolmente. Dormiva male, mangiava poco ed era tornato ancora una volta magro, come quando aveva sofferto d�ulcera (1). Ormai, guardava alla morte probabilmente come a un gradito sollievo. Dal momento in cui, nel luglio del 1943, era stato destituito e arrestato, poi salvato dai tedeschi e costretto da Hitler a prendere nuovamente le redini del governo, Mussolini era diventato una figura infelice, preso nella morsa del livore, della vergogna e della depressione. I tedeschi avevano perso la fiducia in lui e lo umiliavano quasi quotidianamente, negandogli qualsiasi reale esercizio di potere, brutalizzando e addirittura schiavizzando la sua gente, rubando patrimoni e risorse al suo paese. Lui odiava alcuni dei fascisti che lo circondavano, odiava il luogo in cui viveva in remoto isolamento vicino al Lago di Garda, il pi� malinconico di tutti i laghi italiani, un posto che non aveva scelto lui. La sua vita privata era turbolenta come sempre. A volte, lui e Rachele, la moglie contadina, si incrociavano freddamente nella villa che dividevano senza riconoscere l�esistenza l�uno dell�altra (2). Claretta Petacci, la sua amante, viveva a dieci chilometri di distanza in un�altra villa sul lago e i momenti di conforto con lei erano pochi.
Cos� si era confidato Mussolini con Madeleine Mollier, moglie dell�addetto stampa dell�ambasciata tedesca e volontaria della Croce Rossa in un ospedale militare tedesco in Italia. Lo aveva intervistato per una rivista tedesca nel 1938, quand�era all�apice del potere a Roma, e lui se lo ricordava bene: �Sette anni fa ero ancora un personaggio interessante. Adesso sono un defunto�. La Mollier aveva ottenuto il suo permesso a intervistarlo e fotografarlo di nuovo, una delle ultime interviste che avrebbe dato e un documento eccezionale dal momento che non presentava alcuna traccia di egoistiche dissimulazioni o distorsioni dei fatti. Poteva essere pi� franco di quanto lo fosse mai stato prima, perch� in realt� parlava dalla tomba; le aveva chiesto di non pubblicare nulla fino a dopo la sua morte, e solo nel 1948 la Mollier lo fece. Le disse: �S�, signora. Sono finito. La mia stella � tramontata. Lavoro e faccio sforzi, pur sapendo che tutto non � che una farsa. [�] Aspetto la fine della tragedia e, stranamente distaccato da tutto, non mi sento pi� attore; mi sento come l�ultimo spettatore�. Disse di aver iniziato a morire nel gennaio del 1944, quando gli estremisti fascisti del suo regime lo avevano obbligato ad acconsentire all�esecuzione di suo genero ed ex ministro degli Esteri, il conte Galeazzo Ciano, dopo che questi aveva contribuito a farlo destituire dalla carica. Ci� aveva portato alla rottura con Edda Mussolini Ciano, la figlia prediletta, una rottura dolorosa per entrambi e a cui non verr� posto rimedio durante l�arco della sua vita. �L�agonia � atrocemente lunga. Sono il capitano della nave in tempesta. La mia nave si � spezzata. Mi trovo nell�Oceano furioso, su un rottame. Quest�impossibilit� di agire, di rimediare! Nessuno sente la mia voce� Adesso mi rinchiudo nel silenzio. Ma un giorno il mondo mi ascolter� (3). Era un uomo di genio, come i suoi ammiratori non erano mai stanchi di declamare nei giorni della sua gloria, ma oramai questa descrizione suonava vuota. �Il Duce ha sempre ragione� era stato lo slogan guida del regime fascista, affisso sui muri e sui pali della luce in tutto il paese. L�uomo che aveva aspirato a essere un moderno Cesare, a condividere con Hitler il dominio dell�Europa, a portare via un pezzo di Francia e annetterlo all�Italia, a essere il responsabile dal pugno di ferro del Mediterraneo e a creare un impero in Africa, era stato ridotto al ruolo di governatore provinciale nel suo stesso dominio che andava svanendo. A volte parlava con amarezza di se stesso come del sindaco della cittadina di Gargnano dove era costretto a vivere. Persino questa poteva sembrare un�esagerazione del suo potere. I tedeschi sorvegliavano la villa in cui viveva, i tedeschi esercitavano il totale controllo sul campo di battaglia, i tedeschi gli censuravano i giornali e monitoravano le sue telefonate, i tedeschi nominavano i funzionari provinciali senza consultarsi con lui, i tedeschi ignoravano le sue rimostranze sulla condizione in cui era stato ridotto. Ancora pi� rilevante, Mussolini si descriveva spesso come prigioniero a Gargnano. La sua vita era una lunga e incessante umiliazione e, ancor peggio, lo stesso Hitler, che un tempo aveva guardato a lui con genuina ammirazione, ora lo ignorava e lo considerava di poco rilievo. Mussolini era altrettanto deluso dal dittatore nazista che, a sua volta, aveva fallito; ma manteneva, o fingeva di mantenere, una fede infantile nel fatto che le armi segrete naziste all�ultimo momento sarebbero state svelate e avrebbero portato a una vittoria miracolosa. �Sono l�uomo pi� odiato d�Italia� disse al suo segretario Giovanni Dolfin, alla fine del 1943 (4). A un amico disse: �Se io promettessi a ogni italiano delle monete d�oro, nessuno mi crederebbe. Se le facessi versare nelle loro mani, le prenderebbero, ma intimamente sarebbero convinti della loro falsit�. E quando un esperto garantisse loro che fossero di puro metallo prezioso, allora penserebbero che l�oro non vale pi� nulla� (5). L�idea era stata promossa da Alessandro Pavolini, il fanatico che era stato scelto da Mussolini come segretario del Partito Fascista. Aveva convocato molte riunioni di fascisti e tedeschi per discutere il piano. In ogni occasione i tedeschi si erano risolutamente professati contrari e il ministro delle Forze Armate, il maresciallo Rodolfo Graziani, non meno di loro. Tuttavia, Mussolini si aggrapp� a quell�idea. Il tono sconcertato dell�intervista con la Mollier fu sostituito da recriminazioni e giustificazioni mentre rimuginava sotto le stelle. Mussolini addossava la colpa della caduta del fascismo all�egoismo di industriali e finanzieri italiani, si lamentava dell�ostilit� di Francia e Inghilterra nei confronti dell�Italia prima della guerra e difendeva la sua alleanza con la Germania. Ma rimproverava a Hitler di non averlo ascoltato di pi�. Aveva reagito con entusiasmo all�invasione dell�Unione Sovietica da parte di Hitler, e si era volontariamente offerto di mandare dei soldati italiani sul fronte di battaglia, ma ora diceva di essersi opposto. �In Germania tutti mi disprezzano, tranne Hitler, che ha ancora per me del rispetto.� Disse di essere stato prigioniero dei tedeschi per tutta l�esistenza della sua piccola repubblica e che, se Hitler e la Germania fossero stati in grado di vincere la guerra, �Mussolini e l�Italia l�avrebbero ugualmente perduta�. Temeva che la Russia, una volta entrata in possesso dell�Europa centrale, non potesse essere scacciata; veramente americani e inglesi non riuscivano ad avvertire questo grande pericolo?
Tratto da www.jubaleditore.net
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