STEFANO  SCURLA

 

Il naufragio del "bark" austro - ungarico "Stefano" alla costa Nord Ovest dell'Australia.

 
  

 

Ing. Amedeo Sala, Perth.

In memoria.

Amedeo Sala, editor.  Perth

 
 
 

 

 

 

Due marinai dalmati - i soli superstiti di un veliero fiumano dell'armatore Nicol� Baccich - salvati da aborigeni australiani, hanno aiutato a loro volta a salvare la lingua indigena.

Ricercatori dell'Universit� dell'Australia Occidentale hanno ricostruito la storia di una trib� aborigena ora estinta, grazie all'opera di un gesuita raguseo, Padre Stefano Scurla, scritta in italiano nel 1876 e scoperta a Perth nel 1990.

Per la prima volta si hanno dettagli di uno slang indigeno sviluppatosi al Capo North-Ovest in seguito a contatti con i coloni bianchi degli aborigeni della trib� Ynikutira, ora scomparsa.

     La leggenda vuole che degli indigeni rimangano solo mucchi di ossa umane sparse su una spiaggia. II dott. Alan Dench, docente in linguistica dell�Universit� dell�Australia Occidentale, attesta, per�, che gli aborigeni Yinikutira furono distrutti dal vaiolo e morbillo. Prima della scomparsa, la trib� fu la sola causa di salvezza di due naufraghi dalmati che, a loro volta, contribuirono alla sopravvivenza della storia e della lingua aborigena.

     L'evento ebbe inizio il 27 ottobre del 1875, quando il bark fiumano, Stefano, diretto a Hong Kong, naufrag� al largo del Capo Nord Ovest a circa 900 km da Perth.

Dell'equipaggio di 17 uomini solo 10 riuscirono a sfuggire i mari in tempesta. II calore e l'aridissima terra australiana richiesero il loro tributo: i naufraghi alla ricerca di cibo ed acqua, seppellirono i compagni morti nel loro cammino lungo la costa in cerca di un centro abitato europeo. Un gruppo di aborigeni nomadi salv� i due soli sopravvissuti, anche se si meritavano di essere abbandonati al loro destino, visto che i bianchi inducevano i negri in schiavit� nell'industria perlifera. I naufraghi trascorsero tre mesi con gli aborigeni prima di essere ritrovati e rimpatriati.

     Ritornati a Ragusa (ora Dubrovnik), riferirono le loro vicissitudini a Stefano Scurla, il gesuita che pubblic� la loro storia assieme ad un glossario di parole aborigene imparate durante i sei mesi trascorsi al Capo. L'abate non avrebbe potuto immaginare il valore che il suo manoscritto avrebbe assunto pi� di un secolo dopo la sua pubblicazione, nel 1876.

    II dott. Dench fu incuriosito dal manoscritto perch� dava una descrizione molto dettagliata delle attivit� quotidiane degli Yinikutira che vivevano al Capo Nord Ovest.

    II resoconto dello Scurla � molto ricco. Include la descrizione dell'apparenza fisica e degli ornamenti indossati dagli indigeni descrivendo anche il loro forte senso di unit�. L'opera d� dettagli dei metodi di caccia, dei cibi, degli attrezzi, delle armi e dei riti religiosi.

II manoscritto di Scurla annota anche - e per la prima volta - la lingua aborigena in uso "ordinario" dando un'idea dei contatti culturali nella regione. II manoscritto � eccezionale per Ia precisione con la quale registra la lingua.

    In breve, il valore dell'opera di Scurla per I'antropologia, archeologia, linguistica e storia degli indigeni australiani � inestimabile.

Analizzando la lingua trascritta da Scurla si scopre che gli aborigeni parlavano un pidgin (slang) e non una vera e propria lingua aborigena. Questa lingua franca raccoglieva vocaboli da diverse lingue. Per esempio la parola per "tartaruga" era "tataruga" che pare derivata dall'italiano. Gli indigeni Ngarluma dei centri di Cossack e Roebourne - dove si era sviluppata l�industria perlifera - inclusero parole inglesi e dei dialetti del sud probabilmente introdotti dai galeotti negri importati dall'Isola di Rottnest, situata di fronte a Fremantle."

    La scoperta di un pidgin indigeno � preziosa per la glottologia australiana ed ha importanti implicazioni per quel poco che si capisce di altri dialetti in Australia. II dott. Dench afferma che le epidemie e le malattie veneree, al giro del secolo, hanno drasticamente ridotto la fertilit� dei negri e quindi il loro numero.

    Nella regione di Pilbara negli anni 1870 e 1880 non c'erano bambini con cui giocare, parlare e comunicare, quindi la lingua mor�: semplicemente non c'era a chi trasmetterla.          

    La regione del Pilbara ha un'alta concentrazione di diversit� linguistiche: ci sono forse 20 lingue oggi poco usate,  alcune con quattro o cinque dialetti. Quelli che le parlano ancora sono solo gli anziani, ma i giovani non le imparano poich� sostituite dall'inglese.

Linguisti registrano le lingue del Pilbara da tempo, ma di queste, solo frammenti di storie e canzoni sopravvissute, testimoni della drammatica scomparsa delle lingue con la morte dei sopravvissuti che le parlavano.

La scoperta del manoscritto di Padre Scurla � quindi ritenuta come una tra le pi� importanti della storiografia australiana.

Quest�influenza dei naviganti dalmati di lingua italiana sulla storia d�Australia � perci� estremamente significativa. 

 

 

Vai alla prefazione

Vai al capo primo

Torna a Letteratura

Torna alla Home page