LEONARDO DA VINCI

 

 

  FAVOLE  E  NOVELLE

 

   

 
  

 NOVELLE

 
 

 

 
 

BURLA D'UN FRATE AD UN MERCANTE.   Usano i frati minori, a certi tempi, alcune loro quaresime nelle quali essi non mangiano carne ne' loro conventi; ma in viaggio, perch� essi vivano di limosine, hanno licenzia di mangiare ci� che � posto loro innanzi. Onde, abbattendosi in detti viaggi, una coppia d'essi frati a un'osteria, in compagnia d'un certo mercantuolo il quale, essendo a una medesima mensa, alla quale non fu portato, per la povert� dell'osteria, altro che un pollastro cotto; onde esso mercantuolo, vedendo questo essere poco per lui, si volse a essi frati e disse:

- Se io ho ben di ricordo, voi non mangiate in tali d� ne' vostri conventi, d'alcuna maniera di carne.

Alle quali parole i frati furono costretti, per la lor regola, senza altre cavillazioni, a dire ci� essere la verit�: onde il mercantuolo ebbe il suo desiderio; e cos� si mangi� essa pollastra; e i frati feciono il meglio che poterono.

Ora, dopo tale desinare, questi commensali si partirono tutti e tre di compagnia; e dopo alquanto di viaggio, trovati un fiume di bona larghezza e profondit�, essendo tutti e tre a piedi - i frati per povert� e l'altro per avarizia - fu necessario, per l'uso della compagnia, che uno de' frati, essendo discalzi, passasse sopra i suoi omeri esso mercantuolo; onde datoli il frate a serbo i zoccoli, si caric� di tale omo.

Onde accadde che, trovandosi esso frate in mezzo del fiume, esso ancora si ricord� de la sua regola; e fermatosi, a uso di San Cristofano, alz� la testa inverso quello che l'aggravava, e dissi:

- Dimmi un poco, hai tu nissun din�ri addosso?

- Ben sai - rispose questo - come credete voi che mia pari mercante andasse altrimenti attorno?

- Ohim� - disse il frate - la nostra regola vieta che noi non possiamo portare denari addosso - e subito lo gett� nell'acqua.

La qual cosa conosciuta dal mercante, facetamente la gi� fatta ingiuria essere vendicata, con piacente riso, pacificamente, mezzo arrossito per vergogna, la vendetta sopport�.

 

BURLA DI UN PITTORE AD UN PRETE.   Andando un prete per la sua parrocchia il sabato santo, dando, com'� usanza, l'acqua benedetta per le cose, capit� nella stanza d'un pittore, dove spargendo essa acqua sopra alcuna sua pittura, esso pittore, voltosi indirieto alquanto scrucciato, disse perch� facessi tale spargimento sopra le sue pitture.

Allora il prete disse essere cos� usanza, e ch'era suo debito fare cos�, e che faceva bene, e chi fa bene debbe aspettare bene e meglio, che cos� promettea Dio, e che d'ogni bene che si faceva in terra, se n'avrebbe di sopra per ogni un, cento.

Allora il pittore, aspettando ch'egli uscisse fori, se li fece di sopra alla finestra, e gitt� un gran secchione d'acqua addosso a esso prete, dicendo:

- Ecco che di sopra ti viene per ogni un, cento, come tu dicesti che accadrebbe del bene che mi facevi colla tua acqua santa, colla quale m'hai guasto mezze le mie pitture.

 

MOTTO DI UN ARTIGIANO AD UN SIGNORE.

Uno artigiano, andando spesso a visitare uno signore, sanza altro proposito dimandare al quale, il signore domand� quello che andava facendo. Questo disse che veniva l� per avere de' piaceri che lui aver non potea; perocch� volentieri vedea omini pi� potenti di lui, come fanno i popolani, ma che 'l signore non potea vedere se non omini di men possa di lui: per questo i signori mancano d'esso piacere.

 

BELLA RISPOSTA DI UN PITAGORICO.   Uno, volendo provare colla alturit� di Pitagora, come altre volte lui era stato al mondo, e uno non li lasciava finire il suo ragionamento; allor costui disse a questo tale:

- E per tale segniale che io altre volte ci fussi stato, io mi ricordo che tu eri mulinaro.

Allora costui, sentendosi mordere con le parole, gli conferm� essere vero, che per questo contrassegno lui si ricordava che questo tale era stato l'asino che li portava la farina.

 

RISPOSTA DI UN PITTORE.   Fu dimandato a un pittore perch�, facendo lui di figure s� belle che eran cose morte, per che causa avesse fatto i figlioli s� brutti.

Allora il pittore rispose, che le pitture le fece il d� e i figlioli di notte.

 

UN AMICO A UN MALDICENTE.   Uno lasci� lo usare con uno suo amico, perch� quello spesso li diceva male delli amici sua. Il quale, lasciato l'amico, un d� dolendosi collo amico, e dopo molto dolersi, lo preg� che li dicesse quale fusse la cagione che lo avesse fatto dimenticare tanta amicizia. Al quale esso rispose:

- Io non voglio pi� usare con teco per ch'io ti voglio bene, e non voglio che, dicendo tu male ad altri di me tuo amico, che altri abbiano come me a fare trista impressione di te, dicendo tu a quelli male di me tuo amico; onde non usando noi pi� insieme, parr� che noi siamo fatti nimici, e per il dire tu male di me, com'� tua usanza, non sarai tanto da essere biasimato, come se noi usassimo insieme.

 

DETTO DI UN INFERMO.   Sendo un infermo in articolo di morte, esso sent� battere a porta, e domandato uno dei suoi servi chi era che batteva l'uscio, esso servo rispose esser una che si chiamava Madonna Bona.

Allora l'infermo, alzate le braccia, ringrazi� Dio con alta voce; poi disse ai servi che lasciassero venire presto questa, acciocch� potesse vedere una donna bona innanzi ch'esso morisse, imperocch� in sua vita mai ne vide nessuna.

 

DETTO DI UN DORMIGLIONE.   Fu detto a uno che si levasse dal letto, perch� gi� era levato il sole, e lui rispose. Se io avessi a fare tanto viaggio e faccende quanto lui, ancora sarei gi� levato, e per�, avendo a fare s� poco cammino, ancora non mi voglio levare.

 

RISPOSTA A UN MOTTO.   Uno vede una gran spada allato a un altro, e dice: - Oh, poverello! Ell'� gran tempo ch'io t'ho veduto legato a questa arme: perch� non ti disleghi, avendo le mani disciolte e possiedi libert�? Al quale costui rispose:

- Questa � cosa non tua, anzi � vecchia. - Questi, sentendosi mordere, rispose:

- Io ti conosco sapere s� poche cose in questo mondo, ch'io credevo che ogni divulgata cosa a te fussi per nova.

 

FACEZIA DI UN VANTATORE.   Uno disputando, e vantandosi di saper fare molti e vari belli giochi, un altro de' circostanti disse:

- Io so fare uno gioco, il quale far� trarre le brache a chi a me parr�.

Il primo vantatore, trovandosi sanza brache: - Che no - disse - che a me non le farai trarre! E vadane un paro di calze.

Il proponitore d'esso gioco, accettato lo 'nvito, impront� (si procacci�) pi� para brache, e trassele nel volto al mettitore delle calze, e vinse il pegno.

 

RISPOSTA AD UN MOTTO.   Uno disse a un suo conoscente: - Tu hai tutti li occhi trasmutati in istrano colore.

Quello li rispose intervenirgli (capitargli) spesso: - Ma tu non ci hai posto cura.

- E quando ti addivien questo? - Rispose l'altro.

- Ogni volta che 'mia occhi veggono il tuo viso strano, per la violenza ricevuta da s� gran dispiacere, s'impallidiscono e mutano in istrano colore.

 

MOTTO.   Uno disse che in suo paese nasceva le pi� strane cose del mondo. L'altro rispose:

- Tu che vi se' nato confermi ci� esser vero, per la stranezza della tua brutta presenza.

 

FACEZIA D'UN PRETE.   Una lavava i panni, e pel freddo avea i piedi molto rossi, e passandole appresso uno prete, domand�, con ammirazione, donde tale rossezza derivassi; al quale la femmina subito rispose che tale effetto accadeva perch� ella aveva sotto il foco.

Allora il prete mise mano a quello membro, che lo fece essere pi� prete che monaca, e a quella accostandosi, con dolce e sommessiva voce preg� quella che 'n cortesia li volessi accendere quella candela.

 

FACEZIA.   Uno, andando a Modana, ebbe a pagare 5 soldi di Lira di gabella della sua persona. Alla qual cosa, cominciato a fare gran romore e ammirazione, attrasse a s� molti circustanti, i quali domandando donde veniva tanta maraviglia, ai quali Maso rispose:

- Oh, non mi devo io maravigliare? Conciossia che tutto un omo non paghi altro che 5 soldi di lira, e a Firenze io, solo per menar dentro il cazzo ebbi a pagare 10 ducati d'oro, e qui metto il cazzo, il culo e tutto il resto, per s� piccolo dazio. Dio salvi e mantenga tal citt� e chi la governa.

(Pu� darsi che tale fatto si riferisca a una condanna realmente ricevuta da Leonardo, in Firenze, per alcune intemperanze giovanili di cui fu accusato insieme ad un gruppo di amici. N.d.R.).

 

MOTTO ARGUTO.   Due, camminando di notte per dubbiosa via, quello dinanzi fece gran strepito col culo, e disse l'altro compagno: - Or veggo ch' io sono da te amato.

- Come? - disse l'altro. E quel rispose:

- Tu mi porgi la correggia perch'io non caggia n� mi perda da te.

 

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Un sito Internet, a meno che non sia particolarmente specializzato, non potr� realizzare che un viatico.

Molto di pi� potranno offrire numerosi siti  su un tema.

Ancora meglio sarebbe, oltre a ci�, riprendere l�antica abitudine della frequentazione di librerie e della consultazione degli schedari,  nelle pubbliche biblioteche.

 

Si veda:    http://banzai.msi.umn.edu/leonardo

 

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