Vetrinetta di antiche novelle

 

 

capo settimo (primo)

 

Dalla raccolta �Trecentonovelle� di Franco Sacchetti, la cui nascita, in data e luogo, � tuttora considerata incerta (da Benci d�Uguccione Sacchetti in Ragusa � Dalmazia � 1330, o Firenze, 1335). Mor� in San Miniato nel 1400, anche questo non certo.

Morpurgo cita Letterio di Francia che lo defin� un vero cittadino di Repubblica, uno di quegli uomini completi, secondo il loro tempo, che potevano governare la citt� col consiglio, difenderla con le armi, correggerla con la giustizia, adornarla di religione e di buon costume, fiorirla di lettere, d�arte e di poesia.�

Rimangono, delle trecento originarie, 223 operette poste ancora fra il meglio della nostra letteratura novellistica.

 

 
 

 

LA  PIOGGIA  DI  MACERATA

 

Nel tempo che il comune di Firenze e gli altri collegati feciono perdere gran parte della Marca alla Chiesa di Roma (1), il conte Luzzo venne nella Marca con pi� di mille lance, e pose il campo a Macerata dal lato d'una porta, che si chiama la porta di San Salvadore; e dall'altro lato si pose Rinalduccio da Monteverde, che allora era signore di Fermo, pose il campo da un'altra porta, cio� alla porta del mercato; ed ivi al terzo d� dierono battaglia alla terra, credendola aver per forza.

 E lo conte Luzzo con la sua brigata ruppono le mura appresso delle mura di San Salvadore, in tre luoghi, avvegnadioch� della sua gente assai ne fossono feriti e morti.

E partendosi lo quarto d� la detta oste, e ritornando in quello di Fermo, da ivi a pochi d�, una sera a tre ore di notte, venne una grandissima acqua a Macerata; e correndo forte le vie della terra, menando l�acqua ogni bruttura delle strade, tur� una fogna. Di che l�acqua non potendo uscire di fuori, n� fare il suo corso, entr� per le case che gli erano dappresso.

Di che andando una femmina per lo vino, che volea cenare, andando di sicuro, trov� la sua casa piena d�acqua; e prima che di ci� s�accorgesse, entr� nell�acqua fino alle cosce, e forse pi su, ond�ella cominci� a gridare accorr�uomo.

Lo marito correndo al romore per aiutare la moglie, e �l lume si spense, si trov� nella detta acqua, ed essendo nell�acqua cominci� a gridare accorr� uomo.

Li vicini, udendo il rumore, scendeano le scale per sapere che fosse: e quando erano all�uscio, non poteano uscire fuori per l�acqua che era per le vie e per le case. Di che anco eglino cominciarono a gridare, avvisandosi fosse il diluvio.

Lo guardiano, che stava nella terra, cominci� a chiamare le guardie; udendo lo romore, chiam� lo cancelliere e li priori, dicendo che alla porta di San Salvadore si gridava all�arme, all�arme.

E li priori diceano: - Odi mo che dice �

E lo guardiano dice: - Elli gridano che la gente � dentro.-

Li priori rispondono e dicono: - Suona, campanaro, suona campanaro, all�arme; che sie impeso! (impiccato). �

Lo campanaro cominci� a sonare all�arme. Le guardie che erano in piazza, pigliarono l�arme e vanno alle bocche delle vie della piazza, mettendo le catene, gridando all�arme, all�arme. Ogni gente, sentendo la campana, usciva fuori armata, pensando di essere assaliti dal conte Luzzo; e venendo in piazza, trovarono le guardie a difendere le catene della piazza: li quali gridando: - Chi � l�, chi � la? � e chi diceva: - Viva messer Ridolfo; - e chi rispondeva: - Amici, amici � ed era s� grande lo romore che non s�udia l�un l�altro, essendo tutto lo populo armato in piazza, aspettando la gente (i nemici) ad ora ad ora; perocch� molti diceano che la gente era dentro, e che era giunta a una chiesa che si chiama San Giorgio, la quale � a mezza via dalla porta alla piazza.

Vedendo li priori che niuno non venia, mandando certi messi verso la detta porta per sapere novelle, e molti ve n�andarono, che feciono come il corbo, che mai non tornarono. Fra li quali fu mandato  un frate Antonio dell�ordine di Santo Antonio, il quale aveva uno palvese (grande scudo rettangolare che riparava l�intera persona) in braccio, con uno battaglio d�una sua campana in collo, il quale il d� innanzi era caduto ad una sua campana: andando per sapere del romore, e recarne novelle, ritornando con la ambasciata, lo detto frate cadde sul detto palvese, e perch� elli era molto grande che parea uno gigante, non potendo sbracciar lo palvese (districarsi dalle cinghie dello scudo), non si poteva levare, ed era poco di lungi dalla piazza; un altro stava sulla via poco di lungi dalla piazza, udendo il detto fracasso del palvese che facea il detto frate per levarsi e non potea, cominci� a gridare: - A me brigata, che ecco la gente! � (ecco i nemici); un altro cominci� a gridare: - A loro, a loro; - ed una parte usc� fuori dalle catene e andavano per la via gridando: - Alla morte, alla morte. �

E quando furono appresso al frate, che era in terra, chi gridava: Chi � tu? � e chi gridava: - Renditi, traditore � e chi gridava: - Chi viva? � e il frate che jacea in terra gridava: Accorrete per l�amor di Dio. �

Vedendo costoro  che questo era il frate, con gran pena lo levarono su. Egli era tutto dirotto perch�, quando cadde in terra, il battaglio uscendogli di mano, e l�uncino s�appicc� allo scapolare, e volendosi lo detto frate rilevare, lo battaglio gli avea molto dato per gli fianchi e per le reni; e per questa tutto era p�sto, ed era quasi mezzo morto.

E ritornando alla piazza con detta brigata, and� alli priori dicendo la novella della detta acqua, e com�elli era caduto, e al pericolo ch�elli era stato; dicendo, che se quello guardiano che lo ud� bussare non l�avesse udito, ch�elli saria morto ivi; dicendo alli priori, che poich� Dio lo aveva campato di questo, che mai palvese non porterai pi�; e com�elli giungesse a casa, di quello farebbe mille pezzi, per non portarlo mai pi�.

Li priori udendo la detta novella, ritorn� loro il polso che quasi avevano perduto, dando licenza ad ogni uomo, che ritornasse a casa. E di questa novella e per Macerata, e per altre terre d�appresso pi� d� n�ebbero gran piacere, considerando all�acqua e alla caduta di frate Antonio.

E cos� sono spesse volte e ignoranti e matti i popoli, che in tempo di guerra massimamente, cadendo un quarto di noci, o rompendo una gatta un catino, si moveranno a romore credendo che siano inimici; e su questo, come tordi ebbri, s�anderanno avviluppando, perdendo ogni loro intelletto.

 

(1) Si tratta di una fase della guerra, detta degli otto santi, condotta, nel 1375, da Firenze, con Barnab� Visconti ed i comuni ghibellini, contro il Papa.  La novella prende spunto da un fallito attacco di truppe ghibelline guidate dal conte Luzzo e Rinalduccio da Monteverde alle mura di Macerata, presso la porta di San Salvadore.

Macerata, che dipendeva da Rodolfo da Varano, signore di Camerino, stava col Papa contro la lega.

 

____________

 

        HOME

             BASE