Vetrinetta di antiche novelle

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Non � facile realizzare una concisione di Anton Francesco Doni, spirito bizzarro �eteroclito�, che F. Palazzi defin� musico, editore, bibliografo, novelliere�cabalista, frate sfratato�avventuriero, donnaiolo, ghiottone e mille altre cose fuorch� bigotto e pedante.

Le sue novelle sono sparse in opere scritte in fretta, recanti titoli quali �La moral filosofia�, �I marmi�, �La zucca�, �I mondi��opera quest�ultima nella quale sostenne la pace perpetua, l�abolizione della moneta, dei governi e della famiglia. Fu imitatore e gran nemico dell�Aretino, che defin� �Antecristo�.

Nacque in Firenze nel 1513, mor� in Monselice nel 1574. Il Morpurgo lo pose fra i �novellieri boccaccevoli� del proprio secolo; pi� colorito per�, come un papavero in un mare di spighe giallastre.

 

 

 
 

 

Dagli amici mi guardi Iddio

 

Fu al tempo del buon d�, in quell'et� ch'io non avevo pensieri, in Roma un virtuoso e nobil giovane nelle lettere sufficientissimo e nelle arti mirabilissimo; n� mi saprei immaginare virt� alcuna che costui non ci tenesse dentro una mano. Nelle armi poi non aveva pari, ancora che non esercitasse la milizia; scultura, pittura, disegno ed altre piacevoli scienze, se ne dilettava perfettamente.

Aveva costui mille amici o, per dir meglio, mille che se gli mostravano amici. In vero meritava d�esser amato, perch� oltre alle virt�, egli era modesto, cortese, gentile, servente, umano et amorevole.

Papi Tebaldi, fiorentino, uomo che della musica si dilettava e molto amava i virtuosi, si deliber� di provare quel che sapevan fare, in un caso d�importanza, gli amici, et essendo famigliar di questo giovane, gli disse: - Fratello, tu sai quanto � stata la nostra amicizia grande ed �; per� ti prego di farmi questo piacere d�un servizio ch�io voglio da te, il quale pochi altri me lo posson fare che te. Io voglio che tu in casa mia te ne venghi a stare due mesi, nel qual tempo penso di fare una esperienza mirabile, la qual giover� a tutti i virtuosi. �

Onde costui lo serv�. Finse Papi che questo giovane s�ammalasse in villa, e, a poco a poco peggiorando, che egli morisse, e diede il nome in Roma della sua morte e sepoltura.

Onde  tutti i suoi amici dolendosi, dicevano queste e simili parole: - O Dio, come mi duole la perdita di un tanto virtuoso; io pagherei, per l�amor ch�io gli portavo, dieci scudi ch�ei fosse vivo. �

E Papi sentendo queste parole scriveva: il tale pagherebbe tanto; e cos� in pochi giorni, ragionandone con questo e con quell�altro, ei fece una lista di forse due mila scudi d�oro.

Quando egli ebbe udito tante offerte e sprofferte di denari, e molti avevan detto: - Io perderei volentieri questo saione che io ho indosso (perch� non avevan soldi) e questa cappa donerei io a uno che mi desse la nuova che fosse vivo -; egli and� e lo fece entrare una notte in prigione; e d�accordo con notari e altri ministri, ordin� che egli stesse l� a riquisizione d�un suo creditore per duecento scudi.

E la mattina, trovando questo e quell�amico che si lavava la bocca di favellare a decine di scudi quando sapeva esser morto, perch� era impossibil che risuscitasse, (per� facevan s� larghe offerte) e� diceva: - Tale, tu non sai che messer N. era morto per debiti e non da vero, perciocch� � in prigione per dugento ducati; s� che mi parrebbe che noi l�aiutassimo trar fuori, e io sar� il primo a donargli dieci scudi. �

A Lucca ti vidi! (e a Pisa ti lasciai) Mai fu alcuno che volesse sovvenirlo d�un giulio, non che delle offerte impossibili.

Mentre che uno � morto, ciascun sparla di ducati, vestimenti e offerte, le quali parole se ne portano i venti. S� che fate d�aver da voi e quando uno dice: - Se ti bisogna cosa alcuna qua e l�, fratello, spendimi, adoprami, tu sai l�amore che ti porto. � Rispondi pure: - A Dio, a Dio, gran merc�, io ve ne ringrazio, state sano.

 

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