Vetrinetta di antiche novelle

 

 

2.

 

 

Non � facile realizzare una concisione di Anton Francesco Doni, spirito bizzarro �eteroclito�, che F. Palazzi defin� musico, editore, bibliografo, novelliere�cabalista, frate sfratato�avventuriero, donnaiolo, ghiottone e mille altre cose fuorch� bigotto e pedante.

Le sue novelle sono sparse in opere scritte in fretta, recanti titoli quali �La moral filosofia�, �I marmi�, �La zucca�, �I mondi��opera quest�ultima nella quale sostenne la pace perpetua, l�abolizione della moneta, dei governi e della famiglia. Fu imitatore e gran nemico dell�Aretino, che defin� �Antecristo�.

Nacque in Firenze nel 1513, mor� in Monselice nel 1574. Il Morpurgo lo pose fra i �novellieri boccaccevoli� del proprio secolo; pi� colorito per�, come un papavero in un mare di spighe giallastre.

 

 

 
 

 

I savi e i matti

 

Dice che fu un tratto, nel tempo degli indovini (facitori d'oroscopi), quando le persone sapevano quel ch'egli aveva a essere d� per d�, ora per ora, che questi indovinatori videro per vie di astrolabio e per mezzo di Capricorno e Cancro - che venga loro! - che tutti coloro del paese, dove questi farfalloni abitavano, avevano a diventar pazzi pazzissimi; e che l'aveva a durar loro questa malattia parecchie settimane, e Dio sa poi come guarirebbono. E questo accidente doveva venire perch� egli era stato un gran secco e doveva venire una grandissima acqua; onde il puzzo che aveva a fare il terreno, dando lor nel naso, li aveva a far diventar matti.

Cos� questi strologatori e indovini, ch�io mi voglia dire, antivedendo questa materia, si restrinsero insieme, cio� unirono tutta la lor saviezza in uno, e fecero fare una stanza con tre o quattro cerchi di muri. E la fecero foderar d�assi e turar tutti i buchi e tutti i fessi degli usci e delle finestre, acciocch� il puzzore della terra non andasse al cerebro.

Eccoti l�orco, idest (cio�) il d� che cominci� a piovere.

Basta m�, il caso fu questo; che gli strolagi indovini usciron fuori, dopo alcuni giorni, savi savi che parevano la riputazione ritratta a pennello, e se n'andarono in contegno, dritti su la persona come se fossero tanti ceri pasquali. E quando videro tutto il popolo correre, imperversare in qua e in l�, saltare, ridere, gridare, stridere, cantare, ballare, sonare, e chi facea una cosa, e chi ne pazzeggiava un'altra; tant'� un rumore, un frastuono, un rombazzo, come se voi vedessi oggi da un canto mattaccini (ballerini grotteschi) alla moderna saltare, musici dall'altro in un coro come gli stornelli che facessero am, em, im, o a e, o a e, o a e, con la voce, ed altri sonatori che avessero piena la bocca di vento, gonfiate le gote, con quei brutti visi, che tutto si facessimo: chimlur� lir�n lir�n, chimlur� lir�n lir�n, e chi cacciasse una tromba dentro e fuori, un altro menasse le dita turando i buchi, e chi desse in una cartapecora (tamburo) a far tut�, pitut�, insino a sera; poi vedeste otto o dieci balli di generazion diversa, che saltassino e pestassino il terreno tutto il d� come si fa l'uva nel tino...una simil cosa facevano questi pazzi, che s'avevano pieno il capo di quel fumo.

I savi adunque vollero cominciare a porci regola a questa cosa, e dar ordine qua, l�. Ah, ah, ah! e' mi vien voglia di ridere. Ch� la cosa successe altrimenti, perch� i matti erano pi� pi� pi� che assai che i savi, e veduto che costoro non facevano come loro, se gli ficcarono attorno con cattive parole e con i peggiori fatti, onde furono forzati a fare come loro e pazzeggiare a lor dispetto. Cos� i savi entrarono nel numero dei matti contro a lor voglia.

 

Il giardino del galantuomo

 

Aveva un bel giardino a Murano un galantuomo, molti anni or sono; e lo teneva coltivato e pulito, tal che sempre n'aveva nuovi fiori, pesche, erbette e frutti diversi, con certi aranci, cedri e limoni, i quali difendeva d'inverno dai freddi e l'estate dai caldi intollerabili.

Un giorno v�andarono alcuni uomini a vederlo per una cosa rara. E come si suol fare, tratti dal diletto della verdura e dei fiori e dei frutti, ciascuno cominci� a pelar questo e a cogliere quell�altro. Da� di mano a una cosa, rapiscene un�altra, dettero scacco matto a quel giardino.

L�uomo da bene che si vide far tanto danno e usar tanta scortesia, deliber� di star cheto, e che questa gl�insegnasse per tutte le altre volte: a ogni modo non v�era rimedio.

Partendosi, costoro gli dissero: - Voi avete un bell�orto: per� fatelo guardare che non vi sia guasto; e non ci lasciate entrare persona. �

Io vi ringrazio di questo ricordo. Ma voi me lo dovevi dire innanzi che ci entraste dentro voi.

 

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