Vetrinetta di antiche novelle

 

2.

 

Poggio Bracciolini.  Nacque in Terranuova di  Arezzo nel 1380. Mor� in Firenze nel 1459. Umanista insigne, scrisse in latino una Historia fiorentina (1350 � 1445), De varietate fortunae e le Facetiae, nelle quali raccolse i dialoghi abituali, assai spesso burleschi, sconci e arguti, dell�ambiente della Segreteria Pontificia Romana nel tempo di Martino V. , luogo che lui defin� �il bug�ale�.

Poco tradotto, la presente novella � stata passata in italiano da Giuseppe Morpurgo.

 

 

 

Il pazzo rinsavito e il cacciatore

 

S�era in parecchi e si discorreva della pena inutile, per non dire della stoltezza, di coloro che mantengono cani e falconi per uccellare.

E allora disse Paolo di Firenze: - Fece bene a beffarli un pazzo che io so di Milano. �

Lo pregammo di raccontarcela, quella sua storia; e lui: - Ci fu una volta un cittadino milanese, medico di pazzi e d�alienati, che s�assumeva di guarire entro un certo tempo quelli che gli venivano condotti. Ed ecco come li curava:

Aveva in casa un cortile e qui una sorta di pozza d�acqua nera e fetida; e qui, legati a un palo, teneva i pazzi che gli portavano a curare; alcuni fino alle ginocchia, altri all�inguine, altri anche pi� gi�, a seconda ch�erano pi� o men pazzi, e cos�, con l�acqua e con la fame, li faceva macerare finch� non fossero sani.

Gliene fu arrecato uno fra gli altri, che egli mise a bagno fino al femore. Costui, dopo quindici giorni, cominci� a rinsavire, e scongiurava il medico che lo togliesse dall�acqua. Quello lo cav� da quel tormento, a patto per� che non uscisse dal cortile.

Colui ubbid� per qualche giorno e allora il medico gli di� permesso d�andare in giro per tutta la casa, purch� non uscire dalla porta di strada, e intanto teneva gli altri compagni di sventura nell�acqua.

Ubbid� a puntino agli ordini del dottore. Un giorno stava sulla porta e, per paura della pozza non osava uscire, ed ecco vide venire un giovane a cavallo, col falcone e due cani da caccia. Lo chiam�, perch� ell� erano tutte cose nuove per lui, che non si ricordava pi� di nulla che avesse visto quand�era ancor pazzo.

-   O, tu! � dice � dammi retta, per favore, e rispondimi in due parole: - Che roba � codesta, che tu porti? A che ti serve?

Rispose: - E� un cavallo; mi serve per andare a caccia d�uccelli. -

-  E l�altro: - Ma quel che hai sul pugno come si chiama, e che te ne fai? �

-   E� un falcone � risponde � destro a uccellare alz�vole (anatre selvatiche) e pernici.

-   E codesti che ti vengon dietro, che sono, d�? A che ti giovano?

-   Son cani addestrati a scovar gli uccelli per la caccia.

- Ma, e questi uccelli, che per prenderli t�occorre apparecchiar tante cose, cosa costeranno, a metterli insieme quanti ne prendi in un anno?

Rispose: - Non so, una piccola somma, che non superava i sei ducati. �

-   E la spesa del cavallo, dei cani e del falcone quant��?

-   Cinquanta ducati � dichiar� il cacciatore.

E allora, tutto stupito della stoltezza di quel giovane cavaliere: - Oh, oh! � fece � Vattene via di qua presto, fuggi, vola prima che il medico rincasi. Che se ti trova qui, certo, come il pi� pazzo di tutti i pazzi, ti tuffa nella pozza con gli altri matti, e ti mette pi� gi� di tutti, coll�acqua fino al mento.

E cos� volle dire che la passione della caccia, almeno che non si sia ricchi o non la si faccia per salute, � roba da matti.

 

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