QUESTIONE
65
CREAZIONE
DELLE CREATURE CORPORALI
1. Le
creature corporali non provengono dal principio del male, ma da Dio, perch�
anch'esse hanno l'essere, r tutto ci� che ha l'essere viene da
Dio.
2. N�,
come pensa Origene, � da ritenersi che le creature corporali Dio le fece quando
volle punire i peccati delle creature spirituali; le fece perch�, nella loro
variet�, con la subordinazione delle meno nobili alle pi� nobili, formassero un
tutto rappresentante la bont� di Dio e manifestante la sua
gloria.
3. Le
nature corporee non si possono dire prodotte dagli angeli, perch� anche in esse
c'� l'esistenza, che � effetto universale delle cose e che perci� si deve
attribuire alla sola causa universale, Dio.
4. Le
forme corporali si possono considerare derivanti dagli angeli solo nel senso che
questi muovono i corpi verso le diverse forme, le quali preesistono come idee
nell'intelletto divino.
QUESTIONE
66
ORDINE DI
DISTINZIONE NELLA CREAZIONE
1. Le
parole della Scrittura " Le tenebre coprivano la terra e la terra era informe e
vuota" non indicano che sia esistita, con precedenza di tempo, una materia
informe, cio� la materia prima senza ancora nessuna forma sostanziale, perch�
questa sarebbe un essere senza essere; la precedenza non pu� essere che di
natura.
La prima
creazione � detta informe, cio� quasi deforme, perch� al cielo mancava la luce,
e alla terra, sommersa nelle acque, mancava l'ornamento delle erbe e delle
piante.
2. La
materia non � unica per i corpi celesti e per i corpi inferiori, altrimenti
potrebbero trasmutarsi gli uni negli altri, il che non avviene.
3. Fu
conveniente che, in principio, insieme con la terra informe, fosse creato un
luogo di splendore quale sede degli angeli e inizio della gloria corporale, cio�
il cielo empireo (= ardente).
4. Si
ritiene comunemente che quattro furono le cose create all''inizio: la natura
angelica, il cielo empireo, la materia corporale informe e il
tempo.
QUESTIONE
67
LA
DISTINZIONE NELLA CREAZIONE
1. Luce
significa:
a) ci�
che fa vedere relativamente al senso della vista.
b) ci�
che rende manifesto in qualsiasi modo.
Nelle cose
spirituali - luce - nel primo significato si adopera in senso metaforico; nel
secondo si adopera in senso proprio.
2. La
luce non � un corpo, perch�, se fosse un corpo:
a) la sua
coesistenza con gli altri corpi andrebbe contro la legge
dell'impenetrabilit�;
b) La
rapidit� della sua diffusione andrebbe contro la lentezza del moto locale,
proprio dei corpi;
c) la sua
cessazione avverrebbe per corruzione; essa si muterebbe in tenebre, anche queste
corpo.
3. La
luce, che non � corpo, non � una nostra pura sensazione, perch� i raggi di luce
scaldano e le nostre sensazioni no; non � forma sostanziale o natura del sole,
poich� le forme sostanziali si possono intendere, ma non vedere; � invece una
qualit� attiva conforme alla natura del sole e degli altri corpi
luminosi.
4. Fu
conveniente la creazione della luce al primo giorno, affinch� le altre cose
potessero manifestarsi
QUESTIONE
68
SECONDO
GIORNO DELLA CREAZIONE
1.
Anzitutto si ricordi l'osservazione di Sant'Agostino: "La Scrittura, divinamente
ispirata, dice sempre il vero, ma la nostra interpretazione pu� essere
errata".
Come e
perch� il cielo, o firmamento, sia stato fatto nel secondo giorno, se sia un
composto dei quattro elementi, come pensa Empedocle, o se sia un elemento
semplice, come opina Platone, o se sia un quinto corpo, come giudica Aristotele,
� inutile ricercarlo, se si ritiene con Sant'Agostino che i giorni della
creazione indicano un ordine di natura, pi� che di tempo.
Probabilmente il firmamento indica quella parte di
atmosfera in cui si condensano le nubi;
2. E cos�
si spiega l'esistenza delle acque sopra il firmamento: sono quelle che vengono
portate a maggior grado di evaporazione.
Non giova
per� sottilizzare tanto, ci ricorda Sant'Agostino, l'autorit� della scrittura
supera la capacit� del nostro ingegno.
3.
L'opinione di Talete � che l'acqua sia un corpo infinito, principio degli altri
corpi. Ma quando Mos� riferisce la parola di Dio: " Si faccia il firmamento nel
mezzo delle acque, lungi dal far propria quella opinione, adatta le sue
espressioni al rozzo popolo ebreo, non nominando l'aria, che per gli ignoranti �
lo stesso che il vuoto, e designandola, per i dotti, col nome di
firmamento.
4. Il
cielo inteso naturalmente, o nelle sue propriet�, o metafisicamente, � uno solo,
ma viene distinto in parti, in virt� e generi di visione; perch� la Scrittura
nomina talvolta il Cielo, talvolta i cieli.
Nel
sistema tolemaico i cieli sono dieci; il cielo empireo, il cielo cristallino e,
nel cielo sidereo, la sfera delle stelle fisse e sette sfere di
pianeti.
QUESTIONE
69
TERZO
GIORNO DELLA CREAZIONE
1. La
riunione delle acque e l'apparizione delle terre vengono poste dalla scrittura
nel terzo giorno.
Sant'Agostino, che considera pi� l'ordine di natura che
non quello di tempo, trova conveniente il terzo giorno, perch� la terra viene
terza in dignit�, dopo la luce e il cielo.
Altri
Padri, che ammettono l'ordine di tempo. trovano congruente il terzo giorno per
la terra, perch� la rimozione della deformit� in cielo (le tenebre) e della
deformit� delle acque (gli abissi) dovevano precedere.
2. La
terra brulla e deserta aveva anche una deformit� visibile da rimuoversi, e la
Scrittura dice che ci� avvenne rivestendo la terra di erbe e di piante, o per lo
meno ricevendo la virt� di produrle, come opina Sant'Agostino.
QUESTIONE
70
CREAZIONE
ADORNATIVA: QUARTO GIORNO
1. Al
periodo di distinzione dei primi tre giorni corrisponde in simmetria un periodo
di ornamento di altri tre giorni; al quarto giorno perci�, bene la Scrittura
pone che il cielo si adorn� del sole, della luna e delle stelle;
2. e per
distogliere il popolo dal culto degli astri, bene la Scrittura espone che essi
sono opera di Dio, e che sono fatti per utilit� degli uomini.
3. I
Platonici ammettevano che gli astri avessero l'anima.
Invece
bisogna dire che non l'hanno, perch� non hanno la vita vegetativa, essendo
incorruttibili; n� la vita sensitiva, non avendo contatti con le cose, n�, di
conseguenza, l'anima intellettiva potrebbe unirsi ad essi come forma; il moto,
infine, pu� essere impresso e mantenuto da un agente esterno.
QUESTIONE
71
QUINTO
GIORNO DELLA CREAZIONE
1. Come
il giorno di mezzo del primo ciclo di tre giornate della creazione fu assegnato
alla distinzione delle acque col firmamento, cos�, bene la Scrittura assegna il
giorno di mezzo del secondo ciclo all'ornato delle acque e del firmamento con la
produzione dei pesci e degli uccelli.
QUESTIONE
72
SESTO
GIORNO DELLA CREAZIONE
1.
Similmente, l'ultimo giorno del secondo ciclo, cio� il sesto, corrisponde al
terzo con l'ornato della terra, che si popol� degli animali terrestri, o che
ricevette per lo meno la virt� di produrli, come opina
Sant'Agostino.
QUESTIONE
73
SETTIMO
GIORNO DELLA CREAZIONE
1. La
Scrittura dice bene che il Signore, nel settimo giorno diede compimento
all'opera sua, risultando la perfezione dell'universo dalla unit� delle
parti;
2. e
aggiunge che il Signore si ripos�, perch� riposo � cessazione del moto, che �
proprio dei corpi, ma si applica alle cose spirituali come cessazione di opera o
come appagamento di desiderio: l'una e l'altro convengono a Dio.
3.
Convenientemente poi la Scrittura assegna al settimo giorno la benedizione, che
riguarda la moltiplicazione degli esseri, e la santificazione, che riguarda il
loro riposarsi in Dio.
QUESTIONE
74
DEI SETE
GIORNI NEL COMPLESSO
1. La
enumerazione dei sei giorni fatta dalla scrittura � perfetta, secondo il
criterio dei Pitagorici, che dicono perfetto il tre risultante dal principio,
dal medio e dal fine, perch� � narrata la distinzione e l'ornato del cielo,
dell'acqua e della terra, ed � perfetta anche secondo il criterio di
Sant'Agostino, che dice perfetto il tre nella somma dei suoi componenti: uno,
due, tre, che fanno sei, quanti appunto sono i giorni della
creazione.
2.
Sant'Agostino ritiene che i sette giorni non siano che un giorno solo di
settemplice rappresentazione dei diversi generi delle cose fatta alle
intelligenze angeliche.
Altri
Padri invece intendono sei diverse produzioni propriamente dette.
In ogni
modo � certo che Iddio non ha bisogno di tempo, e si pu� ritenete che Iddio cre�
insieme tutte le cose, ma che esse non si formarono insieme quanto alla
distinzione e all'ornato, bens� successivamente nei diversi stati di perfezione
indicati dai sei giorni.
3. La
Scrittura, nel racconto della creazione, � sapiente perch� accenna al Verbo
dicendo: "In principio" cio� in chi � fonte ed archetipo, e accenna allo
Spirito Santo parlando dello Spirito di Dio che si librava sulle acque per dare
vita al mondo.
Dopo aver
considerato la creatura spirituale e quella corporale, dobbiamo considerare
l'uomo, che � composto di spirito e materia.
QUESTIONE
75
ESSENZA
DELL' ANIMA UMANA
1. Ogni
anima, essendo semplice, � inestesa, perci� non pu� essere corpo, di cui �
propria l'estensione.
L'anima �
il primo principio della vita, e la vita ha una duplice manifestazione:
creazione e moto.
[Del
discorso sull'anima, non se ne fa qui un'astrazione. Gli antichi filosofi ionici
(presocratici) facevano provenire l'anima dalla stupefazione del movimento, in
considerazione del quale si deduceva che ogni corpo presupponesse un suo
motore, fisicamente inconsistente, ma altro da s� da esso.
N.d.R.].
Antichi
filosofi dicevano: ci� che non � corpo � niente; l'anima, esistendo, non pu�
essere niente, dunque � corpo. Errore!
Un corpo
non pu� essere primo principio di vita in quanto corpo, perch� allora ogni corpo
sarebbe vivo.
E' invece
vivo qualche corpo, per esempio il cuore, quel corpo, cio� che ha in atto
l'anima: quindi l'anima non � corpo; ma � l'atto di qualche
corpo.
2. L'
anima umana � qualche cosa in s� sussistente, indipendente dal corpo, perch� �
principio della cognizione intellettuale, per cui conosce la natura di tutti i
corpi, al che occorre che non sia alcuno di essi; perch� in tal caso non
conoscerebbe la natura degli altri corpi., come chi ha la bocca amara non
percepisce gli altri sapori.
Cosicch� �
altres� impossibile che la cognizione intellettuale si compia per mezzo di un
organo corporeo.
3.
L'anima dei bruti, invece, non � qualcosa di indipendente dal corpo, perch� la
loro cognizione, che � sensitiva, si compie sempre con il concorso del
corpo.
4.
L'anima non � l'uomo, perch� l'uomo consta di anima e di corpo, avendo esso
anche la cognizione sensitiva, che non � soltanto dell'anima.
Si pu�
per� dire che l'anima � l'uomo, nel senso che, essendo l'anima il primo
principio della vita, tutto quello che fa l'uomo � ad essa
riferibile.
L'uomo �
composto di anima e corpo quali forma e materia: questa carne � di me individuo,
la carne, invece, � in ogni uomo;
5. ma
l'anima non ha materia, perch�, se ogni anima � soltanto forma, tanto pi� �
l'anima dell'uomo, che � intellettiva.
Essa
conosce, per es., la pietra nella sua ragione formale assoluta di pietra, non
nella ragione formale sensitiva di questa pietra.
Se dunque
nell'anima ci sono le ragioni formali assolute delle cose, essa che le contiene
deve essere una forma spirituale.
6, Ne
segue che l'anima umana � incorruttibile. Essa �, infatti, qualche cosa di
indipendente dal corpo, poich� la distruzione del corpo non porta in s�,
necessariamente, da distruzione dell'anima, come invece avviene degli accidenti
e delle forme materiali dei corpi.
Se poi
essa fosse composta di materia e forma, cesserebbe di esistere alla separazione
della materia dalla forma.
Essendo
invece solo forma, per cessare di esistere bisognerebbe, cosa impossibile, che
si separasse da s� stessa.
E' anche
segno di immortalit� il desiderio di immortalit� che la natura ci ispira e che
non pu� essere fallace.
QUESTIONE
76
UNIONE
TRA ANIMA E CORPO
1. Forma sostanziale del
corpo umano � l'anima intellettiva, principio dell'operazione intellettiva,
della vita intellettiva dell'uomo, anima quindi dell'uomo.
Cos� l'intelletto (forma)
si unisce immediatamente e intimamente al corpo (materia).
Che la forma sostanziale
del corpo umano (= ci� che d� l'essere, anzi, l'essere specifico all'uomo) sia
l'intelletto, lo si desume dalla natura umana, essendo per noi l'intendere
distintivo di specie, ed essendo la forma costitutivo di specie.
2. E' evidente che di
principi della vita intellettiva non ce n'� uno solo, che vale per tutti gli
uomini, come pensava Averro�, perch� allora ci sarebbe un'azione unica, una
forma sostanziale unica, un'esistenza unica, perci� un solo uomo; invece i
principi intellettivi sono tanti quanti i corpi umani.
3. Ed � anche evidente
che, essendo l'anima la forma sostanziale del corpo, ce n'� una sola per
ciascuno, e non tre essenzialmente differenti, cio� la nutritiva nel fegato, la
concupiscibile nel cuore, la conoscitiva nel cervello, come vorrebbe Platone:
perch� ciascuno sarebbe allora un essere triplice, e si potrebbe attendere
contemporaneamente alle tre diverse operazioni con la massima intensit�, il che
invece non �.
4. Inoltre, essendo
l'anima intellettiva la forma sostanziale, che d�, cio�. l'essere, anzi l'essere
specifico al corpo umano, c'� essa sola quale forma sostanziale; altre, come la
sensitiva e la vegetativa, non se ne devono supporre, perch�. come nei numeri il
pi� contiene il meno, cos� l'anima intellettiva, essendo di grado superiore, fa
quello che fanno le inferiori, ed anche qualcosa di pi�.
5. Il corpo umano deve
essere convenientemente organizzato, per potere avere l'anima intellettiva come
forma sostanziale.
6. Il corpo, per�, che �
dall'anima informato, non ha precedenti disposizioni nemmeno accidentali, perch�
l'anima ne � il primo principio, la forma sostanziale, cosicch�, prima
dell'anima il corpo non � nemmeno sostanza, non esiste nemmeno.
7. Che se una cosa � una
unit� in quanto essere e l'uomo esiste per la forma sostanziale, che � l'anima,
l'uomo � una unit� per l'anima; e non c'� quindi bisogno di un corpo intermedio
gi� proprio dell'anima prima che essa si unisca al corpo.
8. E l'anima
intellettiva, forma sostanziale del corpo, c'� in tutto il corpo e in ogni sua
parte, perch� se l'anima si allontana il corpo non agisce pi�, n� nel tutto, n�
in alcuna parte; l'anima, che � semplice, se c'� in ogni parte, c'� tutta in
ogni parte, ma c'� di totalit� di sostanza, non c'� di totalit� di operazione,
perch� la potenza visiva , p.es., la esplica negli occhi e non negli altri
organi.
QUESTIONE
77
LE
POTENZE DELL' ANIMA IN GENERALE
1. Le
operazioni dell'anima, ed ogni principio di queste operazioni, cio� gli atti e
le relative potenze, non sono l'anima stessa, l'essenza dell'anima. Non lo sono
negli angeli (59.2), tanto meno lo sono nell'uomo.
Ed �
evidente, perch�, come chi ha sempre l'anima � sempre vivo, cos�, se le potenze
si identificano con l'anima, chi ha sempre l'anima dovrebbe avere in esercizio
tutte e sempre le operazioni vitali: noi invece abbiamo l'anima, ma, quanto alle
operazioni vitali, ne abbiamo alcune in esercizio, altre in
potenza.
L'anima
dunque ha le potenze che sono principi di operazione, l'anima � atto primo
ordinato all'operazione, che � atto secondo; ed � atto primo del corpo, che ha
la vita non in esercizio, cio� in atto secondo, ma soltanto in
potenza.
2. Le
potenze dell'anima sono numerose, perch� l'uomo, che si trova ai confini delle
creature spirituali e corporali, ha molti atti cui corrispondono numerose
potenze.
3. Le
potenze sono principio degli atti, questi si diversificano secondo gli oggetti,
perci� secondo gli atti e gli oggetti si diversificano anche le potenze; la
potenza poi � passiva se l'oggetto �, relativamente ad essa, principio o causa;
� attiva se invece l'oggetto � termine o effetto.
4. In
ordine di eccellenza, prima vengono le potenze intellettuali; in ordine di
origine, prima vengono le potenze sensitive; in ordine poi di percezione la
precedenza spetta alla potenza visiva.
5. La
potenza operativa � di quel soggetto che ha il potere di operare , perci� il
soggetto delle facolt� inorganiche � l'anima sola, e il soggetto delle facolt�
organiche � il corpo unito all'anima, cio� il composto umano;
6. e dato
che se il corpo non avesse l'anima, che ne � la forma sostanziale, non sarebbe
il soggetto delle facolt� organiche, cos� anche le facolt� organiche derivano
dall'anima.
7. Le
potenze, poi, dipendono l'una dall'altra; in ordine di natura si � prima animali
e poi uomini, perci� l'intelletto dipende dal senso; ma in ordine di azione ci�
che vivifica il senso � l'anima, che � intellettiva, perci� il senso dipende
dall'intelletto.
8. Quando
poi si muore, restano vive le potenze inorganiche e le organiche rimangono
soltanto in radice, in virt�.
QUESTIONE
78
LE
POTENZE DELL' ANIMA IN PARTICOLARE
1. Si
distinguono nell'anima:
cinque
generi di potenze: vegetativo, che ha per oggetto il corpo unito all'anima,
sensitivo, appetitivo, locomotivo, che hanno per oggetto anche altre realt�
considerate rispettivamente sotto diversi aspetti, intellettivo, che ha per
oggetto l'ente universale;
tre anime:
la vegetativa, la sensitiva, l'intellettiva, secondo i tre gradi di superiorit�
sulla pura natura corporea;
quattro
modi di vivere: il vegetativo, il sensitivo, il locomotivo, secondo il grado dei
viventi.
2. La
potenza vegetativa ha tre parti: la generativa, l'aumentativa, la nutritiva,
secondo le tre finalit� del corpo: acquistare l'essere, raggiungere il completo
sviluppo, conservarsi.
3. Gli
organi sono proporzionati alle potenze, e poich� sono cinque gli organi del
senso, perci� sono pure cinque le parti della facolt� sensitiva.
4. La
vita dell'animale perfetto esige apprensione delle cose anche in loro
assenza.
Occorre
quindi che l'anima sensitiva, non solo riceva le immagini delle cose, ma anche
le ritenga e le conservi. Occorrono, a tale scopo, altri organi, distinti dagli
organi esterni.
Perch�
l'agnello fugge il lupo?
Non perch�
l'occhio scorge in esso colori sgradevoli, ma perch� un senso dell'anima glie lo
fa riconoscere come un nemico naturale.
Questi
sensi dell'anima, o sensi interni, sono quattro:
il senso
comune, che raccoglie le diverse sensazioni,
la
fantasia, che le conserva come in uno scrigno,
la
memoria, che le riconosce come passate,
l'estimativa, che ne giudica utile o nocivo
l'oggetto.
QUESTIONE
79
LE
POTENZE INTELLETTIVE
1.
L'intelletto � una potenza dell'anima, non la stessa anima, perch� l'uomo ha
potenza d'intendere, ma non � sempre in atto di intendere, a meno che non si
voglia dire che tutte le operazioni dell'uomo, anche quelle della vita
vegetativa, sono operazioni di intelligenza!
2.
L'intelletto umano � una potenza passiva.
Infatti,
l'intelletto di Dio, Creatore, relativamente all'universo, � principio, cio�
atto; ma intelletto umano, che per di pi�, fra le sostanze intellettuali, � il
pi� discosto da Dio quanto alle cose, e in particolare quanto all'intenderle, �
in potenza, � possibile, � per s� una pagina bianca pronta a ricevere una
scrittura, ma sulla quale niente ancora � scritto: tabula rasa.
3. Vi �
per� anche l'intelletto agente, che compie l'atto di astrarre la natura,
l'essenza di ogni cosa per conoscerne il genere e la specie; atto che �
necessario da parte dell'intelletto, non potendosi sostenere, con Platone, che
esistano le forme separate, da s� conoscibili al nostro
intelletto.
4.
Ciascuno sa per esperienza di saper fare astrazione delle condizioni
particolari di ogni cosa per conoscerne l'essenza, perci� l'intelletto agente �
proprio dell'anima di ciascuno; ma poich� l'anima umana � soltanto in parte
intellettiva, cos� � intellettiva per partecipazione, e per partecipazione dello
stesso intelletto infinito, che � Dio.
5. Se
dunque l'intelletto agente � proprio di ciascuna anima, ce ne sono tanti quante
sono le anime, e non gi� uno solo per tutte.
6.
All'intelletto spetta anche la memoria, perch� quando esso si � impossessato di
un'idea, pu� ritornarvi sopra e conservarla pi� tenacemente ancora della memoria
sensitiva; ma solo alla memoria sensitiva spetta il riconoscere una impressione
come passata, perch�, come tale, l'impressione � legata a circostanze
particolari, il che spetta al senso e non gi� all'intelletto, che ha per
oggetto l'universale.
7. Tale
memoria intellettiva non � una potenza distinta dall'intelletto, non essendovi
diversit� di oggetto, ma � funzione conservativa dell'intelletto che si �
impossessato delle idee.
8. E
nemmeno la ragione � una potenza diversa dall'intelletto, ma � un'altra funzione
dell'intelletto, relativa al suo conoscere gradatamente.
9. La
ragione superiore e quella inferiore non sono due potenze, ma una stessa cosa,
distinta secondo l'oggetto, che per l'una � la sapienza delle cose eterne, per
l'altra � la scienza delle cose temporali.
10. Anche
l'intelligenza, come la ragione, non � una potenza diversa dall'intelletto, ma �
l'atto, la funzione dell'intelletto.
11. N�
sono due diverse potenze l'intelletto speculativo e l'intelletto pratico, che
per� si distinguono secondoch� dell'uno � proprio l'apprendere, dell'altro �
proprio indirizzare all'opera ci� che fu appreso.
12. La
sind�resi non � potenza, ma � invece cognizione abituale dei principi
morali.
13. Cos�
pure non � potenza la coscienza, che � invece atto che rapporta un'azione da
farsi con la legge morale.
QUESTIONE
80
LE
POTENZE APPETTIVE
1 E'
necessario porre nell'anima una qualche potenza appetitiva, perch� l'anima �
dotata di conoscenza, alla quale deve seguire una inclinazione
corrispondente.
2. E
come la conoscenza sensitiva � diversa dalla conoscenza intellettiva, cos�
l'inclinazione sensitiva � diversa dalla intellettiva, e si tratta di due
potenze diverse.
QUESTIONE
81
LA
SENSUALITA'
1. Nella
conoscenza la cosa va al soggetto, nella inclinazione il soggetto va alla cosa;
l'inclinazione determinata dalla conoscenza sensitiva si chiama sensualit�, o
appetito sensitivo.
2. E
poich� tale inclinazione si determina talora a fuggire ci� che � nocivo, e
talora a resistervi, talora a seguire ci� che attrae e talora a lottare contro
gli impedimenti, perci� le potenze della sensualit� sono due: la concupiscibile
e l'irascibile,
3. che
obbediscono all'intelletto, o meglio alla ragione, nell'atto interno e alla
volont� nell'atto esterno.
QUESTIONE
82
LA
VOLONTA'
1. La
volont� ha inclinazione naturale, e perci� necessaria al bene in genere, che �
il suo fine, e anche a ci� che per il fine � mezzo unico e necessario: ci� per�
non � violenza.
Violenza �
moto contrario alla naturale inclinazione, e poich� questa inclinazione viene da
un principio intrinseco, la violenza non pu� provenire che da un principio
estrinseco.
2. Ma per
i beni particolari, che non sono quel mezzo unico necessario al fine, la volont�
non ha inclinazione naturale e necessaria; cos� come l'intelletto, che aderisce
necessariamente ai primi principi, aderisce alle proposizioni che non hanno
necessaria connessione con essi soltanto in seguito a
dimostrazione.
3.
L'intelletto "per s�" � potenza pi� nobile della volont�, e ci� per ragione
dell'oggetto, perch� prima viene il vero, poi il bene; ma in qualche cosa la
volont� � pi� nobile dell'intelletto: per esempio, � pi� nobile amare Dio che
conoscerlo.
4.
L'intelletto muove la volont� in quanto le presenta l'oggetto conosciuto come
bene, come fine: ma la volont�, a sua volta, quale agente principale in ordine
al fine universale, muove tutte le potenze, compreso l'intelletto, escluse
soltanto le potenze vegetative.
5. Nella
volont� non si distingue, come nella sensualit�, l'irascibile e il
concupiscibile, perch� la volont�, appetito intellettivo, ha per oggetto il bene
in genere, non qualche bene particolare.
QUESTIONE
83
IL LIBERO
ARBITRIO
1. Se
l'uomo non avesse il libero arbitrio, i precetti e le proibizioni non avrebbero
ragione di essere.
Ma l'uomo
non � come una pietra che cade all'ingi� e non lo sa: non � nemmeno come la
pecora che fugge il lupo perch� istintivamente, con l'estimativa, lo riconosce
quale un nemico naturale.
L'uomo
agisce giudicando, non per istinto, ma per confronto di ragioni, considerando il
pro e il contro, e con giudizio libero, potendo appigliarsi all'uno o all'altro;
e nelle cose particolari, come per l'intelletto, c'� il liberamente opinabile,
cos� per la volont� c'� il liberamente operabile. L'uomo quindi ha il libero
arbitrio.
2. Il
libero arbitrio non � un abito naturale, perch� questo importerebbe una
inclinazione naturale e necessaria, contraria perci� al libero arbitrio stesso;
non � nemmeno un'abitudine acquisita, perch� questa importa una inclinazione
molto forte (p. es. nella intemperanza, al bene) mentre invece il libero
arbitrio � indifferenza nella scelta: bisogna dire quindi che esso � una
potenza; non un atto, perch� l'atto passa, esso invece resta;
3. e la
scelta, che � propriet� del libero arbitrio, risulta di cognizione, che esamina
e giudica che cosa sia preferibile e di appetizione, che accetta ci� che �
giudicato preferibile e ad esso tende come a qualche cosa che, quale mezzo, �
utile.
L'utile �
bene, il bene � oggetto dell'appetito, il libero arbitrio � perci� potenza
appetitiva;
4. anzi,
il libero arbitrio sta alla volont� come la ragione sta all'intelletto, perch�,
come intelletto � l'intendere semplicemente, e ragione � l'intendere con
ragionamento, cos� volont� � volere semplicemente, libero arbitrio � volere con
scelta; perci�, come la ragione non � una potenza diversa dall'intelletto, cos�
il libero arbitrio non � una potenza diversa dalla volont�.
[Come �
noto, nel corso dei secoli, le teorie psicologiche sulla personalit� si sono
sviluppate secondo tre diversi orientamenti: quello quivi descritto; la
concezione positivistico - biologica fondata sulle predisposizioni naturali;
quella marxista impostata sull'importanza dell'ambiente sociale.
Sebbene
tutte tre contengano elementi indiscutibili di verit�, nessuna di esse si � poi
mostrata capace di tenersi in piedi sulle proprie gambe, da sola, tantoch� i
moderni sistemi dottrinali, in particolare americani, tendono a unificarle, o
perlomeno a utilizzarle tutte.
Non si
potrebbe tuttavia, in nessun caso, escludere l'individuo umano dalle realt�
prodotte dalle conseguenze dei propri atti. N.d.R.].
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Esistenza e Natura di Dio
Vita e operazioni di
Dio
La creazione
L' opera dei
sei giorni
L'uomo: pensiero e origini
B
A S E
H
O M E
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