Cosa intendiamo per:

"Cultura liberale"

 

 

LIBERALISMO:  Cultura etico-politica che difende la liberta' di azione dell'individuo nella societa'. Ovviamente il liberalismo non e' una ideologia, ma una scienza sociale molto vasta e variegata che non puo' essere interamente perseguita  per atti (bisogna fare cosi' e cosi' occorre dire queste e queste cose). ma puo' essere meglio  assimilata spiritualmente come un valore ideale.

 

LIBERTA':  La liberta' in se' e' una potenza. Se mi mettono in prigione, o mi ammalo, o peggio, non ho piu' liberta'; se abusando della mia liberta' danneggio il mio prossimo, posso essere punito. Il liberalismo, pertanto, e' un accomodamento della societa' civile finalizzato al miglioramento della vita delle persone umane, al riconoscimento pratico dei loro diritti e doveri cosi' come stabilito, ab antiquo,  dalle numerose legislazioni sui diritti dell'Uomo e del Cittadino. La liberta' del singolo per se'  puo' essere anche cosa contraria alla liberta' generale se non inquadrata nel corpo sociale dello Stato o della legge giuridica.

In breve, la liberta' e' criticabile in se', ma non la si pu� vincere se non abolendola, e in questo caso la Storia ha gia' mostrato cosa ci si possa aspettare da chi poi la sostituira'.

 

Affinche' non si dica che noi il liberalismo qui ce lo inventiamo, presentiamo, dal Dizionario di Filosofia della Casa Editrice Rizzoli, poche righe riassuntive sul tema, dalle quali prenderemo poi spunto per un nostro discorso.

 

"Il liberalismo rappresenta lo sbocco dottrinale e istituzionale di un secolare processo tendente a porre precisi limiti all'autorit� dello Stato e a salvaguardare i membri del corpo politico contro i dispotismi del potere e i privilegi di casta, attraverso l'affermazione di una serie di diritti inalienabili e uguali in tutti gli uomini.

In tal senso contribuirono alla formulazione dei princ�pi della giusnaturalistica del XVII e XVIII secolo (Locke), sia, in campo politico, i teorici della divisione dei poteri dello Stato (Montesquieu), sia, in campo economico, i teorici del liberismo esaltante il valore e l'utilita' della libera iniziativa individuale (Smith, Ricardo).

Nel senso suddetto si pu� affermare che le piu' sintetiche formulazioni di una concezione politica liberale siano presentate dalle "Carte dei Diritti" (da cui derivo' il concetto di "Stato costituzionale" come contrapposto a quello assoluto) a incominciare dalla Dichiarazione inglese dei Diritti, del 1689, sino alla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo da parte degli Stati americani (1776), sino ancora alla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino votata dall'Assemblea Nazionale Costituente Francese il 29 agosto 1789". [Fine della citazione].

 

Ascendenti ne furono, storicamente in terra inglese, la Charter of Liberties di Enrico I (1100), le Provvisioni di Oxford del 1136, la Costituzione di Clarendon del 1214, La Magna Carta del 1215, la Petizione dei diritti del 1628, e l'Habeas Corpus del 1688, senza contare i nuovi Stati Uniti americani.

Oltre al liberalismo di carattere occidentale ne esiste un altro  (pseudo-liberalismo?) di ascendenza mitteleuropea e italiana, forse meglio definibile filosoficamente come "idealismo"  (anche di  provenienza ottocentesca e romantica) che si rifa' a una interpretazione della  filosofia di G. W. Friedrich  Hegel (la "destra" hegeliana, da non confondere con la destra storica italiana) e, per l'Italia alla filosofia del Gentile e (separatamente) a quella del Croce.

Questo tipo di idealismo, che considera lo Stato nazionale come la realizzazione di Dio nel mondo, (e la credibilita' filosofica della cui genesi fu messa in dubbio da Schopenhauer), fu definito, da John Dewey, la causa teorica delle ideologie totalitarie del XX secolo (praticamente del Comunismo e del Fascismo).

Una ulteriore forma di pseudo liberalismo e' rappresentato dallo anarchismo risalente a Stirner, ovvero dall' anarchismo "dei potenti", una forma moderna di contraddizione, di facile assimilazione popolare inconscia.

Una forma di contraddizione alla liberta' si realizza anche nei partiti politici. Cio' in quanto, entro il proprio programma, ogni partito diminuisce la liberta' dell'iscritto e, tramite il voto, la liberta' del corpo sociale in genere.

In breve, la cosiddetta "ragione" riguarda sempre un lato particolare della "verita'".  Considerata come verita' totale la ragione non esiste.

- Solo Dio - dice il popolo - conosce la verita' - E giudici e magistrati sono i primi a riconoscere cio'.  Per cui le "ragioni totali" sono sempre imposizioni inferte alla societ� civile, che, per esser credute  richiedono l'uso della violenza, morale o materiale che sia.

 

Indipendentemente da cio' il liberalismo italiano, sia dopo il 1920, sia dopo la fine della seconda guerra mondiale, si mostro' insufficiente a influire efficacemente sulla vita civile della nazione, unito in questo agli altri partiti di natura "democratica" (il repubblicano, il partito d'azione, il socialdemocratico), messi tutti ugualmente in crisi dallo strapotere delle ideologie, rimasto  formalmente intatto sino alla fine della guerra fredda.

Dopo la sconfitta monarchica nel referendum del 1946  l'Italia soffri' la difficolta' a divenire  una democrazia compiuta, che sarebbe dovuta diventare "vita di popolo inteso come diversita' di ragione tutta ugualmente giustificata dalla Legge", e non. purtroppo, com'e' avvenuto in realta' "accordo fra enti di ragione stabilito entro uno stesso Stato". 

 

In coerenza col nostro tema, e a puro titolo didattico, proveremo qui a stabilire quali dovrebbero essere i princ�pi formali, teorici, di una costituzione liberale valevoli per qualsivoglia nazione.

 

Per prima cosa occorrer� stabilire il noumeno, ovvero la "cosa in se'" senza la quale il liberalismo non esisterebbe, o sarebbe ridotto a mero flatuus vocis.

In primis la liberta' di pensiero, di scrittura, di opinione, entro limiti stabiliti si' dalla legge, ma reali, non pretestuosi. Intendo, la liberta' di esprimere liberamente le proprie opinioni, indipendentemente da chi governa o da quali siano i poteri forti della societ� civile. Intendo, con la garanzia di una legge scritta.

Dal Dizionario Treccani della lingua Italiana  (1987) il liberalismo e' definito "atteggiamento di comprensione e di rispetto per le opinioni altrui" (Voce: liberalismo).

Questo e' gia'  semplice quanto basta per ricavarne il noumeno filosofico: Ne consegue che:

"Non esistono forme di verit� di ragione assolute (o se esistono sono ragioni molto elementari - ad es. il verde, il rosso, il moto della Terra intorno al Sole, un teorema di geometria concepito in modo astratto). Nella vita di un popolo le forme di ragione sono sempre complesse e possono essere uguagliate da forme di ragione antitetiche, tutte altrettanto vere. Questo e' il noumeno filosofico del liberalismo. Se lo si esclude il liberalismo non c'e' piu'. I totalitarismi, infatti, di qualunque colore siano, hanno tutti il noumeno opposto: la dimostrazione scientifica, o filosofica, o metafisica, di una indiscutibile forma totale di verita'.

In senso liberale e' pertanto impossibile risolvere compiutamente un problema di etica (es. Staminali, Famiglia) senza cadere in contraddizione con s� stessi e senza che il completo sviluppo dell'argomento  non comporti nuovi problemi e predisponga a scelte diverse, e quindi a differenziazioni fra  parti politiche.

In breve, la giustificazione di un partito politico "per se'", si risolve sempre in una "volonta' di potenza", che puo' essere esercitata anche in etica liberale. Se pero' manchera' al partito, a monte, la comprensione morale del valore della liberta', allora un liberalismo concreto,  una partecipazione liberale alla vita pubblica, mai si realizzera' entro il corpo della societ� civile. Per cui il termine "liberale", prima che entro un partito politico, deve essere giustificato nella mente di ogni singolo cittadino.

 

Al meglio: io analizzo un problema, e non potendolo abbracciare tutto, ne propongo, nell'interesse della societa' civile, una risoluzione parziale, la soluzione che, in buona fede, io ritengo piu' conveniente per tutti. Un altro partito politico illustrera' un'altro aspetto del problema, o lo impostera', genericamente, in modo diverso. Alla fine il popolo scegliera'.

(Metodologia pragmatica entro la quale il parametro di misura proviene. in genere, dalla domanda utilitaristica "a che serve?" (Peirce) che, entro un certo limite, puo' aver valore anche in campo etico).

 

L'esistenza di poteri forti capaci di spostare le scelte dell'opinione pubblica tolgono forza alla liberta', ma non la ammazzano finche' la forma legale della democrazia rimane presente nei codici e nella costituzione. Tuttavia il popolo puo' essere effettivamente corrotto.

Il termine "liberalismo" deve essere pertanto accettato "prima" della scelta del partito, e non e' quindi un modus operandi, ma un ideale, un valore. La forma pratica di vivere tale valore e', come abbiamo scritto pocanzi,  appunto il pragmatismo.

 

 

 

Il liberalismo riconosce che uno Stato possa essere governato secondo una costituzione repubblicana, oppure monarchica, dipendendo cio' da vicissitudini storiche, cosi' come il nostro continente europeo puo' dimostrare ampiamente.

In Italia, lo abbiamo gia' scritto altrove, gli avvenimenti bellici interni hanno lasciato nella costituzione uno strascico che rende il nostro Paese ancora un po' antico e bisognevole di miglioramenti in senso a-ideologico; forse anche di purghe se pensiamo al potere acquistato dalla malavita organizzata in alcune regioni nostrane.

Il federalismo integrale e' ancora da sperimentare, e sono molti coloro che pensano che produrra'  squilibri economici a danno del Sud, sia che la Padania diventi indipendente, sia che non lo diventi.

Lo Stato liberale, poi, non e' tale che debba alla varieta' dei partiti politici la propria giustificazione esistenziale, anche se dai partiti deve provenire il governo. Esso e' tale fino a quando il popolo pu� ancora discutere la sua economia  e fruire dei benefici che provengono da una cultura libera, tale nello scrivere e nel leggere, nel parlare, nel rispetto dei codici, nel rispetto delle persone, sia che esse nascano ricche o povere, nella raggiungibilita' dell'avvenire, che non proviene, come pensano molti, da libera competizione (concetto ingannevole), ma da potenza di scuola, onesta' di valori, comprensione di rapporti umani.

Intorno al governo, e' bene avere le idee molto chiare.

Nonostante le elezioni, la parte parlamentare che sostiene il governo rappresenta spesso la minoranza del popolo, ove si contino le astensioni, le schede nulle e le opposizioni politiche.

I partiti, per loro stessi, non giustificano tutto. Anzi, dai partiti politici provengono pericoli per la liberta'.

Cio' non significa che si debba predicare il non voto. Si vuol dire soltanto che anche col 25 per cento di voti effettivi un governo sarebbe legittimato, e che in tale modo la liberta' sarebbe piu' forte,  non piu' debole. Cio' perche' la liberta' siamo noi.

Certo, in Italia e' presto per giustificare un tale discorso, ma da un punto di vista liberale cio' apparrebbe coerente.

 

 

 

Osimo, 10 aprile 2006.

Aggiornamento: 5 maggio 2008.

 

NOTA: Per ragfioni tecniche siamo stati costretti a sostituire l' accento con l' apostrofo.

 

 

F    I    N    E

 

 

 

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