MONTESQUIEU

 
 

 

LIBRO  XI.

 

Commentario di Robert Derathe' 

1 - 23

 
  

 

1.  Nell'ultimo capitolo di questo libro XI Montesquieu scrive: "Vorrei ricercare, nei governi moderati che conosciamo, quale sia la distribuzione dei tre poteri, e calcolare da quella il grado di liberta' di cui ciascuno di essi puo' godere".

In realta', poiche' una ricerca di questo genere sarebbe stata senza fine, l'Autore si e' limitato a studiare a fondo due esempi, quello della costituzione inglese (cap. VI) e quello del governo di Roma (XII - XIX).

Quanto ha detto delle monarchie nei cinque capitoli loro dedicati (VII - XI) resta sommario e se ne deve ricordare soprattutto l'elogio del "governo gotico" "il miglior tipo di governo che gli uomini abbiano potuto immaginare" (cap. VIII).

L'oggetto di questo libro e' quindi la distribuzione dei tre poteri e il grado di liberta' che ne risulta per i cittadini.

Secondo una divisione che diventera' classica dopo di lui, Montesquieu distingue il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario.  La sua tesi, ormai ben nota col nome di separazione dei poteri (formula che pero' Montesquieu non usa), e' che se i tre poteri sono concentrati nelle stesse mani non c'e' piu' liberta' e il governo, quale ne sia la forma, diventa dispotico.

Il fine che bisogna perseguire e' dunque di dividere giudiziosamente i poteri fra piu' persone a piu' corpi. Si tratta forse piu' che di separarli, come si dice troppo spesso, di equilibrarli o distribuirli in modo che si bilancino e si facciano da contrappeso, come e' stato detto chiaramente nel libro V al capitolo XVI: 

"Per formare un governo moderato bisogna combinare i poteri, regolarli, temperarli, farli agire; dare, per cosi' dire, un contrappeso a uno per metterlo in grado di resistere a un altro; e' un capolavoro di legislazione che il caso fa di rado, e che di rado e' lasciato fare alla prudenza."

Se Montesquieu ha scelto due esempi particolarmente significativi per lui , diverso e' il suo modo di esposizione.  L'esposizione dedicata alla costituzione inglese e' sistematica e schematica anche se Montesquieu, a mio parere, non ha voluto evitare, per prudenza, un'analisi molto precisa. Ha voluto essenzialmente mostrare come, per la disposizione delle cose e per la distribuzione dei poteri, la costituzione inglese garantisca ai cittadini l'esercizio della loro liberta', come dice chiaramente alla fine del capitolo VI: 

"Non sta a me di esaminare se gli inglesi godono attualmente di questa liberta', o no. Mi basta dire che essa e' stabilita dalle loro leggi, e non chiedo di piu'."

Per quanto concerne Roma, Montesquieu procede in modo diverso, forse per evitare la monotonia: la sua esposizione e' storica e non esente da lungaggini ne' a una certa pesantezza dovuta alla frequenza delle citazioni e dei riferimenti.

Ma anche se il modo di esposizione e' diverso, l'ordine delle materie e' lo stesso: per Roma, come per l'Inghilterra, Montesquieu studia successivamente il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario.

Per chiudere questa nota introduttiva, una osservazione filologica: come ha mostrato R. Shackleton [del quale Robert Derathe' ricorda il grosso lavoro di ricerca riassunto nell' importante saggio: La genese de l' Esprit des lois "Revue d' Histoire litteraire de la France, 1952, pp. 425 - 438] l'uso del termine "costituzione" senza complemento di determinazione e' un neologismo e un anglicismo. 

All'epoca di Montesquieu si diceva, ad esempio, "la costituzione dell'impero tedesco, la costituzione della monarchia francese o la costituzione del regno. Il termine "costituzione" senza complemento designava la Bolla unigenitus. Solo durante la rivoluzione divenne una espressione corrente  (cfr. l'articolo 16 della dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino: "Una societa' nella quale la garanzia dei diritti non e' assicurata e la separazione dei poteri non e' determinata, non ha costituzione") e fu accolto nel Dictionnaire de l'Acad�mie solo nel 1798.

 

2. Cfr. il frammento De la liberte' politique (Pensees, Nagel, n. 884, Pleiade n. 631): Questa parola liberta' in politica non significa cio' che gli oratori e i poeti le fanno significare. Questa parola non esprime propriamente altro che un rapporto e non puo' servire a distinguere le diverse specie di governo: infatti, lo Stato popolare e' la liberta' dei poveri e dei deboli, e la servitu' dei ricchi e dei potenti; e la monarchia

e' la liberta' dei grandi e la servitu' dei piccoli. Cosi' quando, durante una guerra civile, si dice che si combatte per la liberta', in realta' il popolo combatte per dominare sui signori, e questi per dominare sul popolo.

 

3.  Cfr. Rousseau, Lettres ecrites de la Montagne, Lettera VIII (O. C. Pleiade, t. III, p. 842): "Non c'e' liberta' senza legge, ne' dove qualcuno e' al di sopra delle leggi. Un popolo e' libero qualunque forma di governo abbia, quando in colui che governa vede, non l'uomo, ma l'organo della legge. In una parola, la liberta' segue sempre la sorte delle leggi e regna o perisce con esse....".

 

4.  Cfr. il frammento De la liberte' politique (Pensees, Nagel, n. 884, Plliade n. 631): "Bisogna concludere che la liberte' politica concerne le monarchie moderate come le repubbliche e non e' piu' lontana da un trono che da un senato...".

 

5.  Come ha osservato Robert Shackleton [di cui qui si ricorda l'importante saggio La genese de l'Esprit des Lois "Revue d' Histoire litteraires de la France", 1952, pp. 425 - 438.] Montesquieu qui si ispira a una osservazione di Bolingbroke riprodotta nello Spicilege (n. 525, O.C. Nagel, t. II, p. 836): 13 giugno 1730. La vigilanza sulla liberta' deve essere proporzionata alle occasioni. I cento occhi di Argo non erano sempre tutti aperti o tutti chiusi. "The love of power is natural. It is insatiable almost constantly whetted never cloyed by possession". La fine del testo di Bolingbroke, tratta dal "Craftsman" (13 giugno 1730) e' cosi' tradotta in nota da Montesquieu: "acuita, ma impedita o contrastata".

 

6.  [Si da' una stesura ridotta di questa nota, che si consiglia di leggere dal testo originale, vol. primo, p. 571 - 577.] 

Le ricerche sui segretari di Montesquieu e lo studio minuzioso del manoscritto dell' Esprit des lois hanno permesso a Robert Shackleton di fornire indicazioni preziose sulla composizione di questo capitolo.  La stesura primitiva del saggio sulla costituzione inglese risale alla fine del 1733. Montesquieu lo scrisse appena tornato in Francia, dopo un viaggio in Inghilterra e sotto l'influenza immediata della sua esperienza della vita politica inglese. Piu' tardi venne incorporato nel manoscritto dell' Esprit des lois su una carta diversa e con grafie differenti rispetto al resto del libro, pero' dopo essere stato rimaneggiato e completato.

Secondo Shackleton , delle 50 pagine del capitolo sulla costituzione dell'Inghilterra, 32 sono state scritte prima del 1739 e solo un paragrafo, l'ultimo, e' posteriore al 1743...omissis.

[Il succinto della nota, incentrata sul pensiero costituzionale di Montesquieu, denso di citazioni sulle fonti e apparentemente contraddittorie sui temi politici, conclude che i tre poteri, ancorche' separati, devono essere collaborativi].

 

7.  In tutto il capitolo Montesquieu usa l'espressione puissance executrice (potere esecutivo) che oggi non e' piu' in uso. Nel suo Dictionnaire alla voce executeur, - trice, Littre' dichiara che executif (esecutivo) e' un neologismo del XVIII secolo e che Montesquieu si e' servito del termine attualmente in uso. Ma nella sua traduzione del Saggio sul Governo civile  di Locke (la cui prima edizione, pubblicata nel 1691, e' molto anteriore allo Esprit del lois) David Mazel aveva usato le espressioni pouvoir executif e pouvoir legislatif (potere esecutivo e potere legislativo).

Questo piccolo problema di terminologia aveva attirato l'attenzione di Rousseau, dal momento che in una nota alla prima versione del Contrat social, scrive: "Io dico esecutiva e legislativa, non esecutrice e legislatrice, perche' uso i due termini in forma di aggettivi. In generale non faccio molto caso a queste quisquilie grammaticali , ma credo che, negli scritti didattici, si debba spesso aver meno riguardo all'uso che all'analogia, quando essa rende il senso piu' esatto" (O.C. Pleiade, t. III, p. 334. nota.

Nella Economie politique Rousseau si era invece adeguato all'uso di Montesquieu e scriveva "potenza esecutrice".

 

8.  H. Barckhausen ha commentato lungamente questo passo (Montesquieu. Ses idees et ses oeuvres...).

Montesquieu distingue qui il "potere delle cose che dipendono dal diritto delle genti, e il potere esecutivo di quelle che dipendono dal diritto civile". Inoltre, c'e' il diritto politico (cfr. libri I, cap. III). 

Percio' Barckhausen propone di dire che il primo ramo del potere esecutivo  e' "esecutivo sia delle cose che dipendono dal diritto delle genti, sia da quelle che dipendono dal diritto politico", basandosi per questa interpretazione sul paragrafo successivo in cui si dice che e' grazie allo stesso potere che il principe, o il magistrato "fa la pace o la guerra" e "stabilisce la sicurezza" che e' da intendere come sicurezza interna, cosa che, a mio parere, non e' affatto certa. 

Piu' importante e' l'ampiezza del potere di giudicare: grazie ad esso, dice Montesquieu, il principe o il magistrato "punisce i delitti e giudica le controversie dei privati". Cose' il diritto civile, secondo Montesquieu, comprende, oltre al diritto privato, almeno una parte del diritto criminale. D'altra parte, il potere giudiziario e' limitato al diritto civile, cose' inteso e non deve decidere i conflitti in cui e' chiamata in causa la pubblica autorita'.

 

9.  Il senso di questa formula, giudicata "sibillina" e' chiaro. Il potere giudiziario e' "per cosi' dire, invisibile e nullo", perche' non e' esercitato da un corpo permanente.

 

10.  Sulla ricusazione dei giudici, si veda quanto ha scritto De Lolme nella Constitution d'Angleterre (Libro I, cap. XII, ed del 1789, t. I., pp. 167-168): "Queste ricusazioni sono di due tipi. Il primo si chiama ricusazione "to the array" (in universum), rifiuta l'intera assemblea e ha luogo nel caso in cui lo sceriffo che l'avrebbe formata, non puo' essere considerato persona indifferente, per esempio se ha interessi nell'accusa, se e' parente o alleato dell'accusatore, o in generale della parte lesa.

Il secondo tipo di ricusazione, che si chiama ricusazione "to the polls" (in capita),  si propone contro i giurati presi separatamente, e il cavalier Coke la divide in quattro casi. Quella che chiama "propter honoris respectum" ha luogo quando c'e' differenza di condizione: l'imputato potrebbe, per esempio, ricusare un lord il cui nome avesse visto sulla lista.

Quella "propter delictum" ha lo scopo di allontanare chi fosse stato colpito da giudizio.

Quella "propter defectum" si propone contro un giurato (juror) straniero che non sia proprietario di un fondo il cui valore sia stato fissato dalla legge.

Quella "propter affectum" e' rivolta a scartare qualsiasi giurato che possa avere qualche interesse alla condanna dell'accusato, per esempio chi avesse nei suoi confronti una ragione d'inimicizia, contro cui avesse intentato un processo, chi fosse parente, alleato o associato dell'accusatore, o di una stessa corporazione, ecc.

Infine, per garantire l'accusato anche dalle sue personali immaginazioni, la legge gli accorda, oltre alle diverse forme di ricusazione prima elencate, la ricusazione "perentoria", cioe' senza fornire ragioni, di venti giurati successivamente.

 

11.  Cfr. il capitolo III del libro VI [de "Lo Spirito delle Leggi" di Montesquieu], che ha per titolo: In quali governi e in quali casi si deve giudicare secondo i termini precisi della legge".

 

12.  Allusione all'habeas corpus, definitivamente stabilito in Inghilterra con il Bill del 1679.

 

13.  Cfr. libro II., cap. II: [c.s.] "Un'altra legge fondamentale della democrazia e' che solo il popolo faccia le leggi".

 

14.  Cfr. libro II., capo II.: [c.s.]: "Il popolo che detiene il potere sovrano deve fare direttamente tutto quello che e' in grado di fare bene, e quello che non e' in grado di fare bene, e' necessario che lo faccia per mezzo dei suoi ministri".

 

15.  Allusione ai "mandati imperativi". Nelle "Considerations sur le Gouvernement de Pologne" (cap. VIII), Rousseau si e' pronunciato a favore di tali mandati imperativi, mentre anni dopo Stuart Mill vi si sarebbe opposto.

 

16.  Cfr. Algernon Sidney, Discours sur le Gouvernement, tradotto in francese da P.A. Samson, nuova edizione conforme a quella del 1702. Parigi, anno II della Repubblica francese (1794), t. III, pp. 272-273: 

"Credo tuttavia che i poteri di ogni contea, citta' e borgo d'Inghilterra siano regolati e determinati dalla legge generale, che e' stata stabilita per consenso unanime di tutti e in forza della quale tutti sono stati fatti membri di uno stesso corpo politico. Cio' li costringe ad agire con i loro deputati in modo diverso da quello degli abitanti delle Province Unite o degli Svizzeri verso i loro rappresentanti.

Presso quei popoli, poiche' ogni provincia, citta' o cantone costituisce un corpo a parte o dipendente da un altro, ed esercita, sulle terre che da esso dipendono, l'autorita' sovrana, guarda agli altri come ad alleati nei confronti dei quali sono uniti e associati in forza di atti fatti da loro stessi, e quando accade qualche fatto inatteso che non era stato previsto nel momento in cui quegli atti vennero fatti, esso comandano ai loro deputati di renderne conto, riservando a se' il potere di regolare tali situazioni.

Da noi non avviene la stessa cosa: ogni contea non costituisce un corpo separato e non ha in se' il potere sovrano, ma e' membro di quel gran corpo che comprende tutta la nazione".

R. Shackleton segnala inoltre che questo paragone con l'Olanda era frequente in Inghilterra, nel XVIII secolo.

La Magnae Britanniae notitia (1729) di Chamberlayne dichiara, per esempio, a proposito dei membri del Parlamento, che essi hanno "il potere di approvare o disapprovare senza essere tenuti a informare coloro che li hanno eletti, o di chiedere loro l'assenso, come gli Stati Generali delle Province Unite sono costretti a fare in molti casi" (p. 88).

Questa osservazione sara' ripresa da Blackstone (Commentaires on the Laws of England, 5^ ed. Oxford, 1773, t. I. p. 159) e la si trovera' anche nel saggio Sul Governo rappresentativo (cap. XIII) di Stuart Mill:

"In Olanda i membri degli Stati Generali erano semplici delegati , e questa dottrina si spingeva al punto che, se si poneva un problema non previsto, essi dovevano riferirne ai loro mandanti, come un ambasciatore riferisce al governo che rappresenta".

Algernon Sidney, nato nel 1617, fu giustiziato nel 1683 per essere stato implicato in un complotto e accusato di tradimento. Benche' aristocratico era un repubblicano convinto e Rousseau afferma che fu condannato per i suoi scritti, non per i suoi atti. I suoi Discourses concerning Government furono pubblicati nel 1698 e tradotti in francese da P.A. Samson (L'Aia, 1702). Come il primo Trattato di Locke costituivano una confutazione del trattato del cavalier Filmer: Patriarcha of the natural Power of King (1680).

 

17.  Cfr. libro II., cap. II.: [de "Lo Spirito delle Leggi"]: "Il popolo e' ammirevole nello scegliere coloro ai quali deve affidare qualche parte della loro autorita'".

 

18.  Cfr. Jean-Jacques Chevallier: "De la distinction  etablie par Montesquieu entre la faculte' de statuer et la faculte' d'empecher". Melanges Maurice Hauriou, Parigi, 1929.

 

19.  Montesquieu, come Locke e piu' tardi Rousseau, ammette la subordinazione del potere esecutivo a quello legislativo, senza pero' precisare le modalita' di questa subordinazione. Rousseau aveva una maggiore consapevolezza della difficolta' di tale impresa. (Cfr. R. Derath�, J. -J. Rousseau et la science politique de son temps. Parigi, 1950, pp. 303 sgg.

 

19 bis.  L'osservazione di Montesquieu puo' essergli stata suggerita da cio' che scriveva Jean Bodin nel libro I della Republique, capo VIII (ed. del 1578, p. 91): 

"Si puo' anche dire che la potenza assoluta sara' affidata a uno dei cittadini... che non sara' tenuto a renderne conto al popolo, come i Cnidi che ogni anno eleggono sessanta borghesi che si chiamavano Amymones, cioe' senza macchia, dotati di potere sovrano, i quali, ne' mentre erano in carica, ne' in seguito, potevano essere chiamati a rendere conto di cio' che avessero fatto.

Ma io sostengo che essi non detenevano la sovranita', perche' erano come dei guardiani che la dovevano restituire alla fine dell'anno, mentre la sovranita' restava al popolo; solo l'esercizio di essa apparteneva agli Amymones, che si potrebbero chiamare magistrati sovrani, e non sovrani soltanto".

Cnido era una citta' della Caria, in Asia Minore, posta all'ingresso del Golfo ceramico. Insieme a Cos e Alicarnasso formava l'Unione o Anfizionia dorica dell'Asia minore.

 

20.  Questa formula paradossale ha suscitato le ironiche osservazioni di Voltaire (Commentaire sur l'Esprit des Lois, par. XLII e Dictionnaire philosophique, voce "Esprit del Lois"). Nel primo di questi testi, Voltaire scrive:

"Perche' non trovare la dieta di Ratisbona nelle foreste di Germania, piu' che il Parlamento d'Inghilterra? Ratisbona deve aver goduto piu' di Londra di un sistema escogitato in Germania". 

Bluntschli (Geschichte des Allgemeinen Staatsrechts und der Politik, 2^ ed. Monaco, 1867, p. 271) afferma che, nonostante le ironie di Voltaire, la formula di Montesquieu contiene una parte di verita': "Certamente la costituzione inglese e' un'opera essenzialmente nuova. Cio' non impedisce la permanenza di due verit�:

1. Lo spirito di liberta', primario presso i germani, e' diventato la fonte della liberta' politica in Inghilterra e in Europa.

2. Nella primitiva costituzione germanica vanno cercati i fondamenti, certamente grossolani ma suscettibili di essere migliorati, delle costituzioni ulteriori che tendevano a mantenere la liberta' tedesca e il concatenamento delle parti diverse del popolo germanico da un lato, e dall'altro a unirle  con l'idea romana dell'unita' e del benessere pubblico. In questa costituzione germanica primitiva i principi erano molto rispettati, ma il loro potere era giuridicamente molto limitato dai privilegi di una nobilta' influente e dalle assemblee del popolo, alle quali partecipavano tutti i proprietari fondiari liberi".

Aggiungiamo che la formula incriminata da Voltaire non era, nel pensiero di Montesquieu, una battuta o un motto di spirito. Nelle Pensees (Nagel, n. 1645, Pleiade n. 1963) si ritrova infatti la seguente osservazione:

"A proposito di quanto mi disse  M. Yorke, che uno straniero non poteva capire una sola parola in milord Cook e in Littleton, gli dissi che avevo osservato come, quanto alle leggi feudali e alle antiche leggi inglesi, non mi sarebbe difficile comprenderle, non piu' di quelle di tutte le altre nazioni, perch� tutte le leggi d'Europa, essendo gotiche, avevano tutte la stessa origine e la stessa natura; al contrario, erano le leggi e la giurisprudenza moderne a essere difficili da comprendere, perche' i tempi e le circostanze avevano mutato e modificato la legge gotica nel paese, e questa legge aveva assunto ovunque una patria ed era mutata con le leggi politiche. Ne convenne".

 

21.  Cfr. Rousseau, Contrat social, libro III, cap. X: "Se Sparta e Roma sono perite, quale Stato puo' sperare di durare per sempre?"

 

22.  James Harrington (1611 - 1677), scrittore politico inglese, pubblico' a Londra, nel 1656, l'opera "Oceana" qui citata da Montesquieu. Bench� legato alla persona di Re Carlo I fu, come Sidney, un repubblicano.

L' "Oceana" e' stata ristampata, insieme ad altri scritti, da Toland a Londra, nel 1700. Le "Opere politiche" di Harrington, con la biografia a lui dedicata da Toland, sono state tradotte in francese da Henry (3 voll. in-ottavo, Parigi, 1789).

Su Harrington si possono leggere in inglese le pagine fondamentali che gli ha dedicato  G.P. Gooch ("English democratic Ideas in the 17th Century, 3^ ed., Harper Torchbooks, New York, 1959, pp. 241 - 257) e l'articolo piu' recente di Raymond Polin ("Economie et politique au XVII si�cle: l'Oceana, de James Harrington "Revue fran�aise de Science politique" gennaio - marzo 1952, pp. 24 - 41).

G. P. Gooch ritiene che l'importanza degli scritti politici di Harrington sia stata sottovalutata e che in particolare il giudizio di Montesquieu abbia nociuto alla sua reputazione ("the judgement of Montesquieu has perverted his successors"), intendendo dire che e' stato visto come un utopista, uno scrittore che aveva formulato delle idee positive sul governo.

 

23.  Ricordo di Erodoto, libro IV, cap. CXLIV.

 

__________

 

Libro XI, prima parte

Libro XI, seconda parte

Libro XI, terza parte

Commentario di Robert Derath�:   I.   II.   III.

BASE           HOME