IL  BREVE  GOVERNATORATO  DI  ENRICO  MILLO  IN  DALMAZIA

 

Quando  il  Patto  segreto  di  Londra  assegnò  parte  della  Dalmazia  all’Italia.

 

 

Esattamente cent’anni fà, il 24 Maggio 1915, l’Italia entrava in guerra contro la sua ex alleata Austria-Ungheria perché riteneva più vantaggiose per i propri interessi le offerte della Triplice Intesa (Francia, Regno Unito e Russia) contenute nel Patto segreto di Londra - firmato un mese prima - col  quale avrebbe ottenuto in sede di Trattato di Pace l’assegnazione di Trento, Trieste, Pola e l’Istria sino a Volosca, nonché le isole di Cherso, Lussino e del Quarnerolo, con esclusione però di Fiume, Veglia e Arbe che sarebbero andate al costituendo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni.

L’Italia si vedeva inoltre assegnata una parte importante della Dalmazia settentrionale che comprendeva le città di Zara, Sebenico e Knin - con esclusione però di Spalato e Traù - e numerose isole tra cui Lesina, Meleda, Brazza e Curzola.

La notizia del contenuto del Patto, che avrebbe dovuto rimanere segreto, venne invece alla luce in conseguenza della Rivoluzione russa del 1917 quando la Russia si ritirò dal conflitto.       

Sin da subito, nei primi giorni del Novembre 1918, le truppe italiane e la Marina presero possesso dei territori destinati a diventare italiani in conformità con  gli accordi del Patto. Le forze di terra e di mare erano agli ordini del Vice Ammiraglio Enrico Millo, che in data 9 Novembre venne nominato Governatore della Dalmazia italiana con sede a Zara.

Contemporaneamente a Fiume e Spalato ci furono proteste per trovarsi rimaste sotto i confini slavi. A Fiume erano giustificate dalla chiara maggioranza di nazionalità italiana della città mentre a Spalato la popolazione di lingua d’uso italiana non superava il 10 percento. 

L’Italia inoltre inviò nei vari porti dalmati proprie navi da guerra per la salvaguardia delle minoranze italiane che ugualmente manifestavano per l’annessione al Regno suscitando la reazione dei serbo-croati. La contestazione iniziò a Spalato quando il 9 Novembre giunsero due cacciatorpediniere francesi. Gli spalatini italiani - forti della presenza in porto della nave da guerra “Puglia” - imbandierarono piazze e finestre con bandiere tricolori e questa fu considerata una grave provocazione che provocò conseguenze e scontri che proseguirono nel tempo e che l’11 Luglio 1920 culminarono con la morte di Tommaso Gulli, Comandante della nave, e del motorista Aldo Rossi ad opera dei nazionalisti slavi.

Per Fiume, ci pensò Gabriele D’Annunzio il 19 Settembre 1919 quando partendo da Ronchi con i Granatieri di Sardegna - ribellatisi agli ordini che giungevano da Roma - occupò la città a dispetto del Patto di Londra e dello stesso Governo italiano. L’Impresa fiumana di D’Annunzio non poteva passare inosservata in Dalmazia dove ebbe subito un effetto dirompente tra i dalmati italiani che inziarono a sperare in un suo analogo intervento, e subito anche un centinaio di soldati italiani delle truppe di occupazione occuparono la cittadina “veneta” di Traù. Quello fu il primo grosso problema per il Governatore Millo che fedele alle sue funzioni di  servitore dello Stato non poteva far altro che attenersi al rispetto dei futuri confini stabiliti a Londra. Immediatamente il Comando militare serbo inviò un proprio contingente per ristabilire l’ordine a Traù e i suoi soldati erano già in marcia pronti per lo scontro. Millo ebbe un felice intuito ed anziché organizzarsi per un intervento militare tra le due fazioni - anche perché il territorio era fuori dalla sua competenza governativa - egli prese contatto con il Comando serbo ed ottenne l’arresto della loro azione militare garantendone la soluzione senza spargimento di sangue. E così avvenne perché i rivoltosi rientrarono a Spalato senza colpo ferire.

Ben presto Millo si accorse che ciò che era stato sottoscritto nel Patto di Londra cominciava a vacillare perché ai tre sottoscrittori originari dell’Accordo - Francia, Regno Unito e Russia - si erano aggiunti gli Stati Uniti con il Presidente Woodrow Wilson, che era ostile ad Accordi segreti in genere e non era intenzionato a spartire territori e genti in base ai mercanteggiamenti della politica. Con i suoi famosi 14 punti e con il principio dell’autodeterminazione di Wilson si creava la speranza che il problema di Fiume - italiani 65%, croati 22%, magiari 13% e sloveni 6% - potesse ricevere un’altra soluzione diversa dall’assegnazione ai croati mentre si riducevano le certezze per la Dalmazia promessa “italiana” dove solo Zara poteva vantare una schiacciante maggioranza italiana. E così ci fu un cordiale avvicinamento tra Gabriele D’Annunzio, Comandante a Fiume, e il Governatore Millo. D’Annunzio - che si rivolgeva a lui con la frase “Mio caro e grande fratello” - scambiava frequenti messaggi per convincerlo che Fiume e Dalmazia erano le due facce della stessa medaglia. D’Annunzio aveva già diffuso una “Lettera ai dalmati” di 45 pagine e organizzò in segreto una spedizione a Zara della sua piccola ma efficiente flotta per portare dalla sua parte anche l’Ammiraglio Millo perché ormai  non vi era più certezza per il rispetto del Patto di Londra da parte degli Alleati.

Nella notte tra il 13 e 14 Novembre 1919, solo due mesi dopo il vittorioso esito dell’Impresa di Fiume, muovono dal porto di Fiume superando il massiccio blocco navale italiano il Cacciatorpediniere “Nullo” - sul quale sono imbarcati Gabriele D’Annunzio e l’inseparabile Luigi Rizzo, affondatore delle corazzate “Wien” e “Szent Istvan” nonchè partecipante col Comandante alla violazione della base di Buccari - la Torpediniera 66 PN , il MAS 22 e la nave ausiliaria per trasporto truppe “Cortellazzo” con un migliaio di legionari fiumani. L’accoglienza dei zaratini a D’Annunzio supera ogni aspettativa e dimostra quanto sia grande l’invocazione di non venire abbandonati da quella che considerano ormai la loro Patria.

Il Governatore Millo ne è impressionato e informa Roma che eviterà spargimento di sangue, proteggerà l’ordine pubblico e anche gli slavi se saranno offesi e attaccati, e che per il resto si comporterà a seconda delle circostanze. Millo Convincerà D’Annunzio a non procedere al di fuori delle clausole del Patto di Londra, ma in cambio impegnerà la propria parola d’onore che i territori occupati dalle sue truppe non verranno sgomberati. Così D’Annunzio rinuncia al suo progetto e fa ritorno a Fiume lasciando a Millo e ai suoi ordini i Legionari sbarcati dalla “Cortellazzo”. Disse Millo in seguito che se non avesse fatto quella promessa “la Dalmazia sarebbe andata in fiamme”. La Storia si concluse però diversamente: agli irredenti fiumani fu imposto lo Stato Libero e ai Dalmati rimase solo Zara con l’isola di Lagosta e gli scogli di Pelagosa. La “Vittoria mutilata” aveva colpito ancora e più a fondo.

Ma chi era Enrico Millo?

 

 

Era nato a Chiavari il 12 Febbraio 1865 e in qualità di Capitano di Vascello era diventato un Eroe durante la guerra contro i turchi per aver forzato i Dardanelli nel Luglio del 1912 con una squadra di cinque cannoniere. Lui era imbarcato sulla nave “Spica” e si addentrò fino agli sbarramenti di Costantinopoli incurante delle difese turche. Egli riportò alla base la squadriglia integra  e quell’impresa suscitò grande ammirazione in Italia per il coraggio e l’abilità degli equipaggi che rientrarono tutti indenni alle basi. Tale azione di commando indusse la Turchia a chiedere l’armistizio. In seguito fu anche Ministro della Marina, Senatore del Regno e Comandante dell’Accademia Navale di Livorno. Grande Marinaio, detiene il record di quei tempi per aver navigato su ben 50 piroscafi militari che lo videro protagonista nel Mediterraneo e nell’Oceano Indiano meritandosi diplomi, decorazioni e citazioni per l’opera meritoria svolta. Per l’impresa dei Dardanelli fu decorato con la Medaglia d’Oro al Valore militare.

A Chiavari, sua città natale, ricorrendo quest’anno il Centocinquantesimo anniversario della nascita, è stato presentato un ponderoso volume di 640 pagine, scritto a quattro mani da Ernani Andreatta ed Enrico Paini, entrambi chiavaresi, dal titolo “Enrico Millo. La vita e le Imprese” per la grafica de "ilpigiamdelgatto", dal quale sono state tratte le presenti  note.

 

 

Rodolfo Decleva.

 

Sussisa, 27 Dicembre 2015